LA RISCRITTURA DELLE LETTERE DEL PADRE ALLA MADRE AL TEMPO DELLA GUERRA NEL LIBRO DI MARIA TERESA CASU “PASSAVA IN BICICLETTA SOTTO LA MIA FINESTRA”

ph: Maria Teresa Casu
di CARMEN SALIS

Maria Teresa Casu, insegnante in pensione e scrittrice per diletto, si propone ai lettorì con un secondo romanzo: Passava in bicicletta sotto la mia finestra (Ed. Amicolibro).

Un romanzo storico che, attraverso l’attenta ricerca e la paziente riscrittura delle lettere che suo padre inviava dalla prigionia a sua madre, riesce a raccontare quello che della guerra forse i libri di storia non riportano.

Maria Teresa, un libro che va a fondo, frugando nelle paure e nei sentimenti di chi la guerra l’ha vissuta.Si, ho cercato di entrare nella testa e nel cuore dei protagonisti, i miei genitori, attraverso le loro stesse parole. Le tante parole scritte nelle lettere che partivano da una terra lontana, l’Africa, che li separava e divideva le loro esistenze consumatedalla guerra.Lui prigioniero degli inglesi e lei prigioniera di una sofferenza quotidiana fatta di privazioni e sacrifici, con un bimbo di pochi mesi da educare e crescere senza un padre che conoscerà solo all’età di sette anni. Ho scoperto così le loro ansie e le fragilità profonde che sono state compagne inseparabili in quel lungo e tormentato periodo del secondo conflitto mondiale. Tra le righe ho trovato anche il grande l’amore che li univa e la determinazione di non farsi annientare dai terribili eventi per lasciare sempre aperta la strada della speranza di una nuova vita.

Una scatola che ti è stata consegnata piena di ricordi…Una vecchia scatola di cartone legata con spago, nascosta dentro un armadio come qualcosa di misterioso. Un segreto in parte rivelato da mia madre che mi ha reso partecipe delle sue nostalgie e che ho finito di scoprire quando lei se n’è andata per sempre. I suoi racconti, iniziati quando ero bambina, hanno continuato a farmi compagnia nelle notti in cui leggevo e rileggevo pagine sparse di memorie. Quella scatola che sembrava un contenitore insignificante, ha rivelato un tesoro inaspettato, conservato e impolverato dagli anni. Un patrimonio di storia distribuito nelle lettere e nei i diari che mio padre ha riportato da un lontano passato da cui ha cercato di prendere le distanze seppellendolo, insieme alla sofferenza, dentro un misero involucro di cartone. I diari,  hanno messo in luce il suo desiderio di conoscenza di quell’Africa che lo aveva accolto e dove sperava di costruirsi un futuro che in Patria sembrava impossibile. Lo studio della lingua galla, del territorio sia fisico che antropologico e gli avvenimenti storici e personali più significativi. E ancora, il riconoscimentodi un fallimento storico, politico e militare che lo porterà a una intima revisione di quel tormentato periodo. Mi ritrovo ancora tanto lavoro da fare. Piano piano continuerò il mio compito come un dovere alla memoria sua, di mia madre e di tutti coloro che avevano creduto in un’impresa molto ardua.

Scriverlo era un dovere o una necessità?Direi entrambi. Un dovere per assecondare ildesiderio materno di non cancellare quella storia familiare che lei voleva diventasse collettiva, affinché nessuno dimenticasse mai che la crudezza della guerra viene vissuta soprattutto dalle persone comuni. A quel punto è diventata anche una necessità. Il bisogno di dar sfogo ai sentimenti personali e riuscire a condividerli.

Quanto ti è costato vivere e rivivere la vita dei tuoi genitori?Non è stato facile.Ho vissuto questa esperienza come se li avessi avuti vicini mentre trasportavo sulla carta la loro intimità cercando di non violarla del tutto ma vivendo con loro, in punta di piedi, il loro cammino. Ho compreso megliotanti aspetti della loro esistenza che, quando ero ragazza, non potevo neppure immaginare. Ho rivissuto le loro ansie, le mille preoccupazioni e le forti responsabilità del loro tempo. Un tempo difficile fatto di sacrifici e rinunce alle quali oggi siamo poco abituati. Guerra, prigionia e fame li hanno accompagnati per un lungo periodo. E quando tutto era finito, hanno cercato di ritagliarsi un pizzico di felicità che in parte li ha liberati dai dolori attraversati.

Questo libro dovrebbe appartenere non solo a chi l’ha scritto o a chi lo vuole leggere.Questa è una lettura per tutti, per non dimenticare la Storia. Dovremmo imparare dal passato la costruzione di un futuro senza errori e orrori. Mia madre lamentava che fosse un traguardo ancora lontano e devo riconoscere che purtroppo, a tutt’oggi, non avrebbe tutti i torti. Si rammaricava della cattiveria del mondo e soprattutto dell’ignoranza. Lei, con la terza elementare ha insegnato a noi figli l’importanza della cultura nel senso più ampio del suo significato e ci ripeteva che lo studio e l’istruzione erano la base per il progresso dell’essere umano.

Sei tuo padre fosse qui oggi cosa ti direbbe?Rispondo con una frase di mia madre che, di fronte alla domanda su cosa ne avrebbe pensato babbo di tutto questo, mi disse: “Sono certa che Giuseppe, mi darebbe la sua approvazione come ha sempre fatto quando era qui vicino a me”.

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