di ANTONIO MARIA MASIA
Se c’è un ritorno di attenzione verso la commedia popolaresarda in limba, in tutte le sue diverse e numerose varianti, penso che l’operazione culturale messa in atto dalla Compagnia Teatro di Ittiri, ottimamente diretta e organizzata da Tetta Lonis e Maria Franca Pisanu meriti un posto in prima fila fra coloro che in tutte le parti della Sardegna stanno impegnandosi per il recupero, salvataggio e valorizzazione di parole e modi di dire e atteggiamenti sociali, abitudini e costumi, altrimenti destinati alla perdita totale.
Seguo con interesse e ammirazione sin dal 2011, l’attività culturale del duo Lonis-Pisanu , quando con il racconto “SosBallos”, in logudorese variante ittirese, la classe 2/a, da loro coordinata in qualità di insegnanti, si aggiudicò il primo premio del significativo concorso letterario di Ittiri “Limba e Ammentos” nella terza sezione dedicata alle scuole. In “SosBallos”, testo anche rappresentato teatralmente, si raccontava, in maniera brillante e divertente, il contrasto tra una giovane figlia “moderna” che desidera andare a ballare e la madre “antica” che le si oppone… fino a un certo punto. C’erano in nuce le caratteristiche essenziali della commedia popolare in Limba che pur affrontando temi socialmente rilevanti, li rappresenta in maniera leggera che induce al riso e al divertimento.
Nasce successivamente ad iniziativa del duo la Compagnia Teatro di Ittiri con la spontanea adesione di “attori” locali improvvisati, ma volenterosi, appassionati e desiderosi di imparare e di misurarsi con le fatiche del palcoscenico, pur continuando ognuno nel proprio mestiere.
Da lì, la messa in scena della prima commedia completa nel 2016, “Male chi si cheret issa, mai rimediub’hapat”, molto apprezzata dal pubblico locale e del circondario. In questa commedia era già abbastanza evidente l’impegno delle autrici a ricercare e far riemergere dal silenzio un passato di ricordi (Ammentos) e di parole e modi dire (Limba) .
Ed ora, dopo una fatica durata oltre 18 mesi, di impegno e passione, non disgiunta da immancabili momenti di scoramento e delusione, ecco la seconda commedia: “A contos male fattos si bei torrat”, messa in scena all’esordio a Ittiri il 23 e 24 marzo, replicata con finalità di solidarietà il 28 aprile e poi eseguita a maggio a Thiesi ed ieri, 19 luglio a Olmedo. In tutti i casi con larga partecipazione di pubblico e convinta condivisione, manifestata da calorosi applausi a scena aperta e in finale. Un ottimo risultato per questa seconda opera, ancora più ricca e straripante di battute e modi dire della prima, di fattura più consapevole e matura, di maggiore consapevolezza e evidente crescita degli attori, che, sicuri e autorevoli nell’interpretazione, hanno realizzato una performance di spessore. Hanno reso il testo aderente e credibile a ciò che le autrici-registe volevano rappresentare e raccontare. E lo voglio ancora ribadire, a maggior merito dei protagonisti: si tratta di una compagnia di autori, registi, attori e interpreti, costumisti, addetti al trucco e scenografi non professionisti, volontari, assolutamente dilettanti e appassionati, seppure tutti di talento ed entusiasti di queste loro esibizioni, per spirito culturale, slegato da qualsiasi finalità economica o di carriera. Anzi, loro, i cui nomi mi piace indicare a conclusione, ci mettono fatica, tempo, impegno e sacrificio e anche qualche Euro; allestiscono e smontano, auto-costruiscono alcuni mezzi e strumenti tecnici necessari al compito.
Il loro impegno è particolarmente meritevole e apprezzabile anche perché, così operando, fanno riemergere a nuova luce parole e modi di dire in sardo, ovviamente nella nostra variante logudorese-ittirese, che altrimenti andrebbero definitivamente nel mare nero dell’oblio. Contribuiscono alla preservazione de Sa Limba sarda! E ricordare e riflettere sul passato, come ammonisce continuamente il nostro grande poeta Giovanni Fiori, ha un preciso valore psicologico e formativo per il carattere, per il presente da vivere con dignità e soprattutto per il futuro.
Vanno pertanto incoraggiati, sostenuti e seguiti dalle Istituzioni e da tutti noi, fosse anche con la nostra semplice presenza e condivisione, per loro molto, molto importante e stimolante.
A contos male i fatto si bei torrat… modo di dire diffusissimo in Sardegna, e non solo. Ai conti fatti male ci si ritorna inevitabilmente: è commedia verità, verificabile sempre e dappertutto. Anche se, a ben rifletterci, alla fin fine la storia umana insegna che per i perdenti, gli ultimi, i deboli i conti comunque e quasi sempre non tornano: sa vida nostra est gai, soscontos non torran mai…a sosmannoscontosmannos, a sosminorescontosminores…
I protagonisti si muovono nella cornice sociale, politica economica di Ittiri (ma potrebbe trattarsi di un qualsiasi paese) che ha una popolazione completamente spaccata a metà dal punto di vista ideologico e politico, da una parte la sinistra del partito social comunista e dall’altra la destra democristiana a prevalenza confessionale. Uno scenario da anni cinquanta, quando si rischiava la scomunica, quando il parroco e il sindaco di sinistra si contrapponevano e si trascinavano le rispettive schiere di sostenitori. Uno scenario da Don Camillo e Onorevole Peppone, con tutto quel che ne consegue in termini di confronto e scontro. Una situazione che crea occasioni buffe, grottesche, comiche ma sempre verosimili; occasioni che dopo il riso, che non da tregua battuta dopo battuta, induce alla riflessione, a “bi pensare” . Insomma una situazione molto diffusa dappertutto in quegli anni cinquanta del secondo dopoguerra di riordino e rilancio della situazione economica e di sviluppo del paese. Nella famiglia di mia moglie, ad esempio, c’era il padre Salvatore Gambella convinto attivista democristiano e il fratello Leonardo convinto comunista e per anni apprezzato Sindaco di Ittiri. E personalmente ho sofferto a metà degli anni 60 le scorie dello scontro con il Parroco e i suoi amici di allora, al momento della fondazione della squadra di calcio, sottratta finalmente al controllo della Chiesa. Lo scontro prendeva sul serio amici e parenti e li divideva o definitivamente in alcuni casi o per un certo tempo. Così andavano le cose!
E così ce le ha restituite fedelmente e giocosamente la commedia della Compagnia Teatro di Ittiri nei due atti messi in scena in una piazza molto partecipata e attenta, davanti al Municipio di Olmedo, con il suo Sindaco a porgere il saluto.
Il primo atto si svolge in una piazza, dove i nostri protagonisti aspettano il comizio del sindaco del paese Angelo Tinnia (il nostro Peppone): cultura approssimativa, ma dichiarazioni roboanti, retoriche, di grande fede politica nel sole dell’avvenire del comunismo che doveva cambiare le pessime condizioni in cui versava la classe proletaria. Parole incerte e confuse, a volte mischiate con un buffo italiano “porcheddino”, ad alta voce, accompagnate dai militanti che innalzano, cantandola: bandiera rossa che trionferà…evviva il comunismo della libertà… intervallata dall’intrusione dei militanti democristiani che cantano: o bianco fiore, simbolo d’amore, con te la pace rifiorirà… Il secondo atto si sviluppa all’interno della casa del Sindaco ove i protagonisti fra i quali la moglie e la suocera del primo cittadino, entrambe cattoliche e praticanti, si affidano invece alle cure interessate del pretone (il nostro Don Camillo) perché redima il loro congiunto. I dialoghi, le trame, le situazioni che si incrociano, le immagini di Stalin, Gramsci e Marx alle pareti, alternate ai vari santi cristiani, creano e assicurano divertimento a non finire.
Da non perdere la replica a Romana la sera di San Lorenzo, 10 agosto.
I protagonisti: Pino Fadda (TiuPedru), Sabastiano Ruiu (nuora–compagno di partito), Angela Sotgia (Pedruzza), Maria Pinna (Filumena), Vanna Calvia (incontenibile Farora), Pasqualina Pala (comare), Gavino Pinna (portavoce del Sindaco), Maria Pina Virdis (bianco fiore), Tonino Atzori (compagno di partito), Antonio Tavera (incredibile Sindaco), Maria Calvia (la moglie), Lucia Salaris (la suocera), Pietro Desole (il figlioletto del Sindaco), Salvatore Pinna (imponente prete), Maria Assunta Delogu (sa pedidora), Giommaria Manca (il funzionario del PCI di Sassari Salinas), Chiara Desole (la moglie signora Carmelina), Teresa Pinna (costumista), Gian Giuseppe Pisuttu, (scenografo), Antonella Tonaera (truccatrice), Maria Franca Pisanu (autrice e regista), Tetta Lonis (autrice e regista)