di STEFANIA LAPENNA
Michele Coni è uno dei tanti emigrati sardi che hanno fatto le valigie per cercare un futuro migliore all’estero. Ha scelto Parigi anche per amore: la sua fidanzata, conosciuta a Cagliari quando lavorava per Tiscali, viveva lì già da qualche anno. E lui, 42 anni cagliaritano, l’ha raggiunta nel 2011. Una laurea in Scienze politiche, ha svolto diversi lavori, da venditore di prodotti farmaceutici in Italia a sondaggista in italiano per Nissan e Decathlon, mentre perfezionava la conoscenza della lingua francese. Poi nel 2013 ha cominciato il percorso di studi biennale in archivistica all’università Paris 13 e, una volta terminato nel 2014, ha trovato subito lavoro come archivista per diverse istituzioni: la Prefettura di Cergy, il Consiglio regionale dell’Essonne, il Défenseur de droit ,il France Stratégie (dipendenti entrambi dal Segretariato generale del governo), il ministero dell’Agricoltura, la Bibliothèque nationale de France (BnF), il Palais de la découverte-Cité des sciences; attualmente lavora sempre come archivista all’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS).
È stato facile per te fare le valigie e andare a vivere all’estero? No, all’inizio è stata dura anche se avevo la mia ragazza come punto di riferimento. Non è mai facile fare le valigie quando si è costretti a farle per cercare lavoro.
Ti sei ambientato subito? Qual è stato l’ostacolo maggiore? Più o meno sì. Non avevo mai studiato il francese né alle superiori né all’università. Ho cominciato a Cagliari poco prima di partire e poi ho continuato a Parigi. La lingua è stata nei primi due anni l’ostacolo maggiore, una volta superato non ho avuto altri grossi ostacoli.
Il tuo è un lungo curriculum di lavori svolti come archivista a Parigi, tra cui presso un ministero. Hai mai incontrato qualche personaggio politico famoso? Mi è capitato di assistere ad una festa prenatalizia al ministero dell’Agricoltura a cui partecipava il ministro del governo Hollande.
È vero che in Francia si trova lavoro in poco tempo, specialmente se si è laureati? Diciamo di sì. Un qualsiasi lavoro a Parigi lo trovi in poche ore. Poi dipende dalle tue ambizioni, da quello che vuoi fare. Se hai una laurea parti sicuramente con una marcia in più (sia a livello di qualifica che di salario). Sicuramente c’è molta più meritocrazia. Per lavorare presso ministeri o istituzioni come la BnF in Italia serve “l’accozzo”, mentre in Francia sostieni un colloquio e vieni scelto in base alle tue competenze (gli “accozzati” esistono ovviamente anche qui ma non al livello dell’Italia)
Molti giovani che avrebbero voluto trasferirsi a Parigi, hanno cambiato idea dopo che la città è stata colpita da vari attentati e ora, per via delle tensioni tra governo e gilet gialli. Cosa ti senti di dire loro? Di scegliere di trasferirsi o meno a Parigi seguendo altri criteri. Gli attentati possono capitare in tutte le capitali europee. Personalmente consiglierei Parigi o la Francia più dell’Inghilterra e della Germania soprattutto per il sistema di welfare.
Hai nostalgia della Sardegna? Cosa ti manca di più? Avevo nostalgia i primi anni (vista anche la distanza non siderale: ci metto meno tempo a fare Parigi – Cagliari che Cagliari-Porto-Torres). Ora non più di tanto, so che in poco tempo posso andare e venire. Mi mancano certe pietanze sarde e italiane. Sicuramente non mi mancano la mentalità sarda e italiana. Comunque scendendo due volte all’anno a Cagliari riesco a colmare queste mancanze.