di SABRINA CERNUSCHI
Sembra il Sahara eppure non si trova in Africa. Cumuli di sabbia modellata dal vento pronti a “cambiarsi d’abito” grazie alla suggestiva tavolozza dei colori naturali. Dune sinuose dipingono l’immagine di un deserto tutto italiano. Si trova in Sardegna lungo la costa occidentale. È il paradiso terrestre di Torre dei Corsari.
Località estiva con numerose case vacanza. È il villaggio di Torre dei Corsari. Una piccola frazione di Arbus nonché meta turistica sviluppatasi in un punto strategico. Da qui è infatti possibile godere di incantevoli panorami. E in effetti questo doveva avvenire anche in passato. Del resto, come suggerisce il nome stesso, Torre dei Corsari nasce quale luogo di avvistamento. Non certo per ammirare lontani paesaggi bensì per proteggere l’isola dalle invasioni dei pirati saraceni. Era il XVII secolo e il territorio era parte del dominio spagnolo.
Dal promontorio dell’antico insediamento non solo si perlustrava il mare ma si poteva vedere molto di più. Ancora oggi, allungando lo sguardo verso sud, si impongono sul panorama le coste rocciose. Sono le falesie calcaree. Enormi pareti che precipitano vertiginosamente verso il mare creando una piccola culla per la baia sottostante. Ma spostando il nostro interesse verso il punto opposto, a nord, ecco delinearsi ciò che non ti aspetti. O meglio, quello che forse non penseresti di trovare in Italia. Una vasta distesa dorata. Il deserto di Torre dei Corsari.
Il deserto dorato non è prerogativa esclusiva di Torre dei Corsari. Qualcosa di simile si osserva lungo tutta la Costa Verde. Il profilo occidentale dell’isola ospita infatti paesaggi caratterizzati da prominenze sabbiose. Ma solamente in pochi paesi costieri questo deserto offre curiosi giochi di colore. Ed è questo ciò che differenzia Torre dei Corsari. Che abbiate visto un deserto di persona o solo in foto, quel che è certo è che nell’immaginario collettivo lo pensiamo come un vasto spazio di finissima sabbia. Un paesaggio che però non risulta statico ma muta in continuazione. Artista e scultore per eccellenza è il vento. Così è anche per il “deserto italiano”. Il Maestrale si fa artefice. Plasma, modella, accumula e porta via. Quei piccoli granelli di polvere spostati verso l’entroterra che danno forma a morbide dune.
Fin qui niente di particolare. Eppure c’è qualcosa di eccezionale. Il bianco, il rosa e il giallo. Sono le tre sfumature che in primavera tingono il deserto. Quelle del giglio, della violaciocca e del papavero. La forza della vita. La vegetazione che spunta anche nei luoghi più “difficili”. Una terra pittoresca apprezzata anche dagli “abitanti del posto”. Come il cervo sardo che è solito abbandonarsi in passeggiate mattutine, quando ancora tutto è tranquillo. Tra le alte dune, nel bel mezzo di un paesaggio silenzioso, potrebbe apparirvi lui. Con i suoi enormi palchi come fosse il Re di questi luoghi o un animale fiabesco protagonista di uno scenario incantato. Un colorato deserto che si espande per più di un chilometro verso il mare. È lì che vi aspetta, pronto per emozionarvi magari sotto le tinte aranciate di un caldo tramonto.