di MICHELE CARTA
Il 5 Giugno u.s., davanti a una discreta partecipazione di pubblico, si è svolto a Torino il quarto appuntamento del progetto F.A.S.I. a finanziamento regionale “Su Sardu e sas àteras limbas de minoria” curato da Simone Pisano (Università “Guglielmo Marconi” di Roma).
L’evento, tenutosi presso un’aula dell’Università degli Studi di Torino, dedicato al plurilinguismo e alla pianificazione linguistica a vent’anni dalla legge nazionale sulla tutela delle minoranze linguistiche, era ovviamente indirizzato all’area di riferimento dell’incontro: il Piemonte. In questa regione, infatti, come hanno spiegato i relatori Matteo Rivoira (Università di Torino), Livio Gaeta (coordinatore del progetto ArchiWals, Università di Torino) e Aline Pons (Università di Torino) sono concentrate alcune delle minoranze linguistiche tutelate dalla legge 482/99: quella germanofona dei Walser, quella occitana, quella francoprovenzale ma anche quella più propriamente francofona, considerato che un certo numero di cittadini ancora usa il francese non solo come lingua di cultura ma anche nell’interazione familiare.
Livio Gaeta ha illustrato il corposo progetto di un dizionario della parlata walser, tipica delle zone nord della regione, tramite il quale è possibile una ricerca di lemmi e di testi scansionati e inseriti in un grande archivio digitale reso disponibile a appassionati e studiosi attraverso la tecnologia informatica.
Altrettanto interessante, passando in ambito occitano, è il progetto del vocabolario “pratico” della lingua, esposto da Aline Pons: si tratta della raccolta, valorizzazione e diffusione della parlata tipica per mezzo di termini legati alla tradizione e ai saperi tradizionali quali la preparazione dei piatti tipici della regione e delle lavorazioni agricole relative all’orticoltura, in quanto ambiti ancora fortemente ancorati alla lingua locale e dai quali è possibile ripartire per la sua valorizzazione.
Matteo Rivoira ha compiuto un interessante excursus sull’antica lingua occitana, riferimento della cultura trobadorica del medioevo che ancora conserva importanti esempi in Piemonte. Oltre alla lingua persistono inoltre nella regione -simbolo della cultura occitana- esempi di ballo e di musica ancora fortemente radicati nelle comunità locali di cui si è avuto un pregevole esempio grazie alla cortese partecipazione di due giovanissimi musicisti: Francesco Cavallero e Michele Tron. Tramite gli strumenti tradizionali quali la gironda, il flauto e la cornamusa, i musicisti hanno offerto mirabili esempi di come la cultura coreutica e musicale occitana sia variegata e diversificata nelle varie aree in cui insisteva l’antica lingua di cui i piemontesi delle valli alpine fanno gelosa memoria.
In ultimo Simone Pisano ha illustrato,
all’attenta e variegata platea, alcune peculiarità storico-linguistiche della
Sardegna, facendo dei rapidi ed equilibrati distinguo tra varietà letterarie e
scritte della tradizione (affermatesi sin dall’XI sec.), le recenti proposte di
standardizzazione e le varietà naturali diffuse nell’oralità.
Le proposte di standardizzazione degli ultimi anni hanno senza dubbio avviato
un processo di “adeguamento” a alcune norme grafiche proposte dalle diverse
commissioni che si sono succedute negli anni: lo spoglio del materiale
proveniente dai social media mostra quanto la parlata sia viva e la sua
preservazione sia sentita dalla popolazione. Non è infatti raro trovare esempi
di normalizzazione grafica “dal basso” riscontrabili sulla rete internet in
pagine di appassionati o di semplici umoristi di paese che si esprimono
cercando di preservare le peculiarità delle rispettive varietà pur senza
escludere la possibilità di una maggiore uniformità ortografica.
Un incontro interessante, visibile integralmente sulla pagina Facebook della F.A.S.I. grazie alla diretta streaming dell’evento, a disposizione di chiunque volesse approfondire l’argomento.