di ANDREA LOI
Sogna ragazzo sogna cantava Vecchioni rivolto ai sognatori, la cui strada è sempre la più difficile. Nel nostro caso la strada è sostituita dalla pista e il sognatore è Filippo Tortu nuovo golden boy dell’atletica italiana. Filippo ha chiare origini sarde ed è erede legittimo di Livio Berruti e Pietro Mennea, gli eroi dell’atletica italiana negli anni Sessanta e Settanta.
Il sogno è diventato
realtà la scorsa estate quando ha infranto il fatidico muro dei dieci secondi,
battendo dopo quarant’anni il record dei 100m che Pietro il
Grande stabilì a Città del Messico alle Universiadi
del 1979.
9’99’’ recitava il tabellone. Primo italiano e terzo europeo ad infrangere la
fatidica barriera che catapulta un velocista nell’Olimpo degli eletti nella
specialità regina dell’atletica leggera: quei 100 m così spietati e crudeli che
per pochi centesimi decretano al fotofinish vittorie e
sconfitte. 100m la risposta ai tanti sacrifici che soprattutto
le discipline veloci richiedono: in pochi secondi ci si gioca tutto. L’impresa
era nell’aria: campione europeo under 20 a Grosseto 2017 e vice-campione
mondiale under 20 a Bydgoszcz 2016. Filippo inizia a sognare presto. Nato
nel capoluogo lombardo da padre di Tempio Pausania inizia a praticare atletica
leggera nel 2006, all’età di otto anni. A 12 anni, nelle categorie prima e
seconda media vince il titolo di ragazzo più veloce di Milano e
si dedica definitivamente all’atletica allenato dal padre Salvino, ex
velocista.
Quando sei venuto alla ribalta, il tuo cognome non poteva mentire, hai chiarissime origini sarde… Sì, e ne sono molto onorato.
Come sei arrivato all’atletica? Mio nonno era un velocista, mio padre anche, mio fratello maggiore lo è tutt’ora… in casa si è sempre parlato di sport e di atletica. Ho provato calcio, basket, sci. Poi mio padre ha capito che avevo delle buone predisposizioni verso la velocità, a me piaceva correre… e il resto è venuto di conseguenza.
Primo italiano e terzo europeo bianco a scendere sotto il muro dei 10 secondi. Una bella soddisfazione. Straordinaria. Il mio sogno di bambino che si è realizzato.
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