di ROBERTO SANNA
Shibuya è uno dei più importanti quartieri di Tokyo, famoso anche per la presenza di uno degli incroci più affollati al mondo. Milioni e milioni di persone ogni giorno transitano in quel punto, popolato da locali e attrazioni di ogni genere. In una di quelle vie campeggia l’insegna del ristorante Tharros: menù sardo, prodotti sardi e titolare giapponese. Un cuoco che dopo aver lavorato nei migliori ristoranti isolani è tornato a casa con una sola idea: aprirne uno anche lui ma a casa sua, nella capitale del Giappone.
La scoperta, casuale, è stata di Luca Delfino, figlio dell’editore Carlo, un top manager della Maserati che vive a Tokyo da anni. Entrato nel ristorante incuriosito dal nome, si è trovato in un vero e proprio angolo di Sardegna e addirittura su una parete era appesa la Carta dell’agriturismo in Sardegna stampata dal padre. Dopo aver consumato una cena in vero stile sardo con un menù di fregula ai frutti di mare, affettati, formaggi e l’immancabile seadas, ha chiamato il titolare e il cuoco: «Quando gli ho detto che mio padre era l’editore della carta sono rimasti increduli – racconta –. Abbiamo chiacchierato un po’ e sono andato via promettendogli che sarei tornato a visitarli. Sono tornato cinque mesi dopo e il cuoco mi ha subito riconosciuto e accolto come un vecchio amico: “Luca san, long time!” alludendo al fatto che era tanto che non mi vedeva. Ero con una coppia di amici toscani, abbiamo mangiato benissimo e alla fine il proprietario ci ha fatto assaggiare tutta una serie di liquori di mirto che non conoscevo. Prima di andare via, gli ho regalato un rotolo di carte della Sardegna. Non potete immaginare l’entusiasmo, la serata si è conclusa con lo staff che ci ha salutato sulla strada sventolando la bandiera dei Quattro Mori».
Il cuoco innamorato della Sardegna si chiama Baba Keitaro e non è mai riuscito a liberarsi del “mal di Sardegna” che ha contratto negli anni Novanta, quando ha lavorato in alcuni dei locali più prestigiosi dell’isola. Parla e scrive ancora bene l’italiano: «Ho conosciuto la Sardegna per la prima volta nel 1995 – racconta – anno nel quale sono arrivato in Italia per lavorare in un locale di Siena. L’anno successivo ho fatto la prima esperienza nella vostra isola al S’andira di Santa Teresa Gallura, poi ho lavorato alla Gritta a Palau, al Corsaro a Cagliari e al Tonno di corsa a Cagliari». La decisione di fare un’esperienza in Sardegna è nata da un’ispirazione improvvisa: «A Siena lavoravo in un ristorante che preparava prevalentemente piatti a base di carne. Un giorno ho pensato di cambiare posto di lavoro, ho aperto la mappa dell’Italia e guardandola ho trovato un’ isola misteriosa al centro del Mediterraneo e l’attrazione è stata fortissima. Nel periodo trascorso da voi sono stato benissimo e ho notato che Sardegna e Giappone hanno tanti punti in comune, mi sento di dire che la Sardegna sembra il Giappone prima della Seconda guerra mondiale. I sardi hanno rispetto per la natura, sono molto ospitali, amano la famiglia, rispettano gli anziani e sono molto legati alla loro terra. E avere una mentalità un po’ chiusa significa saper proteggere le proprie tradizioni, per questo i sardi mi ricordano gli anziani del Giappone». La Sardegna per lui è stata anche fonte di ispirazione gastronomica: «Non c’era un ristorante sardo a Tokyo e ho deciso di aprirlo per celebrare una terra che amo. I piatti che più apprezzo della vostra cucina sono il pane frattau, la fregula con le arselle, la bistecca di cavallo, gli spaghetti alla bottarga e i culurgiones. E mi piacciono i vini delle cantine Sella & Mosca, Argiolas, Contini, Giovanni Cherchi e della Cantina sociale di Monti. I prodotti me li procura un importatore sardo che vive in Giappone e tutti i clienti, quando assaggiano i piatti, sono molto curiosi di conoscere i particolari e mi fanno parecchie domande sulla Sardegna. Spero di tornare presto da voi, per respirare nuovamente la vostra aria pulita, i profumi della terra e rivedere il vostro mare color smeraldo».
Baba Keitaro ha fatto scuola a Tokyo. Ha inaugurato altri due locali a tema (il ristorante pastorale Tiscali e l’agriturismo Solis) e sulla sua scia un pittore giapponese, Atusyoshi Hanazawa, ha deciso di aprire nel quartiere di Jiygaoka il Seadas Flower Caffè, una “seaderia” dove proporre il dolce come spuntino da consumare al tavolo. Hazanawa è stato chiamato al Tharros per decorare le pareti e stando lì ha assaggiato le seadas. Si è innamorato del sapore, ha voluto conoscere la ricetta ed è subito partito in viaggio verso la terra della seadas. Tra lui e la Sardegna è scattato un feeling indissolubile e le seadas hanno dato una svolta definitiva alla sua vita: il locale, frequentatissimo da giapponesi e turisti, è arredato con disegni, poster e oggetti a tema sardo e periodicamente è sede di eventi gastronomici a tema.