di LUIGI LILLIU
Domenica 28 aprile, l’Associazione Culturale Sarda “Eleonora d’Arborea” di Pesaro ha festeggiato la ricorrenza di “Sa Die de sa Sardigna” mediante la celebrazione di una Santa Messa nella chiesa di San Giuseppe, officiata da Don Stefano Brizi– Vicario Generale dell’Arcidiocesi – e la rievocazione storica presso la sede sociale.
Nella chiesa, affollata dai soci e dalla comunità parrocchiale, erano presenti i simboli associativi e rappresentativi della Sardegna, compresi due splendidi costumi tradizionali indossati dai giovani Alberto e Angelica (fratello e sorella), creando un’atmosfera avvolta nella misticità del luogo e di palpabile emotività, specialmente nel corso della preghiera per le anime delle vittime della rivolta del 28 aprile 1794, del canto corale dell’Ave Maria in limba, della significativa omelia del celebrante e delle parole di ringraziamento finale della Presidente dell’Associazione, Sebastiana Tola.
E’ stato reso onore, nel modo ritenuto più consono, alla memoria di quanti hanno sacrificato la loro vita per riscattare i diritti civili, respingere l’arrogante e dispotica oppressione dei governanti (imposte e tasse vessatorie e negazione dei diritti e di alcune prerogative regnicole) e salvaguardare la dignità, la cultura, la storia, l’arte e la tradizione del popolo sardo, che sebbene umiliato da spregevoli frustrazioni e soprusi delle tante potenze colonizzatrici, ha sempre mantenuto integra la sua identità di appartenenza e della storia.
La memoria, affinchè resti viva e attiva, in quanto valore imprescindibile della storia da tramandare alle future generazioni, è necessario alimentarla con il ricordo. Ecco perché la rievocazione è consistita nell’esplicitare le ragioni della ribellione,e sue dinamiche,al governo sabaudo, sostenuta dalla vigorosa reazione in tutta l’isola all’ennesima ingiustizia perpetrata dal Vicerè Vincenzo Balbiano, che ordinò l’arresto dei patrioti Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor.
L’insurrezione, purtroppo, si concludeva con la capitolazione dei rivoltosi e la loro atroce condanna a morte. L’illuminato ed eroico condottiero antifeudale Giovanni Maria Angioy dovette imbarcarsi a Porto Torres il 17 giugno 1796 per rifugiarsi in Francia, dove morirà esule il 22 febbraio 1808, con sepoltura tuttora ignota.
Come ogni sacrificio anche quelli consumati nei dolorosi fatti del 28 aprile 1794, noti anche con l’appellativo di“Vespri sardi”, hanno dato i loro frutti che, sebbene non solleciti e insoddisfacenti, sono riconoscibili nella riconsiderazione della “Sardegna” da parte dei governanti, indotti a fare qualche concessione al popolo, promuovere l’istruzione (il tasso di analfabetismo era altissimo), realizzare infrastrutture e risollevare l’economia, procedendo sia pure lentamente alle riforme che erano la speranza dei sardi quando nel 1720 a Vittorio Amedeo II di Savoia veniva consegnata un’isola saccheggiata e ridotta allo stremo dalla spietata dominazione spagnola.
Del resto, dopo la breve esperienza siciliana, cingendosi della corona del Regno di Sardegna, i Savoia venivano elevati al rango e dignità di Re, recependo integralmente le norme giuridiche previste dalla famosa Carta de Logu, mantenuta in vigore fino alla promulgazione del codice Feliciano del 1827, con cui venivano anche aboliti gli istituti medievali della tortura e delle pene corporali.
La nostra isola, in virtù soprattutto dei pregevoli manufatti della civiltà nuragica, commercializzati dai fenici nei paesi del Mediterraneo, attrasse l’interesse delle potenze colonizzatrici, che la occuparono procurando sofferenze indicibili al popolo, il quale – mai domo – riconquistava, senza demordere e con ardore e determinazione combattiva, la libertà e lo status di sua spettanza nel contesto culturale, economico, sociale e della solidarietà, distinguendosi per leale e fattiva cooperazione in ambito nazionale e internazionale.
L’Associazione Eleonora d’Arborea di Pesaro e provincia ha voluto ricordare, testimoniare e condividere tutto questo con i sardi del luogo, i loro affini e gli amici della Sardegna, tra cui importanti personalità.
Si tratta di valori fondamentali che si consolidano con l’operosità in ogni settore dello scibile umano e che contribuiscono ad annoverare la Sardegna tra i territori più rinomati e visitati per il patrimonio storico-culturale e le bellezze naturali incontaminate.Per noi emigrati, oltre che doveroso, è un vero piacere promuoverne la conoscenza e favorire propositi interattivi con altri popoli.
Tutto bellissimo.la storia della sardegna..tutta dovrebbe essere
Studiata e diffusa in tutte le scuole di ordine e grado della sardegna.cosa che invece stenta a decollare..per responsabilità anche di noi sardi…..semmu sempri li più fosthi…