Nei primi giorni di marzo aveva debuttato a Parigi nel corso della Settimana della moda, tra i più importanti appuntamenti mondiali del fashion, suscitando interesse, così come nella tappa moscovita al Winzavod Center for Contemporary Art lo scorso 30 marzo. Beltimentas, il format creativo che presenta un nuovo punto di vista sul patrimonio identitario sardo legato all’abbigliamento e al costume tradizionale approda ora, il 27 e 28 aprile al Mirqab Hotel – SouqWaqif Boutique Hotel di Doha, nel Qatar, con l’obiettivo di dare particolare visibilità al prodotto made in Sardinia in occasione di eventi che richiamano un pubblico particolarmente sensibile alle interconnessioni fra cultura, moda e design.
Al centro del progetto la mostra fotografica che porta la firma di due fotografi internazionali, Lucio Aru e Franco Erre, che dopo esperienze lavorative a Bologna e Milano, si sono trasferiti a Berlino nel 2013, dove tuttora vivono e producono, muovendosi dalla ritrattistica alla moda, mescolando i rispettivi background. Alle immagini fotografiche è affiancata una performance teatrale diretta dalla regista Alice Capitanio nella quale, attraverso un racconto dell’isola, i protagonisti saranno i costumi, i ruoli sociali, la vita quotidiana e gli abiti tradizionali. Al termine della performance il pubblico sarà invitato a toccare e vestire gli abiti tradizionali sardi, approfondendo il rapporto con il patrimonio culturale isolano attraverso un coinvolgimento sensoriale.
L’iniziativa è ideata e organizzata da Compagnia B di Cagliari con la cura di Micaela Deiana, e realizzata grazie al contributo economico della Regione Sardegna, in collaborazione con Sardegna film commission. Il programma delle due giornate sarà aperto dalla performance teatrale The dress of memory cui farà seguito la proiezione del film Le favole iniziano a Cabras di Raffaello Fusaro (in italiano sottotitolato in lingua inglese), mentre il 28 sarà proiettato il docufilm Janas- Storie di donne telai e tesori di Giorgia Boldrini, Giulio Filippo Giunti, Stefano Massari.
“Nella cultura della Sardegna, l’abito della tradizione acquistava la forma di uno scrigno che racchiudeva nella sua tessitura i segni della storia e della vita di ciascuno. Ogni abito era capace di essere la fotografia del vissuto di colui che lo indossava. Taluni segni, talvolta imperscrutabili, si possono rinvenire nella comunicazione contemporanea legata alla moda, dove indossare un abito è diventato un modo per raccontare di sé attraverso veri e propri segni culturali differenziati”, spiega Alice Capitanio, direttrice artistica progetto Beltimentas.