di ALBERTO MEDDA COSTELLA
Sono le sette di una serata invernale. È buio pesto. Dall’autostrada A23 si intravvedono i profili delle montagne. Paiono fantasmi. Imbuco una serie di gallerie e tutto svanisce…
Finalmente raggiungo Tolmezzo. Tanti capannoni all’ingresso. Un grande stabilimento industriale spicca su tutti: è la Magneti Marelli, società multinazionale che realizza prodotti ad alta tecnologia per automobili. Poco più avanti una grande caserma abbandonata. Il capoluogo della Carnia non è un grande centro, ma è conosciuto per aver visto il passaggio di tantissimi militari, soprattutto alpini.
Dieci mila abitanti appena, eppure, anche qui è presente un circolo sardo punto di riferimento per tutto l’Alto Friuli. La sede si trova nel bel mezzo del centro storico, caratterizzato da una serie di porticati che consentono di stare al riparo dalle piogge qui molto frequenti.
Poche le persone in giro. Fa freddo e qualcosa mi fa pensare che tutti siano rinchiusi da qualche parte. Mai immaginerei di trovare tante persone all’interno del circolo. Sembra una festa. Ci sono sia sardi che tolmezzini che hanno deciso di sposare la causa promuovendo e apprezzando la nostra Isola.
Io sono nato qua. Mio padre è sardo, ma mia madre è di Tolmezzo. Sono un sardo di seconda generazione mi dice Stefano Pilu, presidente dell’Associazione Regionale dei circoli sardi in Friuli Venezia-Giulia.
Giovane, dinamico e papà di un bimbo, Stefano rappresenta le nuove generazioni, nate e cresciute fuori dalla Sardegna, che hanno mantenuto un legame speciale con la terra dei genitori.
Il pensiero immediato va all’atleta Filippo Tortu, nato e cresciuto in Lombardia da padre gallurese e madre brianzola, che recentemente in un’intervista televisiva ha detto di sentirsi sardo. La storia di Stefano è però un po’ diversa. Mi sento sia sardo che friulano. Ho frequentato il circolo fin da bambino e sono stato il coordinatore giovani del Nordest dal 2011 al 2016. Non nego che il legame con la Sardegna è grande spiega.
La realtà del FVG è anomala rispetto a tutto il contesto italiano. I circoli di Trieste, Gorizia, Tolmezzo e Pordenone sono riuniti in un’unica associazione. Ogni circolo ha il suo presidente, nel caso di Tolmezzo è il papà di Stefano, Giuseppe, partito da Buddusò, che in questa chiacchierata ci accompagna insieme a Giampiero Casule, originario di Pozzomaggiore ma residente a Sassari, impiegato alla Magneti Marelli. A proposito di sardità, quest’ultimo dice: io per lavoro giro tutta l’Europa. Sono 18 anni fuori dalla Sardegna, ma quando vedi una bandiera con i 4 mori ti fermi. Provi a capire chi c’è, almeno per salutare.
Il circolo di Tolmezzo ha 95 soci. Viene aperto tre volte alla settimana e fornisce una serie di servizi comuni ad altri. Anche qui, come nella stragrande maggior parte del Triveneto, il circolo è sorto per la numerosa presenza di sardi impiegati nelle forze armate.
Da dove arrivano? Da tutta la Sardegna, ma c’è una prevalenza di oristanesi e cagliaritani. Tanti anche i friulani. Da segnalare la presenza di una trentina di famiglie ogliastrine a Transaghis, arrivate dopo il terremoto del 1976 per la ricostruzione.
Giuseppe, com’è visto il circolo dalla comunità locale? Molto bene. I nostri rapporti sono facilitati dalla condivisione di problemi comuni come la lingua e il lavoro. I friulani sono gente di valigia…
Tolmezzo è gemellata con Nuoro. Come è nata questa amicizia? È nata inizialmente grazie agli scambi coi cori. Qui c’erano tanti militari, ma era il periodo in cui tanti sardi cercavano lavoro fuori dalla Sardegna. Volevamo trovare una sistemazione per tutti coloro che volevano trasferirsi per lavorare, in particolare dal Nuorese. Chiedevamo quindi di mandarci persone qualificate, soprattutto nell’edilizia. Noi andavamo spesso in Sardegna per fare questo discorso e facevamo in modo di trovare una sistemazione a queste persone prima che partissero all’avventura.
Col sopravanzare della tecnologia e con la maggiore facilità di tornare a casa rispetto a prima, quale ruolo avrà il circolo in futuro? Tanti in Sardegna pensano che il ruolo del circolo sia limitato al servizio bar, quando in realtà è un’ottima vetrina pubblicitaria per la Sardegna. Noi come Associazione abbiamo portato avanti anche vari progetti di beneficenza. In occasione dell’alluvione del 2013 abbiamo raccolto parecchi soldi per aiutare le comunità colpite nell’Oristanese, come Uras, Solarussa, Mogoro e la stessa Oristano.
Questa è anche la zona dove era venuto a vivere l’alpino di Samugheo, Luca Sanna, morto nel 2011 in un attentato in Afghanistan. Luca stava a Transaghis. Facciamo ogni anno un memorial in suo ricordo con la presenza dei genitori.
Giampiero, come è vissuto il problema dei trasporti per la Sardegna dai sardi di Tolmezzo? Siamo il circolo più lontano e meno servito dai trasporti verso la Sardegna. Partendo da qui impieghi 20 ore ad arrivare nell’isola. La strada che devi fare per arrivare a Livorno, il traghetto, poi da Olbia il viaggio verso Sassari o le altre destinazioni. I collegamenti aerei col nord Sardegna non esistono, se non con scalo a Roma. Qui siamo senza mezzi per raggiungere la Sardegna. È un problema che abbiamo fatto presente varie volte alla FASI.
Come vedete l’eventuale estensione del voto agli emigrati sardi, anche per sensibilizzare la Regione a risolvere questo problema? Assolutamente favorevoli.
per gentile concessione de https://www.arborense.it/