di LUCA FODDAI
Ha varcato i confini della Sardegna il progetto denominato “Freemmos”, ideato dalla Fondazione Maria Carta con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni attorno al fenomeno preoccupante dello spopolamento che investe numerose piccole comunità. A Capriva del Friuli, piccolo centro in provincia di Gorizia, Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta, ha illustrato i concreti risultati partiti da un’idea nata quasi per caso nel 2017 e che ha al suo attivo una serie di incontri, dibattiti, concerti tenuti in diversi paesi della Sardegna che soffrono la pesante condizione del calo demografico e, di conseguenza, la scomparsa di una serie di importanti servizi.Lo spopolamento non è un problema della sola Sardegna ma investe intere aree dell’Italia, al nord come al centro e al sud. Alla presenza di Daniele Sergon, presidente dei piccoli comuni del Friuli Venezia Giulia, di Serafina Mascia, presidente F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni sarde in Italia) e di numerosi amministratori ed esperti, Marras ha posto in evidenza il lavoro svolto in questi anni dalla Fondazione Maria Carta per far comprendere la gravità del problema e la necessità che si assumano decisioni adeguate per garantire il ripopolamento dei piccoli centri. In questo contesto un ruolo essenziale può essere esercitato dalla Fasi e dai circoli attraverso progetti rivolti alla valorizzazione e al recupero degli immobili in disuso nei comuni di origine dei sardi residenti in altre regioni o all’estero.Per rendere ancora più evidente il rapporto di amicizia che lega le comunità sarda e friulana, una tappa del progetto “Freemmos” si terrà in un piccolo comune del Friuli. Anche lì si parlerà di spopolamento o meglio – come ricorda Marras – di ripopolamento con dibattiti su temi di valenza sociale, economica e culturale a cui prenderanno parte esperti, scrittori, imprenditori. Naturalmente non mancherà la musica a fare da collante con tanti artisti che da tempo seguono i vari incontri.
Presidente Marras, cos’è Freemmos?«Il progetto Freemmos, ideato e promosso dalla Fondazione Maria Carta, è un’iniziativa culturale pensata per sollevare l’attenzione sul tema dello spopolamento che interessa in particolar modo numerosi piccoli comuni delle aree interne della Sardegna, ma che coinvolge direttamente anche alcuni dei principali centri urbani regionali. Consci che la scomparsa di intere comunità rappresenta una grave perdita culturale, sociale ed economica, abbiamo ideato questo progetto seguendo ciò che prevede lo statuto della Fondazione, ossia la valorizzazione e la diffusione della cultura sarda per la crescita del territorio e delle sue popolazioni».
Il nome stesso racchiude il significato del progetto.«È un neologismo, che nel suono riprende una parola della lingua sarda. “Free-mmos” racchiude il concetto di libertà (free) e di permanenza con la parola sarda ‘frimmu’ (fermo), per condividere con i sardi, soprattutto i giovani, una precisa volontà: poter rivendicare il diritto di rimanere nella propria terra. E allora, ‘liberi di restare’, magari dopo aver fatto un percorso formativo e professionale, ma con la possibilità di ‘ritornare’ per vivere attivamente le comunità locali, l’economia e la cultura sarda».
Dal 2017 avete organizzato una decina di eventi.«Il progetto ha al suo attivo una serie di eventi culturali e musicali, con protagonisti diversi intellettuali sardi, giornalisti e opinion leader, sociologi ed economisti e soprattutto tantissimi musicisti, che hanno animato dibatti e concerti con un pubblico sempre maggiore via via che l’evento ha avuto la sua visibilità attraverso i media regionali».
Non solo cultura, musica e dibattiti. Elementi importantissimi sono l’imprenditoria e la presenza economica, necessari per contrastare lo spopolamento.«L’intervento della Camera di Commercio di Sassari a sostegno dell’iniziativa ha permesso di focalizzare l’attenzione anche sul versante della promozione e valorizzazione dell’economia locale. In occasione degli eventi promossi non sono mancate alcune testimonianze di imprese di successo, fondate e condotte da donne sarde. Si è posta ulteriormente l’attenzione sull’importanza del sistema imprenditoriale che a fianco degli amministratori può agire per arginare il fenomeno e individuare misure ed interventi di impatto economico e sociale per ‘rianimare’ le comunità minori e frenare la tendenza demografica già in atto anche nei centri urbani».
Freemmos può essere esportato fuori dalla Sardegna?«Grazie alle testimonianze emerse nelle due edizioni precedenti di Fremmos, nel 2017 e nel 2018, nasce l’idea di far crescere il progetto attraverso l’interlocuzione con attori istituzionali, pubblici e privati, che possano affiancare la Fondazione in un percorso più vasto, volto a sollevare l’attenzione sullo spopolamento a livello regionale e nazionale. L’obiettivo è individuare progettualità e misure per la creazione di circuiti virtuosi, in cui cultura ed economia consentano la rinascita delle piccole comunità e favoriscano la permanenza e il ritorno dei residenti, in particolare modo i giovani».
E tra un mese Fremmos riparte, ovviamente dalla Sardegna. Il primo evento per il 2019 è in programma il prossimo 28 aprile (“Sa Die de sa Sardigna”) a Monteleone Rocca Doria, dove la carovana di Freemmos arriverà per la terza volta. Sarà riproposta una giornata articolata in un doppio evento: un convegno sul tema dello spopolamento e uno spettacolo musicale dedicato ai suoni dell’Isola.