di ANNA MARIA PUSCEDDU
Quando si parla di Fabrizio De Andrè lo si fa sempre con una certa deferenza, perché parlare di lui è come parlare di un universo intero. Un mondoche includeva altri mondi, fatto di interessi e di passioni sfrenate, non meno delle miserie umane che sapeva raccontare in un modo unico.
Per questo è stato un pomeriggio davvero speciale quello che ci ha regalato il Professore di Musica Angelo Bianchini, domenica 24 febbraio in Villa Marazzi a Cesano Boscone, guidandoci all’ascolto del quinto album: “NON AL DENARO, NON ALL’AMORE NÉ AL CIELO”.
Nove brani per un capolavoro assoluto della sola durata di mezz’ora, che il cantautore ha scritto a soli trent’anni. Rendergli omaggio, a vent’anni dalla sua scomparsa, non è facile, ma Angelo ci è riuscito egregiamente, lasciando che la voce inconfondibile di Fabrizio, o “Faber”, come lo chiamavano affettuosamente gli amici, riempisse la sala e il cuore di tutti i presenti.
Abbiamo ascoltato rapiti le parole e le musiche di canzoni come: “La Collina”, “Un matto” “Un giudice”, e su tutti “Il suonatore Jones”, l’unico brano dell’album con un nome proprio, l’unico personaggio che abbia vissuto a lungo in mezzo a tanti “casi umani” che talvolta compatiamo, altre detestiamo, come lo sventurato “nano” che per vendetta decide di fare il giudice.
De Andrè era genovese, ma anche sardo di adozione, o semplicemente un “cittadino del mondo”, consapevole del fatto che il luogo in cui nasci è solo una casualità, ma che puoi scegliere quello in cui decidi di vivere…
Erano e resteranno molte le cose che non sapremo di lui, ma una in particolare mi ha sorpreso: il suo soprannome. Ero convinta, come tanti, che “Faber” fosse un diminutivo di Fabrizio. Niente di più falso o scontato. Gli era stato dato da Paolo Villaggio per via della sua passione per le famose matite “Faber Castell”, le stesse che usava per dipingere.
È innegabile che De Andrè sia stato un Uomo complicato, fragile e dalle mille debolezze, ma allo stesso tempo anche forte, rivoluzionario,metodico, mai banale e comunque sempre dalla parte degli ultimi. Ci ha raccontato storie al limite del profano; a volte dolci, altre irriverenti, tristi, ironiche, poetiche, ma sempre molto vere.
Spaccati di vita tra luci ed ombre. Sapeva“saccheggiare” e indagare la vita senza privarla di quelle brutture di cui è composto in gran parte l’animo umano.
Questo era Fabrizio e aveva la magia di entrarti dentro come nient’altro. Ci manca la sua musica, quella che avrebbe potuto ancora scrivere e cantare, e ci manca lui come ti può mancare un parente stretto a cui vogliamo ancora bene, per questo non smettiamo di ricordarlo. Abbiamo un unico rimpianto, quello di averlo perso troppo presto e capito troppo tardi.
A nome di tutto il Circolo ringrazio il Comune di Cesano Boscone per il patrocinio, e in particolar modo: Giuliana Roveda, Direttore del settore Cultura, Istruzione, Sport, e Paola Ariis, Assessore alla Cultura, per aver partecipato. Grazie davvero per la vostra spiccata sensibilità. Un grazie speciale va anche a tutti coloro che hanno partecipato. Sono certa che con noi ci fosse anche Faber.
Bravo Angelo, conferenza bella e interessante…
Complimenti per la bellissima iniziativa.