con FRANCESCA CARDIA
Nel 2018 in Sardegna sono stati stimati circa 10.000 nuovi casi di tumore (5.200 uomini e 4.800 donne), trecento in più rispetto al 2017. Le 5 neoplasie più frequenti nell’isola sono quelle del colon-retto (1.450 nuove diagnosi nel 2018), mammella (1.350), polmone (1.050), prostata (800) e vescica (750). La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è inferiore rispetto alla media nazionale, raggiunge infatti il 56%: 60% fra le donne (63% Italia) e 49% fra gli uomini (54% Italia).
È la fotografia
dell’universo cancro in tempo reale raccolta nel volume “I numeri del
cancro in Italia 2018” realizzato dall’Associazione Italiana di
Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM),
da Fondazione AIOM e PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in
Italia), e presentato a Cagliari presso l’Assessorato alla Sanità con
l’intervento di Luigi Benedetto Arru, Assessore Igiene, Sanità e
Assistenza sociale della Regione Sardegna. “Ogni giorno nel nostro territorio
vengono diagnosticati circa 27 nuovi casi – afferma Maria Giuseppina
Sarobba, coordinatore AIOM Sardegna e Direttore Oncologia dell’Ospedale San
Francesco di Nuoro -. Quello che veniva un tempo considerato un male incurabile
è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire o con cui si
può convivere a lungo con una buona qualità di vita. Oggi abbiamo a
disposizione armi efficaci per combattere il cancro, come l’immunoterapia e le
terapie a bersaglio molecolare che si aggiungono a chemioterapia, chirurgia e
radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con
forza anche da AIOM, si traduce nel costante incremento dei cittadini vivi dopo
la diagnosi”. Fra i fattori che determinano in Sardegna percentuali di
sopravvivenza inferiori rispetto alla media nazionale vi è sicuramente la
scarsa adesione ai programmi di screening organizzati (Report del sistema di
sorveglianza PASSI 2014-2017): solo il 34,6% dei cittadini ha eseguito il
test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare in fase
precoce il cancro del colon-retto (37,4% Italia) e il 52,6% delle donne ha
effettuato la mammografia per la diagnosi precoce del tumore del seno
nell’ambito di programmi organizzati (53,8% Italia). È invece migliore rispetto
alla media nazionale il numero di donne fra 25 e 64 anni che nell’isola si sono
sottoposte allo screening per la diagnosi precoce del cancro della cervice uterina
(Pap-test o Hpv test) all’interno di programmi organizzati, pari al 57% (45,3%
Italia). Va sottolineato che le percentuali di adesione a tutti i programmi
sono in crescita: nel periodo 2013-2016, solo il 33,6% dei sardi aveva eseguito
il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, il 52,2% delle donne
aveva eseguito la mammografia e il 55,6% lo screening cervicale.
“Nella Regione – spiega Daniele Farci, oncologo all’Ospedale
Businco di Cagliari e membro del Consiglio Direttivo nazionale AIOM – sono
76mila le persone vive dopo la diagnosi. È dimostrato che gli screening
contribuiscono a ridurre la mortalità. Ma, in Sardegna, la prevenzione
secondaria è stata affidata per molto tempo all’iniziativa personale. Oggi la
situazione è migliorata, come dimostra l’incremento dei tassi di adesione e
nell’isola sono attivi tre programmi di screening diffusi in tutte le aree
socio sanitarie che costituiscono l’ATS Sardegna. Altra peculiarità della
Regione è il fenomeno della migrazione sanitaria passiva, dovuto soprattutto
alle lunghe liste d’attesa”.
Il monitoraggio dei
dati epidemiologici è fondamentale per impostare programmi di politica
sanitaria. “La rete di Registri Tumori italiani comprende 49 Registri Tumori
generali (che raccolgono informazioni su tutte le neoplasie) e 7 Registri
Tumori specializzati (per fasce d’età o per specifico tumore, sempre
riguardanti un’intera popolazione) e condivide un archivio centralizzato –
sottolinea Mario Usala, Direttore del Registro Tumori di Nuoro -.
Nel complesso 41 milioni di italiani, pari a circa il 70% della popolazione
residente totale, vivono in aree dove è presente un Registro Tumori di
popolazione. La Sardegna (con la legge regionale n. 21 del 7 novembre 2012) ha
istituito formalmente undici registri di patologia, fra cui il Registro tumori.
Attualmente sono operativi due Registri Tumori di popolazione su base locale, a
Sassari e Nuoro, entrambi accreditati, a livello nazionale (AIRTUM) e
internazionale (IARC), obiettivo che dovrà essere raggiunto anche dal Registro
Tumori della Sardegna meridionale, di recente istituzione, competente per le
ASSL di Cagliari, Carbonia e Sanluri. Allo stato attuale un Gruppo tecnico
Regionale, di cui fanno parte i registri storici, ha realizzato un importante
lavoro organizzativo per poter rendere disponibili i necessari flussi
informativi per i tre Registri Locali che insieme costituiranno il Registro
Tumori Regionale. L’obiettivo posto dall’Assessorato è quello di allineare
entro breve tempo il Registro della Sardegna meridionale ai due registri già
operanti nell’isola”.
Nonostante la Regione sia da tempo impegnata nella lotta alla sedentarietà e al
fumo di sigaretta e nella promozione e prescrizione dell’attività fisica
(Delibera n. 53/50 del 2009), ancora pochi sardi seguono stili di vita sani: il
24,9% è sedentario, il 27,8% è in sovrappeso (e il 10,5% obeso), il 26,7% fuma.
Ed è superiore alla media nazionale (17%), la percentuale dei cittadini che
assumono alcol in quantità a rischio per la salute (21,3%).
Oltre ai Registri tumori, un altro strumento fondamentale per una lotta al
cancro a 360 gradi, che va dalla prevenzione primaria alla riabilitazione, è
rappresentato dalle reti oncologiche regionali: consentono a tutti i pazienti
di accedere alle cure migliori in modo uniforme sul territorio, con risparmi
consistenti per il servizio sanitario nazionale. Ma oggi in Italia sono attive
solo in sei Regioni. È del 30 gennaio 2018 la Deliberazione che ha istituito la
Rete Oncologica della Sardegna. Il modello da utilizzare è quello del Comprehensive
Cancer care Network, nel quale è prevista una Autorità centrale di
coordinamento che include tutte le strutture già presenti sul territorio a
vario titolo competenti per prevenzione, cura e riabilitazione e coordina in
modo efficiente il loro ambito di competenza. Questo modello ha il valore
aggiunto di coniugare qualità e prossimità delle cure, perché si basa sulla
valorizzazione e specializzazione di tutte le strutture presenti sul
territorio, integrandole in percorsi al servizio dei pazienti e dei familiari.
La Sardegna si caratterizza per l’ampiezza territoriale e la conseguente
disseminazione della popolazione in luoghi impervi e non facili da raggiungere.
Per superare questi ostacoli, sono previsti diversi punti di accesso alla Rete
diffusi sul territorio.
In Sardegna, nel 2015 (ISTAT, ultimo anno disponibile), sono state 4.773 le
morti attribuibili a tumore (2.729 uomini e 2.044 donne). Nell’isola, la
neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone
(883), seguita da colon-retto (578), mammella (394), prostata (203) e stomaco
(192).
“Sono quasi 3 milioni e quattrocentomila gli italiani che vivono dopo una
diagnosi di cancro – conclude Stefania Gori, Presidente Nazionale
AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don
Calabria-Negrar -. È un numero importante che evidenzia il peso della patologia
oncologica e lo sforzo continuo per migliorare la sopravvivenza dei pazienti
non solo in termini quantitativi ma anche di qualità di vita. Oggi le due
neoplasie più frequenti, quella della prostata negli uomini e della mammella
nelle donne, presentano sopravvivenze a 5 anni pari a circa il 90%, con
percentuali ancora più elevate quando la malattia è diagnosticata in stadio
precoce. Risultati sicuramente incoraggianti, che ci spingono a impegnarci
ancora di più sia sul fronte della ricerca che della prevenzione”.