di VALERIO MARIA FIORI
Può sembrare un paradosso per un uomo che ha trascorso gran parte della sua vita a dare la caccia a incalliti trafficanti di opere d’arte ma se c’è una definizione che calza a pennello a Roberto Lai è proprio quella di inafferrabile.
Un giorno è a Roma, un altro a Tokyo, un altro ancora a Washington, Panama, oppure all’Avana, impegnato quotidianamente in tante di quelle attività che dieci uomini faticherebbero a gestire in un mese. Se però volete essere sicuri di incontrarlo, allora non vi resta che andare a Sant’Antioco, la sua isola. Tempo qualche giorno e lo vedrete percorrere il bel lungomare, magari impegnato in una discussione con Vittorio Sgarbi già curatore del Premio d’arte contemporanea Arciere o con Oliviero Diliberto, oppure da solo, con lo sguardo un po’ perso tipico degli innamorati.
Perché Roberto Lai è perdutamente innamorato di quest’isola incantata nella quale è nato e dalla quale più di tanto non riesce a stare lontano. Un legame fortissimo, una sorta di simbiosi che non lo abbandona neanche quando è lontano migliaia di chilometri dalla sua adorata terra madre, come la volta in cui, alle prese con un’importante indagine che lo aveva condotto in Svizzera, passando al setaccio l’archivio fotografico di un noto trafficante d’arte si imbatté in un reperto archeologico di inestimabile valore, ovviamente rubato, che proveniva proprio da Sant’Antioco. Il famoso Arciere nuragico.
Volò fino in America per riportarlo a casa e ora il fiero guerriero fa bella mostra di sé nel bellissimo museo cittadino. Eppure al contrario degli innamorati Roberto non è affatto geloso della sua isola, tutt’altro. Gran parte delle sue energie le dedica proprio a quella che considera la sua missione più importante. Far conoscere Sant’Antioco nel mondo e raccontare a tutti l’incredibile storia del santo di cui porta il nome. Quel santo dalla pelle nera venuto dall’Africa traversando il mare, una vicenda così antica quanto attuale, carica di simboli, significati, spunti di riflessione.
Tanto che il Patrono della Sardegna potrebbe essere anche Patrono di tutti coloro che lasciano la loro terra andando incontro talvolta alla felicità, altre al martirio. Al santo e all’omonima isola Roberto Lai, senza alcun fine di lucro è bene sottolinearlo, ha dedicato pubblicazioni, conferenze, mostre, l’ultima di grandissimo successo a Roma nello storico palazzo Valentini. Fiore all’occhiello di questo minuzioso lavoro di divulgazione sono gli Annali di Storia e Archeologia Sulcitana, il cui apice è stato raggiunto nell’edizione del 2010 dedicata esclusivamente al Santo, che vanta, in apertura, una citazione di Papa Benedetto XVI nonché la prefazione a cura di S.E. Cardinale Ruini e la considerazione di S.E. Cardinale Ravasi, massima autorità culturale del Vaticano. Del resto riportare gli attestati e le benemerenze accumulate da Roberto Lai sino ad oggi richiederebbe un’intera pagina di questo giornale.
Ci limitiamo a citarne qualcuna: Croce pro Ecclesia et Pontifice conferita da Papa Giovanni Paolo II, Cavaliere al merito della Repubblica italiana, Cavaliere dell’Ordine di S.Silvestro Papa, S.Gregorio Magno e dei S.S. Maurizio e Lazzaro, Medaglia d’Argento quale Benemerito dell’Arte della Scuola e della Cultura, Personalità Europea per l’anno 2016. Noi ci fermiamo qui, Roberto Lai siamo sicuri di no.
(Fonte Il Cagliaritano)
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