di DARIO DESSI'
Veramente suggestivo questo angolino di un parco, in un paesino della Sardegna, dove nella stele al centro di un complesso monumentale si ricordano i soldati che non tornarono più dalla Grande Guerra. Furono 15; ben altra cosa rispetto a quei sei che s’immolarono nella 2° guerra mondiale e nella guerra di liberazione.
Le statistiche indicano in 13.800 caduti il
contributo di sangue della Sardegna alla causa dell’unità nazionale; in
percentuale, il più alto d’Italia rispetto a quello delle altre regioni ed alla
popolazione sarda d’allora.
Una cifra elevatissima che, ancor’oggi, i
“monumenti ai caduti”, quasi in ogni abitato dell’Isola, traducono nel nome e nel cognome di
qualcuno che un giorno partì senza far ritorno. Un lavoro impegnativo porterà alla ristampa dell’ “Albo d’oro
dei militari sardi caduti nella Guerra
nazionale “1915-1918” , la maggior parte tra i 18 e i 25 anni. Furono quasi 100.000 i sardi che fra il 1915 e
il 1918 partirono per la guerra. Per la precisione, secondo i dati ufficiali,
furono 98.124: uno ogni nove abitanti dell’isola sarda. Emilio Lussu,
Ufficiale della Brigata Sassari, scrisse che alla chiamata alle armi si
sottrassero solo i ciechi Gli altri, quelli che bene o male erano in
grado di vedere e di tenere in mano un fucile, andarono a combattere in terre
sconosciute. Non tutti ritornarono: 13.602 furono uccisi e altri 3.500 furono
dichiarati dispersi.
Non è stato possibile calcolare con certezza il numero totale di vittime della Grande Guerra. Una cifra più approssimata che include oltre alle vittime militari anche quelle civile e che tiene in considerazione anche i decessi dovuti all’influenza spagnola arriva addirittura a 65 milioni di esseri umani strappati alla vita. Tuttavia il totale della vittime di quel terribile conflitto, il più sanguinoso della storia dell’umanità, potrebbe essere equivalente a 37 milioni considerando 16 milioni i caduti e 20 milioni i feriti e i mutilati.
Una riflessione postuma.
Quella carneficina generò molteplici forme di lutto: le rituali cerimonie di fronte ai monumenti dedicati del milite ignoto, gli Album d’Oro con i nominativi dei soldati scomparsi durante la guerra, le lapidi nei numerosi luoghi della memoria e le celebrazioni dell’ 11 novembre, giornata che ricorda la firma dell’ armistizio.
Dopo quasi cinque anni di lotte tremende, se la visione dei cimiteri, delle tombe e delle croci, che si vedono a milioni, un po’ dappertutto nelle vicinanze dei numerosi campi di battaglia, causava una stretta al cuore nei tanti momenti di mesta commemorazione dei giovani soldati caduti, non necessariamente, l’angoscia e la sfiducia avrebbero dovuto subentrare al dolore e al lutto. Tuttavia, sia i soldati che le popolazioni civili avrebbero dovuto riflettere su tale immane tragedia e diventare assai decisi e determinati nel cercare di fare tutto il possibile, affinché quella guerra tremenda e interminabile non arrivasse a conclusione senza l’assoluta certezza che le future generazioni non avrebbero più dovuto subire le terribili conseguenze di simili esperienze. Solo quell’ultima battaglia nel mese di giugno del 1918, nota come battaglia del Solstizio, quando il territorio del Basso Piave, in appena una decina di giorni, fu devastato e ridotto a un carnaio, ebbe a causare 141.550 morti, feriti e dispersi da parte austro – ungarica e 83.000 perdite tra gli italiani. In quel teatro di battaglie combatteva anche la Brigata Sassari, le cui perdite, tra caduti, feriti e dispersi assommarono a oltre 1000 fanti. In pratica più di un sesto della brigata venne messo fuori combattimento.
20 Giugno 1918. Il Cimitero di Losson.
In esso furono sepolti numerosi soldati caduti nel Basso Piave. Assieme a loro anche alcuni fanti della Brigata Sassari
Soldato Onnis Salvatore Classe 85 Distretto di Cagliari 151° Fanteria 06.07.18 Soldato Ligas Salvatore classe 92 Villasimius (CA) 151° Fanteria 06.07.18 Sergente Pani Giovanni classe 96 Distretto di Cagliari 151° Fanteria 06.07.18 Maggiore Di Cataldi Pasquale classe 73 Distretto di Bari 151° Fanteria 06.07.18 Soldato Liga Aldo classe 92 Distretto di Cagliari 151° Fanteria 16.06.18 Soldato Cirquitelli Paolo classe 90 Distretto di Macerata 152° Fanteria.
Ormai, sono trascorsi cento anni dalla fine della Grande Guerra, eppure sono sempre numerosi coloro che vanno a visitare i luoghi dove si combatterono aspre battaglie e dove migliaia di croci, geometricamente allineate, indicano i nomi dei caduti. Spesso la visione di quei luoghi induce il visitatore a riflettere e a dedicare pensieri di amore e di riconoscenza ai numerosi sfortunati protagonisti di quel tremendo e assurdo cimento. La guerra era finita da poco, quando, nel 1920, alcuni fanti della Sassari eressero un monumento dedicato ai loro caduti per far in modo, che non venissero dimenticate le battaglie combattute dalla “Sassari” nel Carso Isontino. Il 6 giugno del 1996, nel Parco delle Rimembranze di Asiago, fu inaugurato un monumento, in marmo rosso dell’Altipiano di Asiago, a perenne memoria delle gesta eroiche dei fanti della “Brigata di Ferro”, come era stata ribattezzata dai veneti, a Col del Rosso, Monte Fior, Monte Castelgomberto, a Casara Zebio, Monte Pelago, Cima Fischietto, Col Melaghetto, Col d’Echele, Monte Val Bella, in ben diciotto mesi quasi ininterrotti di lotte accanite e di immani sacrifici per arginare qualsiasi tentativo di irruzione nemica nella pianura veneta. Dopo Sagrado e Asiago, si è pensato che, anche a Losson della Battaglia era doveroso commemorare la partecipazione della Brigata “Sassari” all’offensiva austriaca “Operazione Albrecht” nel Basso Piave tra il 15 e il 24 giugno del 1918. Erano trascorsi appena novanta anni dal fatto d’armi e finalmente, ad onore e merito delle Amministrazioni Comunali di Fossalta di Piave, di Musile di Piave e di Meolo, a Losson della Battaglia, non tanto distante dal fiume Piave, domenica 22 giugno 2008 è stato inaugurato un complesso monumentale a memoria perenne dei caduti della Brigata “Sassari. Il Sacrario di Fagaré della Battaglia, realizzato nel 1935, su progetto dell’Architetto Pietro Del Fabro, si trova in prossimità del fiume Piave sulla strada per Oderzo a circa 17 Km. Da Treviso. In quel mausoleo furono raccolte ben 10.541 combattenti, provenienti da un ottantina di cimiteri di guerra del Basso Piave. Il Sacrario accoglie, inoltre, i resti dei fanti della Brigata Sassari, caduti nella Battaglia di Giugno tra Fossalta di Piave e Musile di Piave.
“Quando gli orrori della guerra si manifesteranno, quando il tifo compirà l’opera delle granate, quando la morte e la miseria li colpiranno, gli uomini, passata l’euforia, si volgeranno verso i dirigenti tedeschi, francesi, russi, italiani e domanderanno loro come giustificare i seguenti cadaveri:
Italia 750.000 morti, Germania 2.000.000, Francia 1.400.000, Russia 1.700.000.
Dal libro “1914 – l’anno che sconvolto il mondo” di Jean Jacques Becker.
Purtroppo, però, gli europei dimostrarono di essere immemori e come avvertiva Santajana: “ Quelli che non sanno ricordare il passato, sono condannati a ripeterlo”.
Le ultime ricerche hanno già portato la cifra a 15.000
Purtroppo tra i caduti della Grande Guerra c’è anche il mio nonno paterno Luigi Manconi, di Cargeghe.
Parce al vostro nonno Lluigi Manconi. Il mi chamois Paulette Manconi . Mio nonno paterno Simone Manconi e nato a Florinas nel 1878 immigrato in Francia nel 1923. Puodarsi siamo della stressa genealogia. Vi do il mio e mail paule.desmet3@gmail.com
Io ho un grand zio morto in guerra nel 1915 era Beniamino Madeddu
Grazie
LE ULTIME RICERCHE SUI CADUTI SARDI DELLA 1^ GUERRA POR TANO LE CIFRE INTORNO AI 16300/16500
Anche mio nonno Mura Vittorio , nato a Florinas (SS) il 25 febbraio 1885 ha perso la vita nella prima guerra mondiale. Fatto prigioniero nella battaglia del Tagliamento il 31 ottobre 1917 venne deportato nel lagher di Milowitz in Boemia dove morì di malnutrizione e stenti il 31 gennaio 1918.
Nel 1995 ho potuto visitare il cimitero di Milovice a 80 km. da Praga dove e’ sepolto mio nonno assieme ad altri 5000 caduti italiani.
Anche mio nonno e il fratello gemello hanno combattuto li .
Mio nonno è rientrato ,il gemello è stato dato per disperso , perì il 12 novembre del 1915 erano di Villanovafranca e di cognome erano Porru Emiliano e Francesco.
Non ho foto di loro da giovani e sto facendo delle ricerche sperando di trovare qualcosa in qualche archivio