di PATRIZIA BOI
Agostino aveva un sogno. Ci pensava giorno e notte. Quando lavorava i campi insieme al padre. O quando si stendeva sul materasso per aprire le porte al sonno. Non lo aveva mai raccontato a nessuno, nemmeno quando si divertiva con la terra a modellare delle facce come fossero oggetti preziosi.
Le maschere lo avevano incuriosito fin da piccolo. Il volto dell’uomo con i piedi di bue che portava via l’anima dei moribondi, ‘Su Boe’. O le persone con piedi caprini che celavano di certo il diavolo in persona, ‘Su Dialu’. Infatti, guardava i piedi della gente immaginando i veri volti celati dietro a ogni apparenza e poi li riproduceva. Aveva fatto le prime maschere con la creta, modellandone i contorni con passione e fantasia. Quello, però, non era considerato un vero mestiere nel suo paese. Chi avrebbe acquistato oggetti così inutili? La gente povera non compra maschere!
Ma Agostino voleva a tutti i costi fare il Mascheraio! Del resto lo zio Tore era artigiano del legno, il nonno Vanni era artigiano del ferro, perché lui non poteva essere artigiano delle mascherine? E allora la sua famiglia gli mise a disposizione la cantina della casa dove abitava. Le pareti furono, così, dipinte d’azzurro e alla vecchia porta fu attaccata una targa con la scritta: ‘Il Mascheraio Magico’.
Poi, ogni angolo si riempì di maschere di tutti i colori e forme, con volti simpatici e spaventosi, di uomini o di animali, di splendide fanciulle o di terribili streghe, un palcoscenico di personaggi nati dalla vivida fantasia di un artista.
Lui restava lì tutto il giorno, distolto dai rari clienti che entravano, chiacchieravano un poco, guardavano con curiosità quei volti un po’ bizzarri e uscivano senza aver acquistato un bel nulla. Ma a lui, così affezionato alle sue creature, importava ben poco.
Fu comunque il suo amico Diego ad acquistare la prima maschera, ‘Un Sole abbracciato alla Luna’, e questo lo rese conosciuto anche in città.
Agostino era felice di stare a contatto con tutte quelle facce e man mano che costruiva nuove maschere e burattini quei volti si facevano sempre più vivi e colmavano l’ambiente di novità e allegria. Un giorno successe una cosa assai strana. Una mascherina sussurrò:
Sarò pure mascherina
ma pur sempre di Regina
io non voglio andare via
dalla Reggia casa mia.
Agostino si guardò intorno cercando chi aveva parlato, ma non c’era anima viva. Poi udì da un’altra parte:
Io del Gatto ho le sembianze
anche se nelle mie stanze
sono proprio il Re in persona
che a chi nuoce non perdona.
A quel punto si preparò il letto e s’infilò tra le coperte con gli occhi svegli di curiosità. Sognò che tutte le maschere si animavano e popolavano uno splendido castello, ma, la mattina dopo, si rese conto che ogni maschera era tornata al suo posto. Allora si alzò, mangiò una fetta di torta, sorseggiò un po’ di latte e poi si mise all’opera. Quel giorno lavorò con impegno alla maschera di una principessa. E quando l’ebbe finita s’accorse di quanto fosse deliziosa e armoniosa. Un volto pieno di gioia e vita. Fatto l’ultimo ritocco, sentì il rumore di una carrozza e subito dopo vide entrare una fanciulla dagli occhi a mandorla e i capelli scuri come schegge d’ossidiana. Era vestita di broccato rosso e portava un cappellino con la veletta di tulle rosa. Le sue manine delicate indossavano guanti candidi e i suoi piedini da fatina scarpette color amaranto. La fanciulla, meravigliata alla vista delle maschere, così parlò:
Tutte queste mascherine
mi ricordano bambine
volti forse di antenati
o di bimbi appena nati.
Trovo tutto familiare
e non me lo so spiegare
questa donna mi somiglia
potrei essere sua figlia.
Io non so dov’è scomparso
il bel regno un giorno apparso
ai miei occhi di neonata
grazie al gioco di una fata.
Una mascherina azzurra con il volto di fata confermò:
Sono io quella fatina
che t’accolse di mattina
in quel giorno sfortunato
dove un mago ha incatenato
nelle maschere di legno
del bel mondo lì a convegno
tutte le anime del regno
con un tiro proprio indegno.
Proprio mentre tu nascevi
o Claretta tra gli ulivi
ti toglievo a quel malvagio
e ti davo in mano a un paggio.
Ti ha cresciuto mia sorella
quella fata grassottella
che ti ha reso principessa
fino al fondo delle ossa.
Agostino ti ha sognato
e per giorni ha modellato
quella bella mascherina
ora esposta là in vetrina.
E la fanciulla rispose stupita:
Certo quella sono io
com’è simile mio Dio
non l’avevo vista ancora
è più bella dell’aurora!
Sono ricca e deliziosa
nella reggia mia sfarzosa
questo giovane grazioso
deve essere mio sposo.
A quel punto la fata sentenziò:
Per poterti maritare
devi prima liberare
queste anime dal legno
e ridar loro un contegno.
Dovrai sostener tre prove
camminando per l’altrove
con l’aiuto di tre oggetti
che ritengo sian perfetti.
Prendi questa verde sfera
che ogni vento qui si impera
e il coniglio bianco e nero
che si mangia un drago intero.
Terza e non meno importante
questa spada di diamante
per sconfiggere l’arcano
uomo scuro e la sua mano.
Ora parti senza indugio
lascia stare il sotterfugio
Agostin ti aspetterà
e altre maschere farà.
Agostino, con il cuore pieno d’amore, donò alla principessa la mascherina più bella. Quindi cominciò a scolpire il volto di un cavallo bianco mentre la principessa usciva per mettersi in viaggio. E subito la sua carrozza si trasformò in un cavallo bianco con gli occhi luminosi come il sole e, correndo veloce come il vento, raggiunse il mare. La principessa s’imbarcò quindi su un veliero e navigò per mari sconosciuti. Il veliero tagliava l’acqua veloce come una lama e solcava il mare calmo illuminato dal sole di mezzogiorno e dalla luna di mezzanotte. Dopo un mese di allegra navigazione il cielo si rabbuiò e tra le nuvole scure e minacciose si scatenò il turbinio dei venti proprio mentre il Mascheraio modellava una maschera molto complessa raffigurante tutti i venti. La barca rollava sotto l’incalzare dei venti, ma la fanciulla si ricordò della sfera verde, la prese in mano e pronunciò queste parole:
Sfera sferetta
ruota più in fretta
prendi ogni vento
mettilo dentro.
Così il vortice dei venti fu imprigionato nella sfera e dal mare si levò una splendida luna. L’alba fu sfavillante e il sole sorse luminoso e benaugurante da un mare più azzurro che mai. Ad un tratto all’orizzonte comparve un’isoletta con al centro un altissimo albero di Baobab. La principessa Claretta si avvicinò seguita dal coniglietto. La pianta si ergeva possente, il tronco coperto da un abito rosso fuoco, la chioma fluente di tenero fogliame e la faccia di un pallido spettrale. Quel volto respirava lentamente sussurrando:
Son la Donna del destino
sono sempre a te vicino
ti governo l’esistenza
al di là d’ogni apparenza.
Entra dentro la caverna
dove il tempo là si eterna
ed affronta il tuo destino
che potrai render divino.
Claretta s’inoltrò così nella grotta scura mentre il coniglietto la proteggeva illuminando i numerosi cunicoli. La paura di precipitare nel vuoto, d’incontrare qualche animale spaventoso, d’essere rapita da qualche spirito, pian piano svanirono e si sentì al sicuro anche al buio. Poi vide una luce intensa e subito dopo scorse un Drago con la lingua di fuoco e la testa enorme. I suoi occhi rossi di brace e il calore della bocca facevano bollire l’acqua della stanza sotterranea producendo bolle gigantesche. Il Drago emetteva un suono cavernoso che diceva:
Sono il tuo terrore
devi avere orrore
sono la tua ombra
voglio tu soccomba.
Subito il coniglietto spalancò la bocca enorme e inghiottì il Drago in un sol boccone. Tutti i cunicoli della grotta s’illuminarono proprio mentre Agostino concludeva la maschera del terribile Drago. Claretta trovò immediatamente l’uscita dove la attendeva ancora la Donna del destino che affermò:
Ora sappi che il destino
ti concederà il bel dono
di sposarti per amore
con il principe del cuore.
Agostino sa creare
con passione per donare
tanti volti differenti
d’animali, piante e genti.
Il segreto è la magia
dell’intensa fantasia
con la quale lui dispone
le sue immagini ed icone.
Lui è un principe davvero
nel suo cuore veritiero
e con quello che s’inventa
certo ti farà contenta.
Ora affronta un’altra prova
che domani è luna nuova
parti presto per il mare
la montagna va’ a trovare.
Claretta tornò sul veliero e navigò giorno e notte finché la luna piena non illuminò tutta la superficie del mare e così poté scorgere quell’alta montagna che, ergendosi dall’acqua come un iceberg, sembrava incatenata alle rocce più profonde fino a toccare gli Inferi. Claretta rabbrividì sapendo di dover affrontare l’ultima prova, ma scese sulla terra fredda e gelida e s’avvicinò ai piedi della montagna dove una grossa mano nera, forte e muscolosa, usciva da una fessura, chiudendosi ritmicamente a pugno. Brandì la spada, ma la mano scomparve costringendola ad entrare nella fessura. Si trattava di un pozzo profondo dove si scendeva per una scala ripidissima.
L’aria era piena di vapori puzzolenti e strani uccelli della notte svolazzavano emettendo urla stridule. La ragazza sapeva di dover entrare nel pozzo e lo fece con coraggio. Il fondo era un acquitrino pieno di salamandre e rospi e sulla parete verticale si spalancò una porta di pietra. Un uomo gigantesco, scuro e quasi nudo, nascondeva una sorgente d’acqua trasparente e luminosa. Claretta dovette affrontare quell’uomo dagli occhi vitrei e i capelli arruffati e neri come il carbone. L’uomo spalancava la bocca per urlare ma dalla sua gola non usciva alcun suono. All’improvviso una cicogna bianchissima volò verso Claretta e le si posò sulla spalla dicendo:
Ora spezza le catene
che legate han le tue pene
fai cadere la sua testa
con la spada lesta lesta.
Questo mago ha incantato
con la frode ed il misfatto
tutto il regno di tuo padre
queste rime non son ladre.
L’uomo s’avvicinò agitando con la mano che tanto l’aveva spaventata una catena enorme, ma Claretta fu implacabile e con la sua spada di diamante mozzò la testa nera. La cicogna in quel momento si trasformò nella fata grassottella che aveva allevato Claretta, la fata Rosetta, proprio mentre Agostino terminava una maschera dal volto di cicogna. Quindi l’acqua della sorgente esplose nello scroscio di una cascata, le pareti della montagna si smaterializzarono, il mago nero si disintegrò e Claretta si trovò direttamente nel negozietto di Agostino.
L’acqua spruzzava gocce che, colpendo le maschere di Agostino, liberarono le anime che si trasformarono in persone.
Finalmente Claretta conobbe il vero volto di suo padre il Re, di sua madre la Regina, delle sorelle gemelle e di tutta la corte del Regno. Agostino guardava le sue maschere prendere vita e quando una goccia di quell’acqua zampillante lo colpì, i suoi abiti divennero regali tramutandolo nel più bel principe che si fosse mai visto.
Fu così che Agostino sposò la principessa Claretta e visse felice e contento nel Regno da lui stesso inventato perché il Re in persona gli regalò un’ala del castello dove poter continuare a creare tutto ciò che desiderava.
Agostino in allegria
con le idee e la fantasia
s’inventò la sua esistenza
raccogliendone ogni Essenza.
Nelle ultime mascherine
ha scolpito bimbi e bambine
a completare la famiglia
dolci doni suo figlio e sua figlia.