“BORDERLINE PSYCHOTIC ACTIVITY” IL PROGETTO FOTOGRAFICO DI SIMONA MUZZEDDU A TORINO DAL 31 OTTOBRE AL 4 NOVEMBRE PER “NOPHOTO – PARATISSIMA ART FAIR

ph: Simona Muzzeddu

NOPHOTO – Paratissima Art Fair Torino, dal 31 ottobre al 4 novembre 2018,  Caserma La Marmora Via Asti 22 Torino

Il soggetto è una persona costretta in una camicia di forza simbolo dell’impotenza fisica e costrizione. Attraverso l’esperienza vissuta in passato con la malattia del padre ha conosciuto realtà dove le problematiche neurologiche post coma erano evidenti, soffermandosi sulle riflessioni, su quanto il cervello e la mente siano estremamente delicati. Il proprio carattere viene annientato quasi completamente, come se ci fosse un black out del cervello. È attraverso le emozioni che contattiamo e comunichiamo con la parte più profonda delle persone. Ognuno di noi sente queste emozioni in modo unico rispetto agli altri, ed in modo diverso al presentarsi di una determinata situazione. Per questo, attraverso un’intima riflessione sull’esperienza traumatica, l’artista vuole spingere lo spettatore ad avere delle forti sensazioni e riflessioni per mezzo di immagini di grande impatto visivo

In “Bordeline psychotic activity” si riprendono aspetti già trattati in lavori precedenti.
In parte quindi il ritorno all’abbandono e al degrado. Basta armarsi di una macchina fotografica per testimoniare come gli edifici storici plasmati dalla mano dell’uomo in passato e di cui si ignora oggi la loro esistenza, siano svuotati e lasciati in stato di abbandono e nel degrado totale. È questo il “dramma dell’abbandono” a cui va il pensiero e dove si sofferma l’occhio critico di Simona Muzzeddu. Queste presenze del passato diventano così un peso morto per i Comuni e le Province, diventano “zavorra” sparsa in tutto il nostro continente. Simona vuole ridare vita a ciò che è stato dimenticato da ex ruderi ad ex capannoni industriali, in un paese come l’Italia che conta due milioni di metri cubi inutilizzati. In questo caso è un “Ex manicomio” ad essere immortalato che riconduce così alla tematica delle malattie affrontata in “Borderline la linea di confine”. Simona vuole dare una visione di un altro aspetto della malattia che è quella psichica. Quindi, se in “Borderline la linea di confine” Simona affronta la malattia ponendo come soggetto fisso una sedia a rotelle bianca, il non colore, è rappresentativo della malattia stessa, o del malato intrappolato nel sua condizione di “limbo”, di attesa e di incertezza, in “Bordeline psychotic activity” utilizza come soggetto un vero modello con una vera camicia di forza dove esprime fisicamente il disagio psicologico, vissuto come incubo e intrappolato nella sua stessa gabbia mentale.Sempre attraverso l’esperienza vissuta in passato con la malattia del padre e avendo conosciuto diverse realtà dove le problematiche neurologiche erano evidenti e dove ha creato un enorme cambiamento comportamentale nei degenti. Così attraverso loro si è domandata e si è accorta quanto il cervello e la mente siano estremamente delicati. Ci si sofferma così difronte ad una altra incognita della vita, un altro oggetto d’indagine basato sugli effetti di lesioni cerebrali.Osservando silenziosamente i comportamenti dei pazienti si nota subito come il proprio carattere viene annientato quasi completamente, come se ci fosse stato un black out del cervello, dove si perdono i vecchi dati e nel riavviarsi si devono rintrodurre nuovi dati. L’uomo che era ritorna infante nei comportamenti. Come spiegarsi questa regressione mentale e comportamentale? Mente, psiche, inconscio quanto influiscono sulle persone? Psiche come astrazione concettuale? Oppure psiche contenente una dimensione profonda legata all’anima? Può la mente dimenticarsi di tutto un background di una vita?? Domande e risposte che solo i nostri più illustri psicologhi e filosofi hanno tentato di dare ma ad oggi nessuno è in grado di offrire con certezza delle risposte valide. (Manuela Vela)

 

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