di PAOLO PULINA
A Torino, nel pomeriggio di martedì 9 ottobre 2018, il Circolo culturale sardo “Sant’Efisio”, presieduto da Mario Sechi, con il patrocinio della F.A.S.I., della Regione Autonoma della Sardegna e del coordinamento torinese dell’ARCI, ha organizzato, presso la sede sociale (nel quartiere Falchera Nuova), una iniziativa dedicata alla figura di Eva Mameli Calvino, eccezionale botanica, naturalista e accademica di origine sarda (all’anagrafe Giuliana Luigia Evelina Mameli: Sassari, 12 febbraio 1886 – Sanremo, 31 marzo 1978), moglie dell’agronomo e botanico Mario Calvino (Sanremo, 1875–1951), madre dello scrittore Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 1923 – Siena, 1985) e del geologo Floriano Calvino (Sanremo, 1927 –1988).
Protagonista dell’incontro è stata Elena Accati, scrittrice, agronoma, già professore ordinario di floricoltura nell’Università di Torino, autrice del recente libro “Eva Mameli Calvino. Una straordinaria figura di scienziata, moglie e madre” (che fa seguito a “Fiori in famiglia: storia e storie di Eva Mameli Calvino”, del 2011).
La professoressa Accati ha esordito informando di aver conosciuto a Sanremo Eva Mameli nel 1976. Nel ricordo emozionante di quel lontano incontro con una personalità carismatica sia dal punto di vista professionale sia sotto il profilo umano, una volta liberatasi dai pressanti impegni accademici, ha deciso di scrivere il libro, dopo aver rivisitato l’intera opera di Eva Mameli.
In questo volume dell’Accati Eva racconta in prima persona la sua avventurosa vita (dalla Sardegna a Pavia, per raggiungere il fratello Efisio, docente di chimica; a Cuba, con il marito Mario e il figlio Italo; infine a Sanremo anche con l’altro figlio Floriano e la madre Maria Maddalena Cubeddu) e anche la sua faticosa esperienza di pendolare, fino a che riuscì a sopportarne il peso, fra Sanremo (per gli obblighi familiari ) e Cagliari (per gli impegni di direzione e di riordino dell’Orto Botanico).
Cito dalla quarta di copertina del libro (http://www.elenaaccati.it/): «Nulla è più lontano dalle noiose biografie di individui in camice bianco ritratti all’interno dei loro laboratori e avulsi dalle vicende del mondo che li circonda. Nelle pagine della Accati emerge la determinazione pre-femminista di Eva Mameli, la solida storia di coppia con il marito Mario, la laicità del pensiero declinato nell’educazione e nell’esempio impartiti ai figli. Di lei, il figlio Italo ha scritto: “Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva. Senza incertezze, ordinata trasformava le passioni in doveri e ne viveva”. E in suo libro la definisce “la maga buona degli iris”, per sottolineare l’intensa attività della madre dedita al miglioramento genetico delle piante da fiore».
Personalmente ho avuto molto piacere per l’opportunità che mi è stata offerta dal Circolo “Sant’Efisio” di conoscere di persona Elena Accati con cui negli ultimi anni sono stato in collegamento epistolare.
Essendo originario di Ploaghe (paese in provincia di Sassari che ha dato i natali alla madre di Eva, Maria Maddalena Cubeddu, e al primogenito della famiglia, cioè Efisio Mameli), a tutti i personaggi delle famiglie Mameli-Cubeddu e Calvino-Mameli ho dedicato numerosi articoli, raccolti sia nei miei libri su Ploaghe (“Su Ploaghe”, Pavia 2010; “Memorie su Ploaghe e Logudoro”, Pavia 2014) sia nei miei due volumi intitolati “Per una guida letteraria della provincia di Pavia” (il primo del 2005; il secondo del 2016). Significativi sono infatti i legami del fratello maggiore di Eva, Efisio Mameli, e di lei stessa con la città e l’Università di Pavia.
Nell’occasione ho anche fatto un cenno agli ultimi studi dedicati a Eva Mameli Calvino: il volume di Maria Cristina Secci “Eva Mameli Calvino: gli anni cubani (1920-1925)”, Milano, 2017, pagine 142; e l’ampio importante saggio (di 21 fitte pagine) firmato da Tonino Loddo e da Riccardo Virdis su “Le presunte origini ogliastrine di Eva Mameli Calvino” (“Studi ogliastrini, n. 14, febbraio 2018).
Non ho trascurato di menzionare il volume di Antonio Areddu “Il caso [Mario] Calvino”, Sanremo, Leucotea, 1913 («La poco conosciuta vicenda del padre di Italo, la cui identità fu scambiata con quella di un astronomo russo, che si rivelerà un anarchico e un terrorista…») e non ho dimenticato di rammentare la figura di Floriano Calvino anche per un merito particolare: nel processo a carico dei colpevoli della tragedia del Vajont (avvenuta il 9 ottobre 1963, quindi esattamente 55 anni fa, e nella quale persero la vita oltre 1.900 persone) – lui, allora assistente a Padova, fu l’unico geologo italiano che accettò l’invito del giudice istruttore di Belluno che cercava tecnici disposti a far parte del collegio dei periti d’ufficio.