di GIULIANO MARONGIU
Franceschino Satta, straordinario poeta. Era un grande personaggio, cultore di una cultura straordinaria, profondamente radicata nella tradizione nuorese. Amato in città e in tutta la Sardegna dove i suoi versi erano conosciutissimi e apprezzati. A lui si devono le atmosfere più fluide dettate da una creatività intrisa di malinconia e sentimento, evocazioni elaborate con sofisticata ricerca di vocaboli e suggestioni antiche. Era nato a Nuoro il 16 settembre 1919. Ha indossato la passione della poesia affacciandosi alla vita: compone fin dall’età dei tredici anni, ma il suo primo volume “Cantos de amistade” viene pubblicato solo nel 1983, con 64 anni ormai compiuti. E’ il titolo della sua prima raccolta di versi, alla quale segue, nel 1992, “Ispadas de sole” e poi l’ultima opera, denominata “Incantos –Su prantu cubau”. Tanti i riconoscimenti ottenuti nei vari concorsi di poesia; uno su tutti: il primo premio per la lirica “Ispadas de sole” al Città di Ozieri.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo. Ero stato chiamato a presentare il concerto di Natale che riuniva il Coro Ortobene di Nuoro e la pianista nuorese Pierpaola Porqueddu nella cattedrale di Nuoro. Una serata davvero magica, ricca di fascino e di suggestioni indimenticabili. Nell’annunciare l’esibizione di un canto costruito su una delle sue più belle poesie, ho speso alcune parole per sottolineare la sua grandezza, ignaro del fatto che lui fosse presente: lo vidi venirmi incontro dal fondo della chiesa, leggermente chino e avvolto nel suo cappotto verde, custode di emozioni prima covate e vissute, poi regalate. L’emozione in quel momento fu fortissima: tutti i presenti, tantissimi, si alzarono in piedi per applaudirlo. Quasi un segnale, un saluto, forse un congedo. Poco dopo, nella sacrestia, mi raccontò della sua amicizia con Antioco Casula “Montanaru”, del suo amore per la poesia e per l’insegnamento. Decidemmo insieme di raccontare la sua storia a “Sardegna canta”. Con la produzione, in quell’occasione, allestimmo una trasmissione interamente dedicata a lui: avevamo invitato tanti ospiti che negli anni avevano cantato, letto e interpretato con passione e ammirazione la sua poesia. Tutto era pronto: la notte precedente la registrazione (fine gennaio) venne colto da malore: realizzammo comunque il programma così come l’avevamo concepito. Mi inviò in regalo i suoi libri con dedica affettuosa, grato e felice. L’ ho sentito diverse volte per telefono, ma non l’ ho più visto. Pochi istanti dopo aver appreso la notizia della sua morte sul palco dell’anfiteatro di Nuoro, Piero Marras ha intonato, insieme al Coro Ortobene “Bae luna”, il brano contenuto in “Tumbu” con testo di ziu Franzischinu. “E’ stato un momento che non dimenticherò mai – commenta il cantautore – era in programma e proprio in quel momento è arrivata la notizia. La reazione del pubblico è stata bellissima: un applauso lungo, caldo, intenso. Franceschino Satta, poeta vero e accessibile, aveva la capacità di descrivere Nuoro in un modo in cui tutti vorrebbero che fosse e non è più. Sapeva raccontare.Respiravi nelle sue “visioni” il senso della protezione, le storie e le solidarietà dei vicinati di una volta. Qualcuno ha detto che quando un poeta se ne va, se ne vanno via mondi, memorie”. Alessandro Catte, tra i tanti direttori dei Cori di Nuoro che hanno armonizzato e reso fruibili sotto altre letture, le poesie di Franceschino Satta, lo ricorda così : ” Il nostro era diventato quasi un rapporto di convivenza, negli anni. Frequentavo la sua poesia e ne ero incantato: dalla forza dei contenuti e soprattutto dalle forme irregolari della sua esposizione. Credo di aver guadagnato la sua stima soprattutto quando ho musicato i versi straordinari di “Ispadas de sole” , a suo dire il pezzo più amato : è stata quella un’impresa difficilissima poiché il lavoro era molto complicato, ma la soddisfazione di entrambi diventò commozione. Era un uomo buonissimo, uno spirito adolescenziale.Gli sarò grato per sempre. Anche Gigi Sanna, leader dei popolarissimi Istentales, ricorda la bontà del poeta nuorese: “Purtroppo una parte di lui era già morta da diverso tempo, da quando suo figlio Paolo cessò di vivere in tragiche circostanze che fecero discutere molto. Gran conoscitore della lingua nuorese e dei vocaboli oramai in disuso, ci fu di grande aiuto in diversi passaggi delle nostre composizioni”. “Per noi musicisti – aggiunge ancora Gigi Sanna – adesso resta il profondo rammarico di non aver interpretato, quando ancora era in vita, una sua poesia. Lo faremo sicuramente. E’ il giusto e doveroso omaggio che dobbiamo rivolgere a un uomo che ha descritto la nostra storia e il nostro modo di essere. Insomma, rappresentava la vita e la memoria della nostra comunità. Le sue poesie sono piccoli quadri che colorano di antico”.
Semplicemente grazie!
Grazie❤️