di ROBERTO SANNA
Baz, il pupazzo multimediale che tanto piaceva ai giovani è andato in stand-by da qualche anno, forse un giorno ritornerà oppure sarà ricordato come una delle tante figure televisive che brillavano nel vastissimo panorama del cabaret televisivo. Quel che conta è che il suo creatore, Marco Bazzoni, sia ancora sulla scena perché la sua comicità ha basi solidissime e non è mai stata dipendente dalle mode del momento. Al limite si può dire ha saputo cavalcare l’onda e quello è sicuramente un pregio. Adesso si è messo in proprio con uno spettacolo teatrale, “La verità rende single”, che sta riscuotendo grande successo in giro per l’Italia.
Fa la spola tra Milano e Sassari ormai da tanti anni: come vive la sua città, quando ritorna? «Non so se sia una fortuna, ma ci sto talmente poco che riesco a godermela comunque. Nel senso che vengo qui praticamente solo nei fine settimana e alla fine i problemi, che comunque ci sono e si vedono, li soffro di meno».
Quand’è che ha cominciato a fare seriamente il professionista e ha abbandonato la dimensione isolana? «L’anno della svolta per la mia carriera è stato sicuramente il 2002. Prima facevo l’animatore, a un certo punto ho deciso di trasferirmi a Milano per studiare e da lì è stata una crescita graduale fino a quando non sono approdato a Colorado, il programma che mi ha lanciato definitivamente».
Quanto è stato difficile conquistarsi un posto in uno dei programmi di punta della televisione? «Onestamente a quel tempo era ancora un pochino difficile, ho dovuto faticare. Negli anni immediatamente successivi invece andare in tv era piuttosto facile, nel senso che c’erano molti spazi. Intanto perché i grandi nomi avevano cominciato a tirarsi indietro, poi perché i programmi comici spuntavano come funghi su tutti i canali e bastava avere cinque minuti buoni. Alla fine, come era ovvio, tutto questo ha saturato il pubblico e la “bolla” comica della tv è scoppiata».
Tanti volti di quei programmi sono scomparsi, che fine hanno fatto? «Spariti, appunto. Con una precisazione: sono spariti quelli che volevano solo andare in televisione. Chi invece voleva fare il comico ha resistito e lavora ancora, facendo cose diverse».
Marco Bazzoni è uno di questi: come è stato il passaggio dalla televisione al teatro con uno spettacolo tutto nuovo? «Molto naturale, nel senso che quella del live sul palco è sempre stata la mia vera dimensione. Ho cominciato così e ritengo che la radio e la tv, che ho fatto per anni, siano propedeutiche al teatro».
Com’è cambiato il suo pubblico in questi anni? «All’inizio veniva a vedere il personaggio, ora viene a vedere lo spettacolo. C’è stata una naturale evoluzione, potrei dire. Tenendo conto che il personaggio “Baz multimediale” piaceva tanto ai bambini pur non essendo stato pensato specificamente per loro. Così nel pubblico trovavo tanti bambini e questo mi costringeva a modificare il copione perché certe parti non erano adatte a loro, anche a prescindere dal linguaggio».
Nella sua comicità quanto ha messo di Sassari e dei sassaresi? «Parecchio, prima di tutto lo spirito goliardico. E quando torno a casa, girare per le vie di Sassari resta sempre una fonte insostituibile di ispirazione».