di SALVATORE LAMPREU
A Monteleone Roccadoria ci sono andato una domenica pomeriggio di qualche settimana fa. Devo dire che si stava bene e se vi state chiedendo se ho visto i cavallini verdi, beh no, non li ho visti … Non sono ubriaco! Avete letto bene! Ho scritto proprio verdi! Una leggenda narra infatti che in questo angolo di medioevo pascolino, allo stato brado, verdi cavallini alti non più di un metro e mezzo. Comunque ribadisco che io di cavallini verdi non ne ho visto però ammetto di essere rimasto ugualmente stregato da questo piccolo comune abitato da poco più di cento anime e da una miriade di gattini!
L’idea di visitare Monteleone Roccadoria mi è scattata dopo aver visto un servizio al telegiornale in cui si parlava del paesino, delle sue attrattive storiche e ambientali e del fatto che purtroppo quest’anno, in seguito alla cancellazione di numerosi collegamenti Ryan Air da e per l’aeroporto di Alghero, le prenotazioni nei B&B e nelle piccole strutture ricettive del posto stanno colando a picco. In realtà è da diverso tempo che volevo visitare questa antica borgata arroccata, quasi in posizione di difesa, su un colle dell’entroterra algherese e da cui si domina l’immensa vallata e il lago dell’alto Temo. E’ che mi serviva una scusa per farlo
Monteleone Roccadoria è un luogo che, già da prima di arrivarci, ti da un’anticipazione di benvenuto quando, da lontano, scorgi alcune casette timidamente affacciate da Su Monte, la collina che le accoglie e che sembra dipinta da un pittore impressionista.
Quando mi rassegno al fatto che per arrivarci devo obbligatoriamente affrontare tutte quelle curve a gomito e quei tornanti impazziti mi chiedo, e me lo chiedo seriamente, cosa diavolo passi per la testa di tutti quei turisti tedeschi, francesi e spagnoli che decidono di trascorrere lì le loro vacanze! Mentre percorro la salita, inizio a trovare risposte alle mie domande affrettate. Il panorama che si gode, già dal principio della strada, è strepitoso. Una natura incontaminata si apre su distese di alberi verdi, alternati a enormi pareti di roccia calcarea, che si specchiano nelle acque del laghetto antistante.
Appena arrivo al centro del paese, inizio subito la mia esplorazione. Percorrendo le strade di Monteleone Roccadoria noto immediatamente una certa linearità nella conformazione delle sue vie, tutte parallele e perpendicolari tra loro. Il borgo medievale si sviluppa attorno a tre punti focali: i resti del castello dei Doria, la chiesa parrocchiale di Santo Stefano e quella di Sant’Antonio Abate.
Monteleone Roccadoria ha origini antichissime, come testimoniato dai siti archeologici della zona. La regione in cui sorge era un tempo chiamata “Nurcara” e abbracciava tutte le valli e i monti attraversati dal fiume Temo. Nel medioevo il borgo era di proprietà alla famiglia genovese dei Doria che, proprio in quel periodo, costruì il castello e la fortezza.
I Doria, che non erano esattamente in ottimi rapporti con i loro confinanti, regnarono dal colle diMonteleone Roccadoria per ben tre secoli fino alla dura battaglia con i Sassaresi che si concluse, dopo un assedio durato due anni, nella resa della popolazione stremata dalla fame. Finisce così, nel 1436, un’epoca e una storia secolare. Si interrompe la vita di un borgo che viene letteralmente raso al suolo. Occorrerà attendere un lungo secolo affinché, nel 1536, Carlo V possa concedere il permesso di ricostruire l’abitato.
Quando il paese fu distrutto, le uniche ad essere risparmiate furono le due chiese mentre il castello e la fortezza vennero terribilmente abbattuti e oggi restano solo pochi ruderi.
La prima chiesa che visito è quella diSanto Stefano, risalente al XIII secolo, con impianto a due navate di cui la prima, in origine, custodiva la cappella dei Doria. La seconda fu aggiunta nel 1536 apportando necessarie modifiche alla struttura iniziale. L’edificio, per il fatto di essere stato costruito in due epoche diverse, si presenta con stili ed elementi differenti che vanno dal tardo romanico al goticheggiante. Bellissime le statue contenute al suo interno e in particolare il simulacro della Madonna che riposa e il fonte battesimale.
La seconda chiesa che visito, purtroppo solo all’esterno in quanto chiusa, è quella diSant’Antonio Abate risalente al XII secolo e costruita in stile gotico-romano. Questa, in passato, doveva essere la chiesa parrocchiale, almeno fino alla distruzione del 1436.
Nel mio breve giretto per Monteleone Roccadoria incontro, oltre a uno stormo dioche urlatrici e a tanti gattini appisolati, pochissime persone tra cui un simpatico vecchietto che ha voglia di scherzare, una donna alla finestra che dispensa informazioni ai turisti e tre carabinieri che chiacchierano fuori dalla caserma.
Pace e tranquillità la fanno da padrona in uno scenario sospeso tra passato e presente dove un venticello dolce annuncia le luci del tramonto che in poco tempo colorano il cielo, il lago e la vallata. Monteleone Roccadoria è sicuramente un posto in cui si può stare tranquilli, lontani dai rumori delle città e dal caos del traffico. Al rientro le curve non mi sembrano poi così tante come prima. Ora capisco cosa diavolo passa per la testa a quei turisti tedeschi, francesi e spagnoli! Oh si che lo capisco!
Nel suo territorio inoltre si possono praticare numerosi sport all’aria aperta per chi ama come il climbing, il trekking, il kayak, la mountain bike e l’equitazione.
Purtroppo il paese rientra tra quelli a rischio scomparsa, da qui al 2080. La sua esigua popolazione è prevalentemente anziana e i giovani stanno partendo tutti. E’ triste pensare che questo borgo ricco di storia e cultura tra un secolo potrebbe non esistere più, proprio come accadde dopo la disfatta del 1436.
Bell’articolo. Tuttavia, esagerare nell’enfasi, può portare i visitatori a vedere persino “tre carabinieri che chiacchierano fuori dalla caserma”. Una caserma che semplicemente non c’è.