di GABRIELE FLOREDDU
C’è chi parte per cercare un lavoro, chi per motivi di studio, chi per cercare migliori opportunità di vita e c’è chi parte semplicemente per amore. E’ questo il caso della 51enne ogliastrina Gabriella Melis, (Villagrandese per parte di madre, ma cresciuta tra Jerzu e Cagliari) che da ben 27 anni vive in Cile, a Santiago. Ha lasciato da giovanissima la nostra Isola, dove era nata e cresciuta, per trasferirsi a vivere in un paese che si trova quasi “alla fine del mondo”. Certo non deve essere stato facile abbandonare tutto e tutti e cambiare radicalmente la propria vita, ma si sa che le esperienze migliori si vivono sempre quando si abbandona la propria zona di comfort. Oggi Gabriella ci racconta la sua storia.
Che motivi l’hanno spinta a lasciare la Sardegna? Ho lasciato la Sardegna e sono approdata in questo lontano paese nel 1991 per seguire un grande amore. Durante la lontana estate del 1987 ho conosciuto in Sardegna e precisamente a Sarrala, la marina di Tertenia, un uomo cileno, di cui mi sono innamorata. Qualche anno dopo, nel 1991, l’ho seguito nella sua patria, ci siamo sposati e nel 1992 abbiamo avuto una figlia, Lucrezia. Da allora ho sempre vissuto qua.
Come è stato il primo impatto con la realtà cilena? Ha trovato difficoltà nell’ambientarsi? All’inizio ero molto felice di arrivare in un nuovo Paese, ma anche spaesata e un po’ spaventata:era tutto nuovo e così diverso dalla vita in Sardegna a cui ero abituata. E’ stato difficile abituarmi alla mia nuova vita prima di tutto perché non conoscevo la lingua, lo spagnolo, e questo mi limitava nelle relazioni con gli altri. Inoltre era tutto complicato perché il Cile stava venendo fuori da un periodo storicamente molto difficile: erano gli anni in cui finiva la dittatura violenta e sanguinaria di Augusto Pinochet. Appena arrivata in Cile, ho trovato un paese molto cupo e triste e tutto grigio: erano grigi i palazzi, le strade, i negozi, soprattutto ricordo bene il grigio delle uniformi che la gente indossava: chi lavorava in banca, nelle scuole, negli uffici doveva indossare queste brutte divise. La gente era introversa, molto silenziosa e diffidente perché non più abituata ormai ad avere una vita normale, libera. Ma, nonostante ciò, la gente era piuttosto accogliente soprattutto nei confronti degli europei. Ancora oggi quando si accorgono che sono straniera e vengono a sapere che vengo dall’Italia si meravigliano del fatto che io viva qui : per loro l’Europa era ed è un mito, una cosa meravigliosa, una specie di Paradiso, credono che tutti quelli che stanno in Italia vivano al Colosseo oppure a San Pietro. All’inizio , appunto in quegli anni grigi, dovevo proprio sembrare una mosca bianca: mi fermavano per strada, soprattutto le donne, per chiedermi dove avessi comprato i miei vestiti, le scarpe. Attiravo l’attenzione, si notava che ero diversa, non c’erano allora molti turisti e pochissimi erano gli stranieri che venivano in Cile. Ma ora tutto è cambiato, ora nessuno fa più caso a queste cose, nessuno bada agli stranieri.
Com’è la sua vita attuale in Cile? Il Cile è molto cambiato. Santiago, la capitale e la città in cui vivo, è simile in tutto e per tutto alle grandi città europee e la qualità della vita è decisamente migliorata, più simile a quella che, immagino si viva in ogni altro paese del mondo. Purtroppo attualmente sono disoccupata, ho perso il lavoro e ne sto cercando un altro. Da quando sono arrivata in Cile ho sempre lavorato sfruttando la conoscenza della lingua italiana che qui è molto ricercata: ho fatto la bibliotecaria in una biblioteca italiana, la traduttrice e interprete per un istituto di commercio italo-cileno. Insomma, ho sempre lavorato e mi sono trovata bene. Vivo con mia figlia , ho tanti amici, che sostituiscono, in parte, la mia famiglia sarda e conduco una vita tranquilla.
Cosa le manca della Sardegna? Della Sardegna mi mancano tante cose. Ovviamente prima di tutto mi manca la mia famiglia e mi dispiace non poter tornare spesso come vorrei a casa. Per fortuna c’è Internet e questo un po’ mi consola! Mi manca tanto fare un bel bagno al mare, stare in acqua per ore come facevo in Sardegna, qui non è possibile. Qui io vado al mare d’inverno perché lo spettacolo dell’Oceano è bellissimo e selvaggio ma d’estate non mi piace: l’acqua è gelida. Un’ altra cosa che mi manca tanto è il cibo sardo, qui in Cile infatti il cibo non è un granché in confronto a quello sardo, la cucina cilena è noiosa per questo ho adottato la cucina internazionale, infatti cucino piatti cinesi, tailandesi e messicani.
Quali sono le differenze tra la Sardegna e il Cile? Tantissime, non saprei da che parte cominciare ad elencarle tutte. Il Cile è un paese bellissimo, è grande, difficile conoscerlo tutto: ci sono laghi, deserti, la Cordigliera delle Ande, l’Oceano Pacifico, bellissimo. Il paese ha di tutto, è molto vario. In Sardegna però c’è il mare con la sua acqua calda. E soprattutto c’è la mia famiglia.
Torneresti mai in Sardegna? In questo momento non ho progetti al riguardo ma magari quando mia figlia si farà la sua vita, si sistemerà, diventerà indipendente e troverà un lavoro ci potrò fare un pensiero: lei ha appena finito l’Università e attualmente vive con me. Però la Sardegna mi manca tanto, quindi non lo escludo.
Quali abitudini sarde ti sei portata fino in Cile? Non sono molte le abitudini che mi sono portata dietro, ma ogni tanto provo a riprodurre dei piatti tipici sardi. Cerco ogni tanto di fare i culurgiones, che adoro. Qualche mese fa ho provato a fare i malloreddus, ma non sono come quelli che mangio da mia madre quando vado in Sardegna. Adoro i piatti tipici sardi , ma non mi riescono un granché. Forse perché qui in Cile non trovo gli ingredienti giusti: la farina è una e solo una e, secondo me, non è neanche buona. Poi, non esistono il pecorino o il parmigiano. Quindi sì, io ci provo a cucinare “alla sarda” ma non mi riesce: chi non conosce gli originali, come i miei amici cileni, ne rimane entusiasta, ma io non ne sono soddisfatta.
Consiglieresti a un ragazzo/a un’esperienza del genere? Perché no? Tutto dipende da ciò che uno desidera costruire. Io penso, davvero, che una persona possa vivere bene ed essere soddisfatta della propria vita in qualunque posto del mondo, anche il più lontano, se riesce a crearsi un ambiente familiare in cui stare bene. Io per esempio, qua in Cile, visto che non ho famiglia, a parte mia figlia, ho costruito un bellissimo rapporto con le mie amiche e i miei amici, che sono diventati la mia famiglia da questa parte del mondo: ci sentiamo, ci frequentiamo spessissimo, ci vogliamo bene, facciamo delle grandi riunioni, ci aiutiamo se serve. Penso che sia vero che si sta bene dovunque se si hanno accanto persone che ci amano davvero.
Ciao, t’invidio che ti trovi in santiago, non tanto il paese” cile, perche l’italie e unica. Ho un’amica in san bernardo, per forza di cose non potro mai realizzare questo sogno. Questo pultroppa mi penalizza molto. Un abbraccio dall’italia. Precisamente dalla mia amata sicilia
Ciao pure io vorrei partire in Cile per amore,per trovarmi finalmente con il mio ragazzo, sinceramente la cosa mi spaventa per come potremo vivere insieme e per come annunciare la mia idea ai miei genitori poiché ho intenzione di partire verso i miei 20 anni ma almeno sentire una storia simile alla mia mi consola un poco