ATTILIO DEFFENU AL FRONTE E IL SUO DOCUMENTO INEDITO SU “LA CANZONE POPOLARE SARDA STRUMENTO DI PROPAGANDA FRA LE TRUPPE DELLA BRIGATA ‘SASSARI’ ”

di PAOLO PULINA

Su questo sito è stata pubblicata in due puntate l’ antologia dei brani utilizzati da Salvatore Cubeddu, a  Meolo (Venezia), presso Palazzo Cappello,  sabato 23 giugno 2018, per la relazione sul tema: “Attilio Deffenu (Nuoro, 28 dicembre 1890 – Croce di Musile di Piave, 16 giugno 1918): intellettuale, giornalista, esponente del sindacalismo e dell’autonomismo sardo”,  proposti in occasione delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra.  I luoghi della memoria: “Battaglia del Solstizio 15-22 giugno 1918”,  organizzate dalla F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia), dai Comuni di Fossalta di Piave, di Meolo, di Musile di Piave e dal Circolo culturale sardo “Ichnusa” di Mestre-Venezia, in collaborazione con Coldiretti Nord Sardegna – Associazioni Combattentistiche e Protezione Civile – Campagna Amica, e  con il patrocinio della  Regione del Veneto,  della  Regione Autonoma della Sardegna e della Città Metropolitana di Venezia.

Ci si colleghi ai link:

https://www.tottusinpari.it/2018/07/02/attilio-deffenu-da-esponente-del-sindacalismo-rivoluzionario-a-interventista-a-combattente-sul-fronte-con-la-brigata-sassari-a-valoroso-caduto-in-guerra-a-27-anni/

https://www.tottusinpari.it/2018/07/07/attilio-deffenu-da-esponente-del-sindacalismo-rivoluzionario-a-interventista-a-combattente-sul-fronte-con-la-brigata-sassari-a-valoroso-caduto-in-guerra-a-27-anni-2/

Cubeddu ha ben ricostruito, con il sussidio di ampi documenti e delle autorevoli pagine commemorative scritte da Camillo Bellieni,   il percorso biografico del giovane nuorese e l’evoluzione del suo pensiero riguardo alle sorti della Sardegna: da socialista e sindacalista rivoluzionario a teorico dell’antiprotezionismo; da nemico ideologico della guerra a fervente interventista, allo scoppio di quella che sarà la Prima guerra mondiale, essendosi convinto  della «necessità del conflitto in nome della civiltà europea e dell’avvenire della classe operaia, contro l’imperialismo dei tedeschi».

Salvatore Murgia, nella quinta  puntata del suo scritto “Storie nostre. Francesco Dore (1860-1940), un medico olzaese prestato al giornalismo e alla politica”

(ci si colleghi al link: http://www.labarbagia.net/notizie/attualita/8963/storie-nostre-francesco-dore-un-medico-olzaese-prestato-al-giornalismo-e-alla-politica-5-puntata ), ha ricordato la preoccupazione di Deffenu che gli fosse negata la partenza per il fronte dati i suoi trascorsi rivoluzionari e ha precisato come  Deffenu riuscì a ottenere l’agognato arruolamento in prima linea:  «Francesco Dore ebbe un ruolo decisivo, si può dire “fatale”, nell’aiutare Attilio Deffenu a raggiungere il fronte, da cui era tenuto lontano perché il Governo “temeva che egli vi volesse andare per farvi propaganda sovversiva contro lo Stato e la monarchia”. Nel febbraio 1916 Deffenu è infatti bloccato nell’Ospedale di Cagliari, dove divide la stanza con Carmelo Floris che “vorrebbe lavorare per la Sardegna”. A Cagliari ritrova anche il suo concittadino Francesco Ciusa “che mi sembra lavori, ma anche senta il peso della stanchezza”, e Mario Delitala “giovine e ardente, soldato di sanità”. In una lettera del giugno 1917 Deffenu chiede a Dore, “stimatissimo amico” delle antiche battaglie, “di fare qualche pratica perché quei precedenti non abbiano a costituire un ostacolo alla nomina” di aspirante ufficiale: egli voleva essere poi inviato “lassù dove farò con molto piacere alle schioppettate con gli austriaci”. E alla fine Francesco Dore riesce a convincere il generale Alfieri – allora sottosegretario al Ministero della guerra – “soltanto dopo avergli fatto garanzia che Attilio Deffenu avrebbe fatto al fronte il suo dovere di soldato, di patriota, e non la propaganda di un sovversivo”».

Sul ruolo del giovane Deffenu,  che, raggiunto finalmente lo stato maggiore della Brigata “Sassari”, viene incaricato del servizio  propaganda, è  fondamentale il  libro (quasi 400 fitte pagine)  sulla storia della Brigata curato da Giuseppina Fois nel 1981 per le Edizioni Gallizzi di Sassari (ripubblicato presso Della Torre nel 2006, riproposto in versione non integrale, in due volumi, dal quotidiano  “La Nuova Sardegna” nel 2014). Alle pagine  169-172 la Fois pubblica la Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata scritta dal sottotenente Deffenu nell’aprile 2018 e sottolinea che in essa viene «affermata la specificità del soldato sardo, che Deffenu tende a consolidare anche attraverso l’apprestamento di forme stabili di comunicazione sia all’interno della Brigata (un bollettino) sia  fra i sardi della Brigata e i sardi rimasti in Sardegna (un notiziario)».

Sul coraggio di Attilio Deffenu, che chiede di essere esonerato dalla carica di ufficiale addetto alla propaganda e all’assistenza presso il comando del 152° reggimento della Brigata “Sassari” perché vuole che gli sia affidato un plotone, e sulle ultime ore della sua giovane vita –  cade valorosamente a Croce (frazione di Musile di Piave), al mattino del 16 giugno 1918 – il riferimento d’obbligo   è al volume di Leonardo Motzo (che era stato comandante della compagnia d’assalto della “Sassari”), intitolato  Gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari, prima edizione 1930:  si vedano le pagine 223-224 della terza edizione (Della Torre, 2007).

Il C.A. (aus) Enrico Pino,  nel  suo prezioso volumetto su La Brigata “Sassari” sul Piave  nella Battaglia del Solstizio, opportunamente ristampato dalla F.A.S.I. per le manifestazioni  del Centenario di quella battaglia dalle quali abbiamo preso le mosse, così racconta: «Alle ore 5,30 le prime pattuglie del 152° reggimento arrivano a nord di Croce, che trovano apparentemente sgombro e si dirigono verso Case Gradenigo. Alle ore 6,30 il 2° battaglione del 152° ha il primo contatto con il nemico a nord di Croce. Dopo un breve combattimento in cui fa prigionieri, continua il suo movimento, ma la resistenza degli austriaci, che possono usufruire anche dei nostri reticolati che erano stati posti a difesa del caposaldo, aumenta. Contemporaneamente, il movimento del 3° battaglione trova maggiori ostacoli e resistenza sulla destra del dispositivo del reggimento. Unità esploranti  sono state inviate in ogni direzione per frugare ogni casa, per individuare dove sono nascoste le mitragliatrici nemiche che sparano da ogni dove. Una di queste unità è agli ordini di Attilio Deffenu, il quale giunge con i suoi uomini davanti a Croce ma si rende immediatamente conto che il reparto è accerchiato; sente, però, che dietro di sé il battaglione ha preso contatto con il nemico ed ha iniziato il combattimento. La situazione è difficile ed il cerchio si sta stringendo. La pattuglia reagisce con violenza per sganciarsi, combattendo contro ingenti forze nemiche. Deffenu dirige gli uomini nel combattimento, ma una bomba raggiunge l’ufficiale che, ferito, in più parti del corpo, muore; è il primo degli ufficiali caduti nella giornata».

Ritornando alla Relazione sui mezzi più  idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata, c’è solo un cenno ad uno “strumento” sul quale può far leva questa propaganda che Deffenu – ho scoperto, grazie alla collaborazione di Salvatore Tola, esperto e appassionato di poesia in lingua sarda –  tratta con ben più ampio approfondimento in un documento, che, salvo errore, può essere considerato fino ad oggi inedito.

Deffenu nella sua Relazione scrive: «Il vero figlio  dell’Isola – per qualunque causa si batta – sente il dovere di fare, come comunemente si dice,  bella  figura, di non parer vile, mai, di fronte a qualsiasi pericolo. Una popolare canzone dialettale nata dalla guerra esprime assai bene questo diffuso stato d’animo quando dice, rivolgendosi al Sardo combattente: “Non solo i tuoi genitori, la tua donna, i tuoi parenti, la tua gente, ma anche i  sassi delle tue roccie si rivolteranno contro di te, se tornerai all’Isola con in fronte il marchio dell’infamia  e del disonore”».

Di che si tratta?

Salvatore Tola sia  nel volume La poesia dei poveri (Cagliari, AM&D, 1997) sia

nel saggio-antologia La letteratura in lingua sarda (Cagliari, CUEC, 2006) cita alcune frasi di un documento senza data intitolato La canzone popolare sarda strumento di propaganda fra le truppe della Brigata ”Sassari”  (depositato in “Fondo Deffenu” presso la Biblioteca “Satta” di  Nuoro).

Escluso evidentemente, in base alle brevi citazioni  pubblicate da Tola,  che  potesse trattarsi  di una copia con altro titolo della Relazione sopracitata, gli ho chiesto  se poteva farmi avere il documento integrale. Così è avvenuto, e grazie alla cortesia  di Tola, è possibile pubblicare in questo sito l’interessantissimo documento.

 

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