«Non mi sento un simbolo, ma sono felice di questo riconoscimento, così come lo sono del nuovo ruolo di rappresentante dei giocatori dell’Eurolega». Gigi Datome stringe la mano delle mani del presidente del Coni, Giovanni Malagò e prova a mettere un po’ d’ordine in un’estate movimentata e piena di impegni, come sempre.
Roma, centro di preparazione olimpica “Giulio Onesti” dell’Acquacetosa. Gigi Datome arriva in compagnia della sua compagna Camilla e di suo cugino Robertino. Per la stella del Fenerbahce, che con la maglia della Virtus Roma e della nazionale italiana ha scritto capitoli importanti della sua carriera, è un ritorno a casa vero e proprio, testimoniato anche dal caloroso saluto di Malagò. Ad attendere il campione olbiese c’è un riconoscimento insolito quanto prezioso: una scultura di bronzo realizzata sul calco della sua mano destra, quella “buona”. «Non sono un intenditore ma quando l’arte incontra lo sport può nascere solo qualcosa di buono – ha detto Datome –. È una scultura simbolica ma per me significa tantissimo, è qualcosa che rimane per sempre. Ovviamente sono molto legato alla mia mano – ha sorriso l’ex giocatore dei Boston Celtic –, mi fa piacere che abbiano pensato a me: c’è la mia mano, la palla da basket, i miei numeri, la Sardegna. Direi che c’è tutto».
L’impronta della sua mano destra era stata presa l’estate scorsa in Sardegna. Dante Mortet, ultimo erede di una famiglia di cesellatori, ha lavorato per mesi alla realizzazione del progetto. Di suo, nella bottega Mano Artigiana di via dei Portoghesi, che esiste da un secolo e nella quale sono passati personaggi del calibro di Ennio Morricone, Pelè, Robert De Niro e Samuel L.Jackson, Mortet ha aggiunto l’idea di completare quest’opera unica con una palla da basket e l’immagine della Sardegna. Più artigiano che artista, come ama definirsi, ma certamente amico della nostra isola e ammiratore di Datome. «È il primo giocatore di basket per il quale realizzo un’opera – ha sottolineato –. In lista d’attesa ce n’è un altro, ma gli ho chiesto di aspettare che finissi il lavoro di Gigi: si chiama Kobe Bryant».
Nei giorni scorsi Datome è stato nominato dai suoi colleghi alla presidenza della Euroleague player association. «È un’idea partita durante l’ultima stagione – rivela il tre volte campione di Turchia –, perché durante alcuni incontri era emersa la necessità di dare una rappresentanza ai giocatori. Nella riunione di Barcellona, alla quale erano rappresentate tutte le 16 squadre, si è deciso che io sia il front man di questa associazione. Mi fa molto piacere, l’obiettivo è collaborare per migliorare il prodotto. Devo ringraziare Eurolega per avermi inserito nei loghi e nei promo del torneo e per avere realizzato un documentario su di me. Vogliamo fortemente contribuire a migliorare lo standard di ogni squadra. Io ho la fortuna di giocare con il Fenerbahce che è davvero al top, ma l’ideale sarebbe riuscire a far uniformare tutti i club a questo standard».
Dopo un’estate di pausa dalla nazionale, Datome potrebbe presto tornare al suo ruolo di capitano. Ma per il momento preferisce glissare. «Sono stato a Trieste nel ritiro azzurro per un saluto – dice –, faccio il tifo per loro in queste qualificazioni e non sarebbe simpatico da parte mia interferire proprio in un periodo così delicato e importante. Di certo la maglia azzurra è sempre nel mio cuore. Ora ci sono in campo altri ragazzi validi, più avanti vedrò cosa fare».