di BRUNO CULEDDU
“Un momento di approfondimento necessario per capire e ampliare la sfera delle conoscenze di tutti sul fenomeno migratorio in un periodo delicato, attraversato da false verità e notizie infondate che alimentano paure ingiustificate e atteggiamenti che spesso sconfinano nell’intolleranza e nel razzismo. C’è bisogno di un’informazione corretta e di un ampio coinvolgimento dei giovani nelle discussioni che riguardano le migrazioni “.
Lo ha dichiarato Filippo Spanu, assessore agli Affari Regionali, nel corso della manifestazione voluta dalla Regione Sardegna “Nois, la Sardegna che accoglie” che si è tenuta a Cagliari il 23 e 24 giugno.
“Dobbiamo ricordarci che siamo un’isola al centro del Mediterraneo – ha ancora detto Spanu – e il nostro ruolo è importante. E poi tutti noi, sardi in primis, siamo sempre stati in viaggio: la migrazione fa parte della nostra storia, non dovremmo mai dimenticarlo” .
“Nois, la Sardegna che accoglie” è stato un evento ricco di incontri, discussioni e spettacoli che ha visto salire sul palco del Teatro Massimo rappresentanti delle istituzioni, studiosi di settore, giornalisti, scrittori e registi per dar vita a un confronto a tutto campo su un problema di drammatica e stringente attualità: il flusso migratorio verso l’Europa.
Il progetto “MIGRANTES PER L’EUROPA”, finanziato ai sensi della L.R. 7/91 dalla Regione Autonoma della Sardegna e gestito dal circolo “Sardegna” di Bologna con il coordinamento di Antonio Gonario Pirisi, è stato particolarmente opportuno e apprezzato in questo contesto.
La mostra, ideata e curata da Luca Paulesu, è stata allestita da Mario Ledda e Giovanni Aru negli spazi della Mgallery, adiacenti al Teatro Massimo, quale ulteriore occasione di riflessione.
“MIGRANTES PER L’EUROPA” interpreta l’epocale fenomeno dell’emigrazione attraverso l’ottica dissacrante della satira, mettendo in scena una varietà di punti di vista che riflette il dibattito attuale.
I nuovi migranti, che fuggono dalla disperazione, da Stati tragicamente oppressivi e da terre dove carestie croniche non consentono la sopravvivenza, sono considerati sempre più dei concorrenti pericolosi per cittadini, stabili e non, che già risiedono all’interno dello spazio europeo. “Vorrei diventare cittadino italiano” – “amante del rischio?” è il sarcastico commento di Altan.
La paura di un’orda di migranti che invade il Paese ed entra in città, sino a profanare l’intimità della casa, è ben espressa dalla vignetta di Marco De Angelis in cui una coppia vede il proprio letto invaso da un barcone di profughi.
Il migrante economico e il rifugiato sembrano essere diventati i responsabili della chiusura delle frontiere intraeuropee e del ritorno ai nazionalismi, nonché dell’impoverimento del sistema di welfare.
La solidarietà fra gli Stati vacilla: i fondamenti stessi dell’UE vengono messi in discussione. Un indirizzo, questo, che rischia di privare il progetto europeo di ogni significato concreto.
La mostra vuole quindi evidenziare le contraddizioni tipiche del progetto europeo: il dualismo tra l’enunciazione dei principi e la loro applicazione; tra il centro del potere e le periferie nazionali; tra l’entusiastico programma di un’unione sempre più stretta fra i popoli conformemente al principio di sussidiarietà, a fronte delle afflittive misure economiche imposte da Bruxelles ai Paesi dell’Unione in crisi.
Degli oltre 500 milioni di cittadini membri dell’UE, più di 14 milioni hanno scelto di vivere in un Paese diverso dal proprio e alcuni Stati dell’Unione sono tornati a essere Paesi di emigrazione.
Le statistiche ci dicono che a partire sono soprattutto giovani istruiti e di alta professionalità. L’immagine di Agim Sulay, una delle più emblematiche della rassegna, rappresenta un europeo di mezza età – dall’abbigliamento e dai modi si capisce che ha passato tempi migliori – che sotto un lacerato poster pubblicitario dell’Europa chiede in ginocchio la carità nella pubblica via. È il gioco crudele della satira.
L’Europa si è ripiegata su se stessa e ha blindato progressivamente anche i suoi confini esterni. Non c’è più posto per i migranti.
Poco importa nel dibattito pubblico se l’Europa dimostra di avere bisogno della migrazione, e se ciò viene confermato dalle proiezioni demografico economiche prodotte dai Paesi del vecchio continente. Il direttore dell’INPS ci ricorda che gli immigrati hanno il merito di sostenere e garantire il sistema e la tenuta delle nostre pensioni? Ebbene, nella vignetta di Katerpillar la coppia di anziani commenta: che ce le paghino a casa loro!
Il martellamento mediatico anti-migranti di questi giorni è più forte di qualsiasi voce discorde.
L’Austria minaccia di militarizzare la frontiera – “A casa loro” -, e la Francia continua a presidiare il Frejus. Gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo chiudono i loro porti – “Stop all’invasione”.
L’Europa non riesce a esprimere una politica migratoria comune e qualsiasi tentativo di cooperazione si sgretola. L’incapacità delle istituzioni EU di trovare soluzioni concrete di unitaria riorganizzazione dei flussi, dei canali di accoglienza e di transito produce conseguenze drammatiche. Coloro che fortunosamente riescono ad attraversare il confine europeo, uomini, donne e bambini, rimangono straziati nel filo spinato certificato CE. L’illustrazione di Marco De Angelis merita una sosta di riflessione e induce a considerazioni amare.
Nessuno dei Paesi membri dimostra di voler rispettare le regole comunitarie di pianificazione del collocamento dei richiedenti asilo. I più indifesi fra gli individui del pianeta, protetti dalla Convenzione di Ginevra, dalle norme costituzionali e da numerose Direttive Europee, sono ridotti a balzello odioso da scaricare sugli altri: “Dobbiamo dividerci i profughi” – “Ok. Noi ne prendiamo mezzo”.
Se questa è l’Europa:“Sorry for Europe” dice il vignettista Mauro Biani. Non ci resta che scusarci, stando ben al di qua delle recinzioni, noialtri (cittadini).