di LUCIA BECCHERE
Parlare di musica con il grande chitarrista Cristiano Porqueddu 42 anni, nuorese di nascita ma cittadino del mondo, è come compiere un viaggio a traverso un tempio affollato di emozioni, colori e melodie.
Il giovane musicista, che è molto conosciuto ed apprezzato, pur occupandosi in particolar modo dello studio originale per chitarra del XX e XXI secolo spazia dal concertismo alla discografia, dalla composizione all’attività di editor (curatore editorialendr), dalla direzione artistica alla docenza. Ha al suo attivo centinaia di concerti in Europa e negli Stati Uniti, oltre cinquanta dischi e 21 pubblicazioni con prestigiose case editrici.
Dal 2009 fa parte degli artisti della major internazionale “Brilliant Classics”, l’etichetta discografica olandese con cui ha firmato un contratto di produzione delle sue release (pubblicazioni discografiche ndr) che verranno distribuite in oltre quaranta paesi. Nel suo catalogo troviamo i cofanetti Novecento Guitar già alla terza serie, il cofanetto di quattordici volumi dedicato alla musica per chitarra sola del compositore contemporaneo Angelo Gilardino e la recentissima raccolta di quattro volumi dedicata alle composizioni originali di autori russi e sovietici.
Considerato un grande dalla critica mondiale (A. Gilardino, G. Biberian e M. Delpriora) e da importanti istituzioni (la Manhattan Music School e la Juilliard School), nel 2017 ha esordito con un concerto solista alla Carnegie Hall di New York, una delle più prestigiose sale di concerto al mondo, evento che è stato definito «un vero trionfo» da parte di tutta la stampa newyorkese.
Eccellente compositore di musica per chitarra, per alcune sue opere gli è stato conferito il Primo Premio in diversi concorsi internazionali in Europa, Asia e America.
Da editor cura opere di numerosi compositori alcuni dei quali scrivono per lui.
Da vent’anni si occupa della direzione artistica di “Musicare”, associazione culturale nuorese che organizza eventi di musica classica di alto livello, concerti e concorsi internazionali, seminari, corsi di perfezionamento e conferenze.
Dal 1999 è titolare della cattedra di chitarra presso la Scuola Civica di Musica “Antonietta Chironi” di Nuoro e i suoi allievi vantano pregevoli riconoscimenti nei conservatori d’Italia e d’oltralpe.
Giovane colto e raffinato Cristiano Porqueddu pur consapevole di poter esperire tutte le vie inesplorate della musica, definisce il suo percorso artistico «faticoso ma allo stesso tempo privilegiato». Noi lo abbiamo incontrato.
A che età ha preso in mano la chitarra? «Credo a sei anni».
Come è nata la passione per la musica? «È stato mio padre ad offrirmi i primi strumenti tecnici. Suonava la chitarra a livello amatoriale, ha sempre avuto la passione per i grandi interpreti della musica classica degli anni 60 e 70, trascorreva intere serate a suonare e anche mio fratello nel tempo libero suona la batteria. Un’intera famiglia che ama la musica mi ha supportato».
In che modo? «Francamente non so come. So per certo quanto sia difficile mettere in mano uno strumento musicale ad un bambino così piccolo, i miei genitori sono stati molto bravi e a loro va il merito di avermi fatto amare la musica. Per me che non ne avevo contezza, era tutto un gioco».
Dunque parliamo di genio e di talento? «Oh no! Nella mia formazione il genio e il talento rappresentano solo il 2 % tutto l’altro è lavoro, studio e applicazione. La maggior parte del risultato di un artista credo sia da attribuire ad un impegno serio e l’idea di una luce che ispira e folgora è una bella immagine ma tanto lontana dalla realtà. È tutto durissimo lavoro».
Quando si è esaurito il rapporto musicale fra genitore e figlio? «Credo mai. Il rapporto tra famiglia e musicista, in questo caso fra me e i miei genitori, non si è mai interrotto nel senso che per me loro rimangono sempre importanti figure di riferimento. Vede, non si può essere dei bravi musicisti e delle pessime persone, se il contesto è buono è facile essere un buon musicista altrimenti tutto si complica».
Oltre suo padre chi le ha insegnato la musica? «Tantissimi maestri sparsi ovunque. Tuttavia la mia preparazione nel 99% è da autodidatta. Mentre a Nuoro frequentavo la scuola pubblica, da privatista sostenevo gli esami al conservatorio di Adria e di Perugia per poi frequentare l’ultimo anno a Sassari. Ho conseguito il diploma ai ragionieri a 19 anni e al conservatorio a 21. Frequentavo ingegneria informatica alla Normale di Pisa ma dopo alcuni esami ho deciso di lasciare per dedicarmi interamente alla musica».
Cos’è successo in seguito? «A 22 anni ho conosciuto il professor Angelo Gilardino un pilastro della chitarra classica, uno dei compositori più illustri al mondo, tre volte premio “Chitarra d’oro”».
Dove e come l’ha conosciuto? «A Trivero vicino Biella, in uno dei tantissimi corsi che ho frequentato in Europa. L’anno successivo mi sono iscritto al corso superiore di perfezionamento dell’Accademia Internazionale di Musica “Lorenzo Perosi” di Biella da lui tenuto e dove frequentano musicisti provenienti da tutto il pianeta».
Perché ha scelto di approfondire la musica originale del XX e del XXI secolo? «Credo che proprio in quel preciso momento lo strumento abbia raggiunto la sua identità, al compositore spetta il compito di penetrare e sfruttare tutte le caratteristiche e le infinite possibilità di uno strumento che benché di piccole dimensioni affonda nel timbro e nel colore del suono senza limitarsi alle più conosciute, quelle popolari».
Che tipo di rapporto ha avuto con Angelo Gilardino? «L’unica figura che io definisco maestro, ha spalancato in me delle finestre immense introducendomi in un repertorio enorme e questo per me è stato straordinario. Sono curioso nel profondo e la scoperta del nuovo e dell’inesplorato mi affascina».
In che modo una figura di così alto spessore ha influito nella sua formazione? «Gilardino ha avuto grande rilevanza dal punto di vista umano. Raramente interveniva su elementi di natura tecnica affermando che “Non si può toccare un orologio che già funziona” essendo io tecnicamente già formato. Da vero maestro, invece, mi ha veicolato e guidato verso lo studio specifico del Novecento. L’ho sempre considerato un punto di riferimento pur essendosi esaurito fra di noi quel rapporto fra maestro e allievo, tuttavia trovo che un paragone fra me e lui sarebbe assurdo e impensabile. Il nostro non è un rapporto alla pari ma di profondo rispetto e tutt’ora riconosco che i suoi suggerimenti hanno sempre qualcosa di prezioso a cui io posso attingere essendo lui una persona di rara e squisita bontà che da vero musicista non conosce egoismi».
Come si sente nel calcare i palcoscenici di tutto il mondo? «Felice nel poter fare tutto quello che mi sento di fare. Non c’è stipendio o compenso che tenga».
Com’è l’emozione di un artista? «Non credo sia più forte o più debole. Penso che un artista abbia un’antenna in più e senza dubbio questo è una fortuna».
per gentile concessione de L’ORTOBENE
Un grande