di CARMEN SALIS
Presentato lo scorso 27 maggio a Milano l’opera prima di Rita Murgia: “Un giro di Jack” (Edizioni Amicolibro), romanzo autobiografico che ripercorre attraverso ogni personaggio, ogni luogo, e ogni piccola trasgressione, quella che è sì la prima giovinezza dell’autrice, ma è soprattutto un periodo che ha visto crescere e prendere posto nella società molti di noi. Rita Murgia, sarda di origini, avvocato di successo a Milano, ha impreziosito i suoi ricordi mescolando sapientemente profumi e colori di territori diversi, lasciando che il lettore possa viverli e sentirli anche senza mai esserci mai stato. Ha saputo, con forza e prepotenza, dimostrare che quando si ama, si ama con tutta l’energia e il cuore, che sia il mare, l’amore, l’amicizia, la musica, il luogo che hai lasciato e quello che invece hai scelto per vivere. Un libro, che è a tratti un grande concerto, a tratti un gran bel viaggio.
Rita, mettersi in gioco con un libro è un rischio o è un continuare a giocare e divertirsi? Penso che sia entrambe le cose. Sicuramente pubblicare un libro significa anche esporsi al giudizio delle persone e questo costituisce un rischio. Si tratta però di un rischio che ho deciso di accettare. Mi sono appassionata e divertita a scrivere “Un giro di Jack”, per questa ragione desideravo condividerlo con gli altri. Ho scoperto poi che con la pubblicazione si inaugurava un’altra fase e cominciava una esperienza del tutto nuova, affascinante ed elettrizzante. Se ci si mette in gioco poi bisogna giocare e si rischia di divertirsi pure.
Sardegna e Lombardia: due luoghi che ami e dei quali hai raccontato la bellezza. Sono nata a Capoterra un paese del Cagliaritano da genitori entrambi sardi. Mi sono sempre vantata del fatto che la nostra isolanità ci rendesse una splendida popolazione dalle origini preservate rispetto al continente. Se penso alle mie radici so per certo che le stesse sono sarde e si perdono nei tempi. La Sardegna è quindi la mia terra e nel libro non potrei non parlarne anche se l’ho lasciata circa vent’anni fa. E quindi la Sardegna è la donna che ho abbandonato come fossi un uomo ingrato e lei bella e ipnotica attende in uno spazio senza tempo, dove tutto è antico perché niente cambia mai. Proprio io che apprezzo le mie origini e amo la terra che mi ha visto crescere, sono partita per scappare da quello spazio senza tempo che pur mi affascina e per immergermi nella più prosaica grande metropoli che ti accoglie e ti regala opportunità. La mia Lombardia, in verità è Milano e nessun altro luogo chemi ha fatto invaghire del suo dinamismo, che mi distrae con mille proposte, chemi haaffascina nel suo essere così Europea. Milano pure è una donna dalla grande personalità che mi ha accolto con generosità. Quando parti e ti allontani dalla tua terra, provi inizialmente la sensazione di non sentirti più di nessun luogo: non sei più riconosciuta come indigena da coloro che sono rimasti a casa e il nuovo luogo dove abiti non è ancora casa per te. “Dovunque vada sono via”, dicevano bene I Tiromancino in una canzone. Superato quel momento ti senti di entrambi i luoghi ed è un grande arricchimento. Ebbene io sono una sardo-milanese e nel romanzo ho scritto di questi due luoghi che per me non sono solo cornice ma protagonisti della mia vita.
La musica colonna sonora di una giovinezza, vissuta più da “dentro” il gruppo. Fa la differenza? Gli anni di Un giro di Jack sono stati anni in cui si è danzata la musica glam rock dei RazzleDazzle (che conoscerete se vi avrò abbastanza incuriosito da convincervi ad acquistare il romanzo), la band di cui ci sentivamo parte e che seguivamo dappertutto. Io e gli altri della comitiva amavano la loro musica e amavamo la compagnia di questi ragazzi un po’ folletti speciali. Ho sempre amato la musica ma viverla al fianco del RazzleDazzle mi ha dato modo di vedere come nasce, come viene costruita e apprezzare l’energia che da essa scaturisce ad ogni concerto. Sarebbe bello che per le strade si diffondesse musica, dovrebbe essere un servizio comunale alla stregua della luce, del gas e dell’acqua. Saremmo tutti più sorridenti e ci sentiremmo più giovani.
La famiglia, gli amici e l’amore: una terzina vincente… Oppure un cocktail avvincente a base di Jack? L’amore pervade il libro: dall’amore amicale, familiare e parentale a quello passionale vissuto anche in maniera goffa e totalizzante.L’inesperienza dei vent’anni a volte ti porta a sovradosaggi da ubriacatura, se vogliamo continuare con la metafora alcolica. Una cosa è certa non ero astemia all’epoca e non lo diventerò neppure in futuro.
Cosa farai da grande? Vorrei fare tante cose ma a mettere troppa carne al fuoco il rischio è che si bruci tutta. Quindi penso che, tenendo tutti i sensi belli vigili, seguirò il corso naturale del mio destino che per ora mi ha riservato esperienze importanti e vedrò cosa avrà la vita in serbo per me. Per ora sono impegnata nel mio lavoro di avvocato e nella promozione di questo libro cui voglio dedicare il tempo che si merita.
Dopo Milano, porterai il libro in Sardegna con qualche presentazione? Certamente! Mi auguro di avere tante occasioni di portarlo nella mia Sardegna. Attualmente sono in programma due date: presenteremo il libro a Capoterra presso la Biblioteca Comunale il giorno 13 luglio 2018 alle ore 18.00, mentre il giorno dopo il 14 luglio 2018 saremo a Sarroch. Ma questo sarà solo l’inizio: meglio non porre alcun limite ai giri di Jack.