di LUCIA BECCHERE
Grande attenzione da parte del pubblico che venerdì 18 maggio nell’auditorium della Biblioteca Satta di Nuoro ha assistito alla presentazione del libro Salvatore Satta. L’impegno civile di una vita
edito da Il Maestrale. Il testo, curato dal Professore Ugo Collu, patrocinato dal Comune e dalla Camera di Commercio di Nuoro, dal distretto culturale del nuorese e dalla Fondazione di Sardegna, raccoglie gli atti dei convegni che si sono tenuti in città dal 2015 al 2017 in occasione dei 40 anni dalla scomparsa dell’illustre giurista- scrittore nuorese (1975-2015).
«Tutti noi abbiamo il dovere morale di ricordare Salvatore Satta», ha detto il sindaco di Nuoro Andrea Soddu nei suoi saluti istituzionali mentre Agostino Cicalò presidente del Distretto culturale e della Camera di commercio di Nuoro ha sottolineato il grande livello dell’opera che ha avuto il riconoscimento da parte della presidenza della Repubblica e di altri soggetti del mondo della cultura. Cicalò ha voluto precisare come questo evento faccia parte di un più ampio progetto del Distretto la cui essenza è quella di coniugare cultura ed economia per produrre benessere. In rappresentanza della Fondazione Sardegna è stato Marco Mele a portare i saluti di Antonello Cabras.
Sebastian Cocco Assessore alla Cultura di Nuoro e moderatore della serata, ha esordito con la lettura di un bracon tratto dall’intervento di Francesco Cossiga al Convegno che si era tenuto in città nel 2002 per celebrare il centenario della nascita di Satta, «grande testimone civile al quale noi tutti dobbiamo molto ». Poi, dialogando con i relatori ha chiesto al professore Antonio Delogu, docente di filosofia morale all’Università di Sassari, quale fosse il pensiero di Satta in merito alrapporto fra norma e diritto.
«Norma e diritto – ha esordito Delogu nel suo appassionato intervento – appaiono nel momento in cui un individuo interpreta e coglie il senso del giudizio perché il diritto ha il suo fondamento nel cuore degli uomini. Il giudice non deve valutare solo l’azione ma chi la pone in essere e perché. In Satta il diritto è il fine del giudizio e si identifica l’individuo, espressione autentica e funzionale della vita reale. In lui parole, metafore ed immagini diventano corpi tattili che toccano e penetrano il vissuto dell’uomo. Satta – ha detto ancora Delogu – rifugge da concettualismi, da dottrine teoriche per cogliere il senso delle cose in quanto essere prigioniero del sistema significa deformare le realtà».
Alla luce della sua esperienza professionale, il rapporto fra processo e giudizio le risulta ancora così incrinato come denunciava Satta? Ha chiesto ancora Cocco ad Antonello Menne, docente di diritto commerciale all’Università di Piacenza. «Fino al 1979 Satta era sconosciuto al grande pubblico per diventare un caso internazionale dopo la pubblicazione de Il giorno del giudizio in quanto i suoi detrattori avevano messo in piedi un disegno per fare sì che il pensiero giuridico sattiano restasse sconosciuto. Il perché ruota attorno alla domanda del moderatore. Era il 1937 quando il mondo accademico e la magistratura affermavano che lo stile impareggiabile della sua scrittura era l’unica virtù, affermazione equivalente ad una plateale bocciatura del suo pensiero». Menne nel suo intervento ha evidenziato la posizione libera ed indipendente di Satta rispetto al sistema, pensiero che il giurista aveva riaffermato nella prolusione dell’anno accademico all’Università di Padova schierandosi apertamente contro i baroni della scienza nel sostenere che il processo è il luogo dove vive il diritto e dove si afno fermano le volontà delle parti. Il relatore ha ricordato anche l’esperienza di Satta quando a Milano entrò a far parte dello studio legale del professor Zanzucchi, artefice del rinnovamento della scienza del processo. Maestro e guida per Satta, che da lui apprese lo spirito laico e l’arte del rigore, Zanzucchi indirizzò il giovane giurista alla scrittura e alla docenza più che alle aule dei tribunali. «Satta – ha chiosato Menne – condanna l’astratto concettualismo. Il processo è il luogo dove si consuma il giudizio ». Pensiero innovativo e moderno fondato su principi morali, teso ad affermare la libertà e l’indipendenza di ogni individuo da vincoli morali, politici o accademici.
Il professore Ugo Collu, nel suo intervento conclusivo, ha ricordato le non poche difficoltà a cui è andata incontro la pubblicazione de Il giorno del giudizio. Autore di saggi filosofici, artistici e letterari, colonna portante degli studi su Satta, a Collu va il grande merito di avere ideato e promosso ben tre convegni (Attualità dell’opera giuridica, L’Humanitas dell’opera letteraria, L’impegno civile di una vita. De profundis per la patria) che hanno visto a Nuoro la presenza di grandi nomi della cultura come Bodei, Mercadante, Della Loggia. Collu ha realizzato qualcosa che mai nessuno era riuscito a fare, ha curato con rigore scientifico la riedizione de Il giorno del giudizio del 1977 apportando le correzioni ai rifusi che stravolgevano il sottile pensiero sattiano. È grazie al suo caparbio impegno e alla sua grande passione oltre che alla sensibilità dei nostri amministratori, se noi oggi possiamo godere del testo originale del nostro illustre concittadino.
per gentile concessione de L’ORTOBENE