di RICCARDO SGUALDINI
È un appuntamento che si rinnova dal 1988, uno degli eventi più attesi dell’estate jazzistica: dall’8 al 16 agosto ritorna Time in Jazz, il festival internazionale ideato e diretto da Paolo Fresu tra il suo paese natale, Berchidda, e vari altri centri e località del nord Sardegna.
Salutata l’anno scorso la sua trentesima edizione, la manifestazione interrompe temporaneamente la consuetudine di ruotare intorno a un percorso tematico caratterizzante, e sceglie stavolta come titolo un numero romano: “XXXI”. Spiega Paolo Fresu nelle sue note di presentazione: “Ciò che vogliamo fare per i prossimi 3 anni è giocare sui numeri romani XXXI, XXXII, XXXIII perché ci appassiona ed è stimolo per nuove connessioni artistiche e creative. Del resto, se abbiamo fatto 30 possiamo fare 31 e, dopo l’edizione del 2020, proveremo a ‘dire 33’ per comprendere se lo stato di salute di Time in Jazz è buono. Perché lo sia continueremo ad impegnarci come abbiamo fatto in questi primi 30 anni. Con passione e dedizione. Mettendoci all’ascolto di quelle che sono le novità della musica contemporanea in campo internazionale ma senza dimenticare il jazz italiano che, sempre di più, è presente in seno al programma del nostro festival”.
Su queste coordinate si svilupperanno dunque le nove giornate del prossimo agosto in terra sarda, un calendario come sempre fitto di proposte differenti, con il consueto occhio di riguardo per il jazz italiano e in particolare per i suoi giovani esponenti (alcuni dei quali, riprendendo la positiva esperienza dell’anno scorso, saranno coinvolti anche come volontari nelle varie branche dell’organizzazione del festival): un vasto e variegato cast che abbraccia diverse generazioni di musicisti e comprende, tra gli altri, i nomi di Enrico Rava con il suo gruppo Tribe (Gianluca Petrella, Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista, Fabrizio Sferra), Gegè Munari, Greta Panettieri, Enrico Zanisi, William Greco, Emanuele Maniscalco, Carla Casarano, Matteo Bortone, Vincenzo Saetta, Gabrio Baldacci, Francesco Lento, Pasquale Mirra, Marco Bardoscia, Stefano Tamborrino, Francesco Diodati, Luca Bulgarelli, oltre ai quasi esordienti Giovanni Gaias, giovane batterista berchiddese, e ai Plus 39, ovvero il gruppo composto dai migliori allievi della scorsa edizione del Seminario Nuoro Jazz.
Accanto agli italiani, una qualificata pattuglia di artisti internazionali: il sassofonista americano Steve Coleman con i Five Elements, il suonatore di oud e cantante tunisino Dhafer Youssef, la big band franco-algerina-marocchina Fanfaraï e, in arrivo dalla Svezia il pianista Jan Lundgren e il trombonista Nils Landgren con i rispettivi progetti.
Novità nel palinsesto del palco “centrale”, del festival, quello allestito nella piazza del Popolo a Berchidda: in programma non due ma un solo set per ciascuna delle quattro serate previste (quelle da domenica 12 a mercoledì 15), seguito però da un “late night show” nella piazzetta adiacente curato da Gianluca Petrella: “Time is over” (questo il titolo), un dopofestival all’insegna di groove e ritmiche africaneggianti, hip-hop e scratch con ospiti di volta in volta diversi come Mop Mop, dj Khalab, dj Gruff e altri a sorpresa.
Più di trenta eventi musicali che si succedono nell’arco di nove giorni, dal mattino a notte fonda, come sempre in spazi e scenari differenti: dai boschi montani agli scorci marini, dalle stazioni ferroviarie alle chiesette di campagna, dalle piazze agli altri luoghi notevoli dei diversi comuni (quattordici, al momento, quelli confermati), che insieme a Berchidda costituiscono il “circuito” del trentunesimo Time in Jazz: Bortigiadas, Cheremule, Erula, Loiri Porto San Paolo, Mores, Olbia, Ozieri, Ploaghe, Posada, San Teodoro, Sassari, Sorso, Telti, Tempio Pausania.
E accanto alla musica, il consueto spazio previsto per le varie iniziative di promozione e sensibilizzazione ambientale, presentazioni di novità editoriali, la selezione di film e documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu, e il Progetto Arti Visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu, a completare un cartellone fitto di appuntamenti messo in cantiere dall’associazione culturale Time in Jazz con il contributo della Fondazione di Sardegna, del Banco di Sardegna, – Gruppo BPER delle Amministrazioni Comunali di Berchidda e degli altri centri interessati, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dell’Unione Europea/progetto Caras, e progetto LIFE – GreenFEST della Comunità Montana Monte Acuto, con la partecipazione e il sostegno di Unipol Gruppo, Corsica Ferries–Sardinia Ferries, SIAE, Geasar, Agenzia Regionale Forestas, Associazione i-Jazz, Ente Musicale di Nuoro, Festival Creuza de Mà, Radio Monte Carlo, Le Cantine del jazz, Area Marina Protetta Tavolara, Escursì, Tanda&Spada, Sardo Sole, Società agricola MP Sardinia, Acqua San Martino.
L’immagine e la grafica del manifesto sono del giovane designer Paolo Rizzu.
- Al via mercoledì 8 agosto
Il buon festival si vede dal mattino: il primo atto in scaletta, mercoledì 8 agosto, è infatti alle 9 al Demanio Forestale Monte Limbara Sud. Ed è anche la prima della folta serie di produzioni originali proposte da questa edizione numero trentuno di Time in Jazz: protagonista in solo il pianista William Greco, classe 1987, “in prestito” dall’organico del progetto “Lumina”, in programma due sere dopo al Museo del Vino di Berchidda.
Dalla montagna alla costa: cambio di scenario e di atmosfere, a mezzogiorno, per seguire a Olbia un giovane talento berchiddese, il batterista Giovanni Gaias, ventidue anni compiuti a gennaio, in concerto nella chiesa di San Paolo alla testa del suo trio, con Jim Solinas (Hammond, piano, synth, basso) e Giuseppe Spanu (chitarra), per presentare il suo album “Nannigroove Experience”, in uscita prevista per quest’estate: un lavoro che si annuncia nel segno di un sound trasversale a diverse correnti della black music, partendo dalla matrice blues e passando per tutti i suoi derivati, specialmente il funk.
Nuovo spostamento, nel tardo pomeriggio, alle 18, per un altro progetto originale: a Erula, piccolo paese dell’Anglona, è di scena un trio composto da Enrico Zanisi – classe 1990, uno dei più interessanti pianisti emersi di recente dalla scena jazzistica nazionale -, Gabriele Evangelista – nato nel 1988 e già dal 2010 contrabbassista nel gruppo Tribe di quel talent scout dal fiuto infallibile che è Enrico Rava -, e il più “anziano” dei tre, Emanuele Maniscalco (1983), artista poliedrico, pianista e batterista (ma anche fotografo) con nove album a suo nome, dal piano solo al quartetto, di cui due per l’etichetta ECM con il trio Third Reel.
L’ultimo impegno della giornata inaugurale riporta il festival in riva al mare, alla Torre di San Giovanni, sulla costa di Posada: qui, alle 21, tiene banco Greta Panettieri, una delle voci più interessanti del panorama italiano e internazionale, accompagnata da Cristiano Arcelli ai sax alto e soprano, Andrea Sammartino al pianoforte, Daniele Mencarelli al basso e Alessandro Paternesi alla batteria. Cresciuta artisticamente a New York, non solo cantante e compositrice ma anche multistrumentista (suona violino, chitarra e pianoforte), autrice di testi, nel 2014 e nel 2015 Greta Panettieri ha conquistato stampa e pubblico calcando i maggiori club e teatri italiani con il suo “Viaggio in Jazz” attraverso i brani del suo album soul jazz “Under Control” e del suo acclamatissimo “Non gioco più”, in cui rilegge i successi interpretati dalla grande Mina con uno stile del tutto inedito e originale. Consacrata come una delle migliori cantanti jazz italiane dal JazzIt Award 2016, attualmente è in tour con il quinto album “Shattered-Sgretolata”.
- Giovedì 9 agosto
Ancora una produzione originale di Time in Jazz, stavolta tutta al femminile e all’insegna degli strumenti ad arco, apre alle 11 la seconda giornata del festival (sede da definire): protagoniste la violinista Leila Shirvani, classe 1992, romana di nascita e di origine anglo-persiana, talento precoce che ha iniziato la sua carriera concertistica all’età di dodici anni, e la croata Asja Valcic, violoncellista di formazione e credito in ambito classico, ma che parallelamente si è sempre più dedicata all’improvvisazione e alle nuove forme d’espressione per il suo strumento.
Ancora da confermare la sede del concerto delle 18 con cui il pubblico del festival ritrova il contrabbassista Gabriele Evangelista, stavolta alla guida di un quartetto che si avvale dell’esperienza e dell’apporto creativo di tre musicisti dalla forte identità come Pasquale Mirra al vibrafono, Gabrio Baldacci alla chitarra e Bernardo Guerra alla batteria. Un progetto in equilibrio tra scrittura e improvvisazione, gestione degli spazi e varietà timbrica, ambienti sonori differenti tra loro e forti escursioni dinamiche.
La magnifica Basilica di Sant’Antioco di Bisarcio, nei pressi di Ozieri, offre la cornice ideale al “Tribute to Jan Johansson” proposto dal pianista svedese Jan Lundgren con il contrabbassista Mattias Svensson e un quartetto d’archi che schiera Johannes Dickbauer (primo violino), Emily Stewart (secondo violino), Aurore Cany (viola) e la già menzionata Asja Valcic (violoncello). Si tratta di un omaggio a uno dei padri del jazz scandinavo, scomparso ad appena trentasette anni nel 1968; un progetto che Lundgren – classe 1966, nome di primo piano di quella innovativa schiera di pianisti svedesi che conta illustri predecessori del calibro di Jan Johansson, appunto, Bobo Stenson e Esbjörn Svensson – ha presentato per la prima volta nel 2015 sul palco del festival jazz di Ystad, di cui è lui stesso direttore artistico.
- Venerdì 10 agosto
Per Jan Lundgren, altro impegno in programma l’indomani mattina (venerdì 10) alle 11: un piano solo alla stazione ferroviaria di Tempio Pausania, inaugurata nel 1931, elegante esempio d’architettura dell’epoca, impreziosita dalla presenza di alcuni dipinti di Giuseppe Biasi, personalità di spicco della pittura sarda del Novecento, al quale è dedicato il concerto del pianista svedese: “Biasi’s Land”, una produzione originale del festival per “JazzRAIL”, progetto nell’ambito della rete nazionale I Luoghi del Jazz sostenuta dal Ministero dei Beni Culturali che vede coinvolte in partenariato sette realtà associative no profit operanti nel settore della promozione del jazz in Italia: Ancona Jazz (Associazione Spaziomusica, Ancona), Fabbrica Europa (Fondazione Fabbrica Europa, Firenze), Jazz & Wine of Peace Festival (Circolo culturale Controtempo, Cormòns), Locomotive Festival (associazione culturale musicale Locomotive, Sogliano Cavour), Novara Jazz (associazione culturale Rest-Art, Novara), Vicenza Jazz (associazione culturale Musica Moderna, Thiene) e Time in Jazz, appunto, come capofila.
Più o meno negli stessi orari, ma a diverse miglia al largo delle coste isolane, si starà intanto svolgendo un altro appuntamento di questa terza giornata del festival: il concerto a bordo della motonave della Corsica Ferries–Sardinia Ferries in viaggio dal porto di Livorno (partenza alle 8) verso quello sardo di Golfo Aranci (arrivo previsto alle 14.30); un “classico”, ormai, di Time in Jazz, che si rinnova per la tredicesima volta consecutiva grazie alla preziosa collaborazione della compagnia delle navi gialle. Ad accompagnare il viaggio, quest’anno, è la musica trascinante di Fanfaraï, atipica big band composta da musicisti francesi, algerini e marocchini che mescolano raï, chaabi, musica gnawa, ottoni jazz, afro-cubani e tzigani, riunendo nord e sud in una festosa traversata delle sponde del Mediterraneo. Una coinvolgente miscela di ritmi e suoni che la formazione di undici elementi farà dilagare nei giorni successivi sul palco di piazza Santa Caterina a Sassari (sabato 11), poi tutte le sere in parata nelle strade di Berchidda e infine in piazza del Popolo per la consueta festa di Ferragosto.
Il festival approda invece alle 18 a Bortigiadas, nella chiesa di San Nicola, con il trio ClarOscuro di Matteo Bortone, contrabbassista che si sta affermando a livello nazionale, e non solo, come strumentista ma anche come compositore e leader, in particolare dopo esser stato eletto miglior nuovo talento italiano del 2015 all’annuale referendum della rivista Musica Jazz. Con Enrico Zanisi al pianoforte e Stefano Tamborrino alla batteria, musicisti di forti capacità interpretative, il trio esplora il mondo delle risonanze, delle timbriche e dei ruoli delle voci, dando vita a una musica intimista, che si svela poco a poco, ora delicata, ora energica, ma sempre attenta all’interazione e all’ascolto.
Chiusura di serata all’insegna dei Calici di Stelle per la Notte di San Lorenzo al Museo del Vino di Berchidda. Alle 21,30, dopo la presentazione della bottiglia da collezione che reca nell’etichetta l’immagine del festival (in collaborazione con le “Cantine del jazz”), tutte le attenzioni sono per “Lumină”, progetto ideato da Paolo Fresu, in qualità di musicista, compositore e produttore discografico con la sua etichetta Tŭk Music. Sua la scelta dei cinque musicisti che ne fanno parte: Carla Casarano alla voce, Leila Shirvani al violoncello, Marco Bardoscia al contrabbasso, William Greco al pianoforte e Emanuele Maniscalco alla batteria e alle percussioni. Nata anche per l’idea di un omonimo progetto discografico, “Lumină” ruota intorno al tema della Luce, declinata in dieci composizioni musicali diverse, ognuna col titolo “Luce“, appunto, nelle diverse lingue del mondo. Fanno parte del progetto anche quattro testi originali sullo stesso tema, scritti da Erri De Luca, Lella Costa, Marcello Fois e Flavio Soriga, oltre a una poesia di Emily Dickinson.
- Sabato 11 agosto
Ancora due produzioni originali nel palinsesto della quarta giornata. La prima, alle 11 nella Chiesa di San Giovanni a Mores, vede di nuovo in azione il vibrafonista Pasquale Mirra e il chitarrista Gabrio Baldacci, già impegnati due giorni prima nei ranghi del quartetto di Gabriele Evangelista, stavolta in compagnia del sassofonista Vincenzo Saetta, altro nome della scuderia Tŭk Music.
La seconda è invece nella non lontana Ploaghe, alle 18 al Convento dei Cappuccini, ed è tutta nel segno di un dialogo tra contrabbassi, quelli di Matteo Bortone, già protagonista il giorno prima col suo trio ClarOscuro, e di Marco Bardoscia, reduce a sua volta dal concerto col progetto “Lumină”: nel curriculum del musicista salentino tre album a suo nome, una quarantina come sideman, progetti importanti come il B.A.M. con il quartetto d’archi Alborada e Rita Marcotulli, oltre a collaborazioni di rilievo jazzisti come Paolo Fresu, Gianluca Petrella, Ernst Reijseger, Perico Sambeat e Bojan Z, tra gli altri.
Poi, gran finale di giornata a Sassari, alle 21.30 in piazza Santa Caterina, con la prima uscita in terraferma, dopo il “concerto navale” del giorno prima, di Fanfaraï. Con due album all’attivo e un terzo in lavorazione, questo gruppo tesse i legami tra culture e continenti differenti, fra tradizione e contemporaneità. Dalla strada al palco, la formazione è maturata grazie alla sua ricerca di un suono potente e al suo lavoro scenico, preservando tuttavia una forte capacità di unire e coinvolgere il pubblico. Rivisitando i patrimoni musicali arabo-andaluso, gnawa, berbero o chaâbi, Fanfaraï fa dialogare gli strumenti tradizionali di diverse provenienze – darbouka, guellal, karkabou, oud e guembri magrebini, congas cubane – con una solida sezione di ottoni, basso, e batteria.
- Domenica 12 agosto
Un organico inusuale costituisce i ranghi di Seacup, la formazione che apre la giornata di domenica 12 a San Teodoro, alle 11 nella chiesa di San Teodoro: un ensemble in cui possiamo riconoscere un quartetto d’archi – Ilaria Lanzoni al violino, Jamiang Santi alla viola, Naomi Berrill al violoncello e alla voce, e ancora Gabriele Evangelista al contrabbasso – arricchito però dalla presenza creativa di batteria, elettronica e voce di Stefano Tamborrino, principale artefice dell’opera di composizione, e dalle ance (sassofono e clarinetto) di Dan Kinzelman. Sonorità che spaziano dal jazz alla musica contemporanea, dall’elettronica al folk passando per la musica da camera.
Si resta sul versante orientale anche per l’appuntamento pomeridiano: alle 18 il festival fa infatti tappa a San Pantaleo per il concerto di TriApology, sotto la cui insegna si riconoscono il sassofonista Vincenzo Saetta, il chitarrista Michele Penta e il batterista Ernesto Bolognini. Un sodalizio nato dall’esigenza di sperimentare un sound ibrido, avvalendosi dell’elettronica come baricentro sonoro, mantenendo il suono di origine acustica del trio senza basso. L’anno scorso a maggio è uscito per la Tŭk Music l’album d’esordio, “Rockinnerage”, dove i tre propongono un repertorio di matrice rock ma con un approccio jazzistico, spaziando fra grandi hit di gruppi come Nirvana, Coldplay, Led Zeppelin e Police, dando forma a un sound contemporaneo che parte dal passato per fondersi con il suono elettrico della nostra era.
In serata, a Berchidda, dopo la prima parata musicale del gruppo Fanfaraï per le vie del paese si accendono finalmente i riflettori sul palco centrale di Time in Jazz allestito, come sempre, in piazza del Popolo. Il concerto inaugurale segna un collegamento ideale con la passata edizione del festival: è infatti Enrico Rava alla testa del gruppo Tribe l’atteso protagonista dell’appuntamento già in programma l’anno scorso ma che il trombettista dovette cancellare per motivi di salute. Autentica icona del jazz italiano, da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, Enrico Rava (classe 1939) è apparso sulle scene a metà degli anni Sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti esponenti del jazz europeo. La sua schiettezza umana e artistica lo pone al di fuori di ogni schema e ne fa un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni; la sua poetica immediatamente riconoscibile, la sua sonorità lirica e struggente sempre sorretta da una grande freschezza d’ispirazione, risaltano in tutte le avventure musicali del suo lungo percorso artistico costellato di dischi, concerti e tournée, collaborazioni prestigiose, riconoscimenti importanti. Il gruppo Tribe, con cui ha registrato l’omonimo album per l’ECM nel 2011, riunisce accanto alla sua tromba alcuni dei migliori talenti della scena jazzistica nazionale, ognuno con la propria storia e personalità stilistica: il trombonista Gianluca Petrella, il pianista Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria.
Doppio lavoro per Gianluca Petrella: terminato il suo impegno con Rava Tribe sul palco di piazza del Popolo, il trombonista sarà infatti impegnato nello spazio adiacente nel primo dei dopo concerto che, sotto il titolo “Time si over”, accompagneranno le notti berchiddesi fino a ferragosto. Accanto alla vita propriamente jazzistica di Gianluca Petrella esiste infatti la sua faccia “elettronica” o di “ricerca morbida”. Per questo Paolo Fresu lo ha invitato a curare dei “late night shows” alternativi, un momento “dopofestival” con progetti ricchi di groove e ritmiche africaneggianti ma anche hip-hop e scratch con ospiti di volta in volta diversi. Ad aprire la serie, con Petrella, il vibrafonista Pasquale Mirra e un estratto del combo Mop Mop del musicista, dj e producer Andrea Benini.
- Lunedì 13 agosto
La giornata di lunedì 13 agosto inizia alle 11 a Telti, nella chiesa di Santa Vittoria, con “Blackline”, recente progetto in trio di Francesco Diodati, chitarrista che ama sperimentare e creare nuove tendenze mescolando la tradizione con i linguaggi più contemporanei; ad affiancarlo in questo percorso, in cui chitarra e batteria vanno alla ricerca di sonorità autentiche e innovative, la voce versatile e le tastiere di Leila Martial e il groove di Stefano Tamborrino (già applaudito a Bortigiadas e San Teodoro), uno dei batteristi più richiesti del momento, oltre che sapiente utilizzatore dell’elettronica.
Il pomeriggio porta il festival sulla costa, a Porto Taverna, in territorio di Loiri Porto San Paolo, per il concerto, alle 18, di un nuovo trio inedito, in cui al pianoforte di Enrico Zanisi e al contrabbasso di Gabriele Evangelista, già di scena con altre formazioni nelle giornate precedenti, si unisce la tromba di Francesco Lento.
Al rientro a Berchidda, dopo la festosa parata di Fanfaraï, alle 21.30 parte la seconda serata in Piazza del Popolo che accoglie sul palco l’energia sfrenata del trombonista svedese Nils Landgren con la sua esplosiva Funk Unit. La solida formazione classica e le incursioni nella musica folk scandinava non hanno impedito a Landgren (classe 1956) di avventurarsi nei territori dell’improvvisazione e della black music, fino ad approdare al funk, per raggiungere un successo internazionale con la Funk Unit a fine anni Novanta, in particolare a seguito dell’album “Paint It Blue” (1997), e altri importanti traguardi che le sono valsi il titolo di migliore funk band in Europa. Conlui a Berchidda, accanto al suo tipico trombone rosso, saranno di scena Jonas Wall al sax, Petter Bergander alle tastiere, Andy Pfeiler alla chitarra, Magnum Coltrane Price al basso e Robert Ikiz alla batteria.
Al termine del concerto, dalla mezzanotte, ancora musica con il secondo appuntamento di “Time is over”, il dopofestival curato da Gianluca Petrella: ospite di punta in questa occasione dj Khalab.
- Martedì 14 agosto
Nuovo impegno per Nils Landgren la mattina del 14 (martedì), atteso a Sorso (ore 11, sede da definire) in un duo all’insegna dell’improvvisazione e della sperimentazione con il chitarrista Francesco Diodati.
Nel pomeriggio il festival si sposta a Cheremule, presso l’area archeologica di Moseddu, tappa ormai cara al festival, per il concerto delle 18: protagonista il batterista campano Gegè Munari, leggenda vivente del jazz italiano, alla guida di un quartetto con Ettore Carucci al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Francesco Lento alla tromba e al flicorno; un nuovo coinvolgente progetto che spazia dal bebop all’hard bop, con standard rivisitati e arrangiati in chiave moderna. Attivo come batterista dai primi anni Sessanta, tra le sue numerose collaborazioni Gegé Munari conta quelle con Gato Barbieri, Enrico Rava, Franco D’Andrea, Martial Solal, Lee Konitz e Enrico Pieranunzi, accompagnando inoltre artisti come Liza Minelli, Mirelle Martieu, Jerry Lewis; ha inciso anche musica da film sotto la direzione di maestri del calibro di Ennio Morricone, Bruno Canfora, Ritz Ortolani, Piero Piccioni, Pino Calvi e Armando Trovajoli.
In serata, alle 21.30, sul palco centrale di Piazza del Popolo a Berchidda, l’attesissimo concerto di Steve Coleman and Five Elements. Tra i protagonisti di maggior rilievo della scena jazz contemporanea, il sassofonista Steve Coleman vive la musica come parte delle energie che regolano l’universo; da questa concezione muove tutta la sua ricerca artistica, che va dall’eredità dei grandi maestri come Duke Elllington, Charles Mingus, John Coltrane, e Charlie Parker, ai ritmi del funk e dell’hip-hop, fino alle radici delle musiche tradizionali africane, asiatiche e cubane. È così che nasce un mélange intenso e coinvolgente, dove si stratificano e convivono le esperienze più diverse che travalicano l’ambito prettamente jazzistico, per dar vita a uno stile unico, perfettamente sintetizzato nel progetto Five Elements. A Berchidda, il sax alto di Coleman sarà affiancato dalla voce di Kokayi, artista e produttore nominato ai Grammy, e dai suoi storici compagni Jonathan Finlayson alla tromba, Anthony Tidd al basso elettrico e Sean Rickman alla batteria.
Al termine del concerto, ancora tanta musica con il dopofestival “Time is over “, che in questo terzo capitolo vedrà tra gli ospiti dj Gruff.
- Mercoledì 15 agosto
La giornata di ferragosto a Time in Jazz si vive per tradizione nella campagna appena fuori Berchidda, tra le chiesette di San Michele e Santa Caterina, con il pranzo tipico all’insegna della tradizione gastronomica locale, preceduto in mattinata (dalle 9) da “Gufo Rosmarino”, un’escursione in campagna per bambini e genitori, con la violinista Sonia Peana, che creerà un racconto itinerante intorno alla chiesetta di San Michele; qui, alle 11, è previsto l’inizio della conferenza dal titolo “Fatto trenta facciamo trentuno: i numeri del jazz”, in cui converseranno sullo stato dell’arte il presidente dell’associazione I-jazz Gianni Pini e Ada Montellanico, cantante e ex presidente di Midj, l’associazione italiana Musicisti di Jazz.
Subito dopo, protagonista ancora la musica, con un’esibizione di Fanfaraï, la scatenata band che in serata sarà protagonista della festa di ferragosto, a cui si uniranno alcuni ospiti a sorpresa.
Trasferimento, quindi, alla vicina chiesetta di Santa Caterina per il consueto pranzo a base di piatti tipici della cucina locale; poi, nel tardo pomeriggio (ore 18), torna lo spazio che Time in Jazz dedica alla musica tradizionale sarda, con l’incontro “Jazz e tradizione popolare tra passato e futuro”, a cura di Fabio Calzia, che vedrà in scena l’organettista Pierpaolo Vacca, noto per le sue interpretazioni classiche e sofisticate, in cui si fondono tradizione e sperimentazione.
Al rientro in paese, riflettori accesi alle 21,30 per l’ultima serata sul palco di Piazza del Popolo, con un primo set che vedrà il gradito ritorno sulla scena di Time in Jazz del tunisino Dhafer Youssef, voce e oud (il liuto arabo), alla guida del suo quartetto con Aaron Parks al piano, Matt Brewer al basso e Justin Faulkner alla batteria, con cui porterà in scena il progetto del suo ultimo album, “Diwan of Beauty and Odd” (del 2016). Cinquant’anni compiuti lo scorso novembre, Dhafer Youssef è stato un pioniere nel riuscire a sganciare l’oud dal suo ruolo più tradizionale, per connetterlo ad altri generi musicali contemporanei, coniugando in modo originale musica araba e jazz, con ulteriori sfumature conferite dall’elettronica. Nel suo cammino artistico ha condiviso esperienze e collaborazioni con artisti di vari ambiti e provenienze musicali, come Markus Stockhausen, Paolo Fresu, Nguyen Lê, Nils Petter Molvaer, Bugge Wesseltoft, Eivind Aarset, Zakir Hussain, Tigran Hamasyan, Ballake Sissoko, tra gli altri, comprese due “leggende” del jazz come Herbie Hancock e Wayne Shorter in occasione dell’International Jazz Day del 2015. Nel 2017 è stato insignito del prestigioso Dutch Edisson Award.
Poi, tolte poltroncine e transenne dalla piazza, e aperte le porte al pubblico con ingresso gratuito, via alla consueta festa di Ferragosto che, come anticipato, quest’anno si affida alla coinvolgente miscela di suoni e ritmi di Fanfaraï, big band multietnica in cui si mescolano raï, chaabi, musica gnawa, gli ottoni jazz, afro-cubani o tzigani: sul palco, a menare le danze, Samir Inal alla darbuka, percussioni e voce, Patrick Touvet e Guillaume Rouillard alle trombe, Abdelkader Tab alle percussioni tradizionali e alla voce, Hervé Le Bouche alla batteria, Antoine Giraud alla tuba, Didier Combrouze al basso e chitarra, Olivier Combrouze ai sassofoni, Bouabdellah Khelifi al violino, percussioni e voce, Emmanuel Le Houezec al sax alto e flauto, Mehdi Chaib al sax soprano e kerkabou, con la partecipazione di ospiti a sorpresa.
Al termine, la festa continua nell’attigua piazzetta con il consueto spazio dopofestival di “Time is over “ affidato a Gianluca Petrella in un ultimo e speciale evento che prevede la presenza anche di Paolo Fresu e altri guest.
- Giovedì 16 agosto
Il festival si avvia al suo epilogo l’indomani (giovedì 16) a mezzogiorno, al Museo del Vino di Berchidda, con i Plus 39, ovvero il gruppo dei migliori allievi dell’edizione 2017 del seminario di Nuoro Jazz: un sestetto composto da Fabiana Manfredi e Federica Muscas alla voce, Luca Zennaro alla chitarra, Vittorio Esposito al pianoforte, Stefano Zambon al contrabbasso e Francesco Parodi alla batteria, con un repertorio di brani originali dove la matrice jazzistica moderna rimane ben presente ma viene affiancata da influenze soul e r’n’b.
Sipario sul festival, alle 18 (sede ancora da definire), con il rinnovato incontro in musica tra il caldo timbro della tromba e del flicorno di Paolo Fresu e le sonorità dell’oud e l’inconfondibile canto di Dhafer Youssef.
- Altri eventi
Come sempre, non c’è solo la musica nel vasto cartellone di Time in Jazz: torna l’immancabile spazio dedicato al PAV, il Progetto Arti Visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu, con una mostra fotografica sul festival e le scenografie d’artista per i concerti in piazza del Popolo, mentre si rinnova anche l’appuntamento con la consueta selezione di film e documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu.
Proseguono poi le iniziative di promozione e sensibilizzazione ambientale riunite sotto l’insegna Green Jazz, che dà voce ai temi del risparmio energetico, dell’uso delle energie alternative, della differenziazione dei rifiuti, dell’abbattimento delle emissioni di CO2, anche nell’intento di ridurre l’impatto del festival sull’ambiente. Lo sviluppo di una coscienza ambientale nell’ambito di Time in Jazz nasce da originali progetti come i concerti nei boschi del Limbara e nelle chiesette campestri, che hanno stimolato una maggiore consapevolezza sui temi dell’ambiente e della sostenibilità, portando, anche grazie al supporto di partner e sponsor locali, alla realizzazione di iniziative volte a tutelare un patrimonio naturale e culturale di inestimabile valore. Green Jazz sarà presente anche in questa edizione del festival con stand e azioni di sensibilizzazione ambientale per la promozione di buone pratiche per il contenimento dell’impatto ambientale. Prosegue, per la riduzione delle emissioni di CO2, il progetto Light for music, che grazie a un impianto fotovoltaico mobile produce energia per alimentare i concerti sia nelle chiese campestri sia negli altri “teatri” all’aperto della manifestazione. Per ridurre i rifiuti, saranno allestite isole ecologiche nei luoghi del festival, spazi dedicati alla raccolta differenziata con contenitori realizzati in materiali di recupero, mentre per sensibilizzare il pubblico a ridurre l’uso delle auto, e dunque le emissioni inquinanti, Time in Jazz incoraggia le soluzioni alternative di condivisione del viaggio per raggiungere il festival e le diverse sedi dei concerti, come il carpooling (attraverso portali come Blablacar o Clacsoon), l’uso del treno, o di altri mezzi non inquinanti.
- Biglietti e prevendite
Come di consueto, l’ingresso è a pagamento per i quattro concerti serali che si tengono in piazza del Popolo, gratuito invece per tutti gli altri appuntamenti (escluso il concerto “Lumină” in programma la sera del 10 agosto, per cui sarà chiesto un contributo).
La platea di Piazza del Popolo si articola in due settori. Il biglietto intero per ciascuna serata nel primo settore costa 25 euro, il ridotto 22; nel secondo si pagano invece rispettivamente 20 e 17 euro. Le riduzioni sono riservate ai soci Time in Jazz, agli studenti, agli under 12 anni e agli over 65.
Novanta euro è invece il prezzo dell’abbonamento intero valido per tutte e quattro le serate, ottanta euro il ridotto. Posti riservati per i soci di Time in Jazz che rinnoveranno la tessera entro il 5 maggio.
Biglietti e abbonamenti in prevendita online su circuito Vivaticket e nei punti vendita autorizzati.
Per informazioni: Vivaticket, tel. 892234; www.vivaticket.it. La segreteria di Time in Jazz risponde invece al numero telefonico 079703007 e all’indirizzo di posta elettronica info@timeinjazz.it Aggiornamenti e altre notizie sono disponibili sul sito www.timeinjazz.it e alla pagina www.facebook.com/timeinjazz.