di Eleonora Degano
Grandi orecchie, lungo collo affusolato e un corpo snello, più piccolo rispetto a quello del cervo rosso europeo che conosciamo. È il cervo sardo-corso (Cervus elaphus corsicanus), la sottospecie endemica di Sardegna e Corsica protagonista del progetto europeo LIFE+ “One deer two islands”. A 20 anni dall’ultimo rilascio, cinque cervi hanno viaggiato dalla Sardegna verso la Corsica per aumentare la diversità genetica della popolazione locale, ancora piccola, e renderla più resistente a malattie e disastri ambientali. “Alcuni degli esemplari traslocati, compresi quelli appena portati in Corsica, sono dotati di radiocollare. Il che ci permette di rilevare gli spostamenti e, indirettamente, lo stato di salute”, spiega Carlo Garau della provincia del Medio Campidano, che insieme alla provincia Ogliastra, all’ISPRA, all’Ente Foreste della Sardegna e al Parc Naturel Regional de Corse è tra i soggetti attuatori del progetto. Grazie ai piani di conservazione e a quest’ultimo LIFE+, oggi in Sardegna vivono circa 6.000 cervi, mentre in Corsica (dove i piani di reintroduzione sono iniziati nel 1998) la popolazione si aggira intorno ai 1.000 individui. Eppure non è stato sempre così. Negli anni Sessanta la sottospecie era gravemente minacciata, in Corsica venivano uccisi gli ultimi esemplari e, nel giro di una decina d’anni, sarebbero sopravvissuti poco più di 200 individui nella sola Sardegna. Una sottospecie quasi spazzata via a causa del disboscamento, della caccia (oggi vietata) e degli incendi pastorali. Il successo del progetto “One deer two islands” è legato a doppio filo con l’aspetto umano, la convivenza del cervo con agricoltori e allevatori, categorie che a volte risentono della sua presenza sul territorio. Negli ultimi decenni il quadro faunistico-ambientale sardo è cambiato molto, insieme a quello demografico: i cervi sono entrati in competizione per il cibo con pecore, mucche e capre, oltre a danneggiare la produzione agricola locale, anche quella di pregio. Nonostante questo “il cervo sardo-corso rimane una sottospecie amata dalla popolazione”, conferma Garau “e rappresenta un’attrattiva turistica, soprattutto per chi viene in Sardegna a trascorrere le vacanze negli agriturismi, dove è più facile vederlo”. Per venire incontro ad allevatori e agricoltori, specialmente nell’areale di Arbus dove vive circa un terzo della popolazione di cervi sarda, sono previsti degli indennizzi che coprono parte dei danni da pascolamento. Ma le attività per conciliare il rapporto partono ben prima, con misure preventive come reti elettrificate per proteggere le colture, e a breve dei dissuasori acustici che terranno lontani gli ungulati dai luoghi d’interesse. Con l’aiuto degli allevatori sono stati realizzati dei prati da pascolo appositamente per i cervi, collocati in posizioni ben precise: non solo li distolgono dalle coltivazioni destinate al bestiame, ma creando un corridoio ecologico li spingono a migrare verso Est, in direzione del massiccio montuoso del Marganai, diminuendo la densità nell’areale di Montevecchio. Capita poi che alcuni malcapitati cervi si spingano sulla strada causando incidenti, ma “per limitarli sono stati installati dei catarifrangenti, che al passaggio delle auto deviano un fascio di luce per infastidire l’animale, scoraggiandolo a proseguire”, spiega Garau. “Abbiamo avuto buoni risultati, gli incidenti sono diminuiti e con loro le richieste di risarcimento”. Ogni anno tra fine agosto e settembre, in coincidenza con la stagione degli amori, il numero di cervi sul territorio viene monitorato tramite censimento al bramito (il verso dei maschi riproduttivi, che può essere breve o lungo e gutturale). Questa tecnica si basa sul fatto che “per ogni maschio adulto attivo sessualmente, quindi per ogni bramito, è presente un certo numero di giovani e di femmine”, spiega Garau. Il cervo maschio si accoppia con più femmine (3-5) formando degli harem. Il periodo degli amori è anche il migliore per chi volesse avere l’occasione di osservare i cervi in natura, perché si tratta di animali molto elusivi e abilissimi nel mimetizzarsi tra la macchia mediterranea. Con un buon binocolo e rimanendo in assoluto silenzio, recandovi all’alba o al tramonto nelle zone di sicura presenza, potreste essere fortunati.
Vero negli anni 70 ho aderito alla sottoscrizione ” salviamo il cervo sardo “