di Salvatore Lampreu
Io lo skyline della piana di Ottana l’ho sempre conosciuto così, con quelle due enormi ciminiere che non facevano altro che sbuffare nuvolette nere che si dissolvevano nel blu. Quando ero piccolo non mi chiedevo certo come doveva essere quel posto prima che ci piovesse sopra una fabbrica e nemmeno mi interrogavo sulle conseguenze che quelle attività avrebbero avuto per la salute degli uomini, per l’ambiente e per l’economia. La fabbrica di Ottana per me c’era sempre stata punto e basta. Non esisteva un prima e un dopo. E invece un prima c’era!!!
Ci sono anche andato varie volte in quello stabilimento industriale e ho sempre visto un gran via vai di camion, autoarticolati, operai che si spostavano tra sbarre e tubi innocenti sotto il suono di campanelle che scandivano gli orari, allarmi e sirene che urlavano impazzite mentre il rombo dei motori si accordava con i rumori sordi di battiti metallici. Mai avrei pensato che tutto questo un giorno si sarebbe potuto trasformare in archeologia industriale e in effetti Ottana ancora non lo è del tutto ma, come si dice, è sulla buona strada per la desertificazione.
In Sardegna sono diversi gli esempi di archeologia industriale disseminati dal nord al sud dell’isola. Si tratta di posti a cui ho sempre guardato con diffidenza e scarso interesse. Forse li ritenevo poco affascinanti e, diciamocela tutta, anche un po’ tristi. Tutto questo fino a qualche anno fa quando, per una coincidenza, mi sono ritrovato al MASTdi Bologna dove ho ammirato le 111 foto in bianco e nero che David Lynch (si proprio lui, la star del cinema americano) ha scattato tra il 1980 e il 2000 in alcune fabbriche abbandonate. Muovendomi tra quegli scatti, in uno scenario quasi lunare e con un sottofondo cupo che richiamava ai suoni delle factories, mi sono detto che si, effettivamente l’archeologia industriale mi piace!
Nei posti che un tempo ospitavano grandi attività industriali oggi non restano che macchinari arrugginiti, abitazioni degli operai lasciate sole e officine in decadimento. Sembra quasi che in quei luoghi sia passata una peste improvvisa che ha fatto piazza pulita di tutto e tutti, dimenticandosi però di pulire il disordine. Per le strade solo silenzio, filo spinato, vetri di finestre andate in frantumi e lo spirito di un passato che non ritornerà più indietro. Sopra, un uccello solitario attraversa il cielo esibendosi in un canto malinconico che accompagna il suo volo. Sotto, l’erba e i rovi si impossessano delle antiche strutture abbandonate e riconquistano il loro spazio originario.
È innegabile la sensazione di malinconia che si avverte a passeggiare in un luogo marziano, dalla terra rossa, dove ancora pochi segnali sussurrano che lì, una volta, c’era la vita, c’erano progetti di padri di famiglia, caschetti antifortunistici per proteggersi dai rischi di un lavoro duro e divise tutte uguali, forse blu con una scritta bianca e rossa, chissà perché me le immagino così?! Eppure ora non c’è nulla, solo vuoto, vento e polvere.
Camminare e fermarsi a fare due foto nei siti industriali dismessi ha un retrogusto meditativo, quasi contemplativo. Sicuramente ha un fascino magnetico! Da fare senz’altro per chi è in Sardegna e vuole trascorrere una giornata diversa dal solito, in un’atmosfera fuori dal tempo. A proposito adesso vi suggerisco un po’ di posti in cui andare.
Tra i siti di archeologia industriale che vi consiglio di visitare in Sardegna c’è sicuramente il villaggio abbandonato dell’Argentiera che si affaccia sul mare, sulla costa Nord Occidentale dell’isola, un po’ sopra Alghero e dove in passato si estraeva l’argento. Nel villaggio è possibile ammirare l’asilo, la laveria in legno e la vecchia chiesetta. Altro luogo che vi suggerisco è la miniera di Montevecchio a Guspini, il Museo del Carbone a la grande miniera di Serbariu nella regione del Sulcis e le varie miniere e villaggi che fanno capo al Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna. Sul sito internet www.sardegnaabbandonata.it trovate però tanti suggerimenti sui paesaggi industriali da visitare e se siete degli instagramers sono sicuro che prima o poi una capatina ce la farete.
https://sardiniamood.com/