di Tonino Oppes
“Prù su cà” urlavano felici i bambini mentre correvano su piccoli cavalli di canna. Imitavano i grandi che spronavano al galoppo animali veri. Così, da chissà quanto tempo, fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, quandoi giochi tradizionali, soppiantati da quelli elettronici, sono quasi completamente scomparsi. Ora vivono nella memoria dei più anziani ed è grande il rischio che tutto possa essere perduto. Eppure c’è chi lavora costantemente per il loro recupero e si batte perché i vecchi cavallini di canna facciano ancora parte delvasto campionario dei giochi dei bambini di oggi e di quelli di domani.
Si chiama Elisabetta Onorati ed è una giovane artista cagliaritana. E’ lei che da alcuni anni si prende la briga di far correre i bambini sardi su cadditos de canna. Ne ha realizzati centinaia. Alcuni sono esposti nella sua casa-laboratorio o in negozi di Cagliari, Alghero,Tortoli, Barumini e Ozieri.
Il percorso di questa raffinata e originale artista è quantomeno singolare, e va raccontato: anni trascorsi a lavorare nel campo dell’informatica, ad aggiornare dati sull’web, finché un giorno prende il sopravvento la voglia di autonomia e di dare spazio alla propria creatività. Così Elisabetta Onorati, dopo il matrimonio, si licenzia e decide di stare a casa a godersi i figli, prima Eleonora, poi Edoardo, e di mettere a loro disposizione la sua straordinaria manualità.
L’abitazione si trasforma ben presto in asilo nido e in sala giochi, con la mamma-maestra che realizza i giocattoli per i suoi bambini. Del resto: cosa c’è di più bello del giocattolo costruito in casa, proprio come si faceva un tempo? Così è nato, esattamente quindici anni fa, il primo cavallo.
Si chiamava Tornado e doveva essere più potente del vento quando veniva lanciato a briglia sciolta tra il salotto, la cucina e le camere da letto. Scattante e veloce come un cavallo dell’ardia di Sedilo o della Sartiglia di Oristano, dove peraltro si corre ancora sa sartilla ‘e canna che fa da contorno alle grandi manifestazioni del carnevale legate alla giostra equestre.
I bambini sardi hanno cavalcato per millenni i cavallini di canna. Fino a 40 o 50 anni fa, li vedevi correre in gruppo nelle piazze o nelle carrelas impolverate seguiti dagli sguardi premurosi delle mamme. Correvano e sognavano di cavalcare cavalli veri, sperando di crescere in fretta per partecipare un giorno alla grande cavalcataper celebrare il santo guerriero o alle tante sfilate che accompagnavano le processioni religiose.
I giocattoli erano estremamente semplici, spesso creati perlopiù dai nonni: bastava una canna lunga poco più di un metro e 20; ad una estremità si incastrava un altro pezzo lungo 20 centimetri che veniva spaccatoa metà per creare la testa con le orecchie. Un pezzo di spago ruvido fungeva da briglia. E subito su, a cavalcioni, a correre tra strade di periferia libere dai pericoli legati al passaggio delle macchine.E ora?
Ereditati per generazioni rischiano di scomparire. Ecco perché i lavori dell’artista cagliaritana diventano ancora più importanti. Recuperano sì un gioco che racconta tante storie,ma diventano sfida all’indifferenza eriportano in vita pezzi della cultura povera ma ricca di inventiva. In fondo, anche i giocattoli custodiscono piccoli pezzi di storia, anche se“Il guaio dei nostri tempi -come ammoniva Salvatore Satta – è che abbiamo reso ogni cosa senza importanza”.
I cavalli di Elisabetta Onorati sono certamente più raffinati di quelli che si costruivano un tempo. Guarniti di lana grezza di Nule hanno un corpo solido in canna di bambù;la testa e il collo sono imbottiti di ovatta, due bottoni al posto degli occhi, lunghissima la criniera di lana. La coda è ricavata con una pallina di tennis infilata nell’estremità della canna e poi ricoperta di stoffa. La briglia molto spesso è di pelle. Ancora qualche dettaglio e il cavallo è pronto.
Però aspettate un attimo. Prima di salire in groppa, leggete bene la sua storia. Perché ogni cadditu ha una sua piccola biografia o il suo pedigree, se preferite. Una scheda racconta con quale materiale e con quali accorgimenti è stato costruito. Capirete anche a chi è dedicato.
Ma non ci sono soltanto cavalli di canna nel percorso artistico di Elisabetta Onorati: con la stoffa e piccoli rami di olivo e di ginepro dà vita ad alcuni personaggi dei vecchi racconti magici come il folletto Mazza murreddu o Pinducciu, il mago custode di tesori, e ricostruisce le loro storie per i più piccoli.
Ora sta preparando una mostra particolarissima, a Cagliari. Sono soprattutto quadri realizzati su base di stoffa o di alluminio su cui ramificano piccoli alberi che hanno foglie di broccato verde. E’ l’omaggio alla natura, ai grandi campi sterminati su cui è bello correre liberi, inseguendo un sogno. Magari in groppa a uno dei cavalli di canna di Elisabetta Onorati.
L’estrositá di una artista di casa nostra,che attinge da una cultura secolare, che vede il cavallo
come protagonista.
L’elaborazione artistica del cavallino di canna,tanto cara a generazioni di bambini oristanesi e non.Grazie ad Elisabetta.E a Tonino per averci “rivelato”una bellissima realtà,forse sconosciuta ai più.
Grazie!