di Elena Bacchitta
C’era tutta l’attesa da grande occasione, a Peschiera Borromeo, il 24 febbraio, per l’arrivo di Chiara Vigo. Un incontro fortemente voluto dal Circolo sardo Nuova Sardegna, l’associazione culturale “l’isola che non c’è”, con la collaborazione del Comune di Peschiera Borromeo e dell’associazione SAPIS.
La serata dedicata a Chiara Vigo, unico Maestro di Bisso al mondo, ha parlato alle donne e alle tradizioni, ha rimarcato l’unicità e anche la precarietà di tante unicità sarde e creato le condizioni per un nuovo progetto, dedicato alla tessitura. L’ha fatto all’insegna di un momento di grande intensità al quale ha preso parte un folto pubblico e al quale Chiara Vigo si è rivolto con forza e decisione. Ad inaugurare la serata è stata Elena Bacchitta del Circolo Nuova Sardegna, seguita dai saluti di Antonella Parisotto Assessore ai “Servizi Sociali, Pari opportunità e servizi alla persona” del Comune di Peschiera Borromeo e da Donatella Lanati Presidente dell’associazione culturale “l’isola che non c’è” che hanno ribadito l’importanza di una comunicazione attenta e dell’organizzazione di eventi dedicati alla figura di donne simbolo per la nostra società. La giornalista Mariella Cortes ha realizzato un excursus sul rapporto tra donne e artigianato sardo per sottolineare l’unicità del Maestro di S. Antioco e successivamente ha curato le domande dal pubblico a Chiara Vigo.
Chiara Vigo, ha raccontato con orgoglio la sua storia, ricordando con commozione il momento in cui sua nonna le trasmise il dono e il ruolo di Maestro di bisso attraverso il giuramento dell’acqua. Ha condiviso con il pubblico la sua vicenda personale, dalle prime nuotate, con la nonna, a 3 anni, a quando “un ragazzo mi offrì un caffè e mi chiese di realizzare una cravatta in bisso. Da allora non mi ha mai abbandonata!”, ripensando al matrimonio e a quel suo rituale in cui cinge di filo di bisso la mano di una fanciulla, con la promessa di ricamare, al momento del sì, il panno nuziale.
In un momento di particolare emozione, accompagnato da un canto ancestrale, ha mostrato la trasformazione del filamento della pinna nobilis, imponente mollusco detentore della seta del mare, in puro filo d’oro, elastico e prezioso.
La vita di un Maestro di Bisso è fatta di immersioni in apnea, conoscenza e rispetto del mare: è fatta di silenzi e momenti di preghiera ma anche di collaborazioni con il mondo accademico e con le persone che vogliono approfondire il tema della tessitura. Ecco, allora, il primo invito lanciato dalla Vigo a Peschiera Borromeo: realizzare un corso di tessitura per le donne di Peschiera, per recuperare insieme tradizioni e antichi ricami, per non lasciare che il tempo e il disinteresse dimentichino un’arte importante. Chiara Vigo, che inizia a filare a 5 anni e a tessere a 12, oggi come ieri, sugli stessi passi della nonna e di una tradizione di famiglia che affonda le radici ai tempi del re Salomone, usa, per lavorare, pochi strumenti, semplici ed efficaci: il fuso, le sue mani, il bisso e la sua anima. Gli stessi che ha portato con sé a Peschiera e che ha utilizzato per portare avanti quell’idea di “tessere ed essere” in grado di rendere unico ogni suo gesto.
Il gruppo musicale “A s’andira” ha intervallato gli interventi e accompagnato momenti di tessitura e filato a suon di launeddas, trunfa e organetto, chiamato e richiamato dalla Vigo a dar voce ad alcuni momenti dimostrativi. Nelle quasi tre ore di intervento, il Maestro ha puntato il dito contro l’incuria nei confronti del mare sardo e di una modernità che non cura più il rispetto delle tradizioni, del silenzio, dell’educazione e del tempo. Ha anche ricordato la chiusura del suo Museo del Bisso e l’attuale crowfounding aperto sul sito: https://buonacausa.org/cause/chiaravigo volto a sostenerla nella ricerca di un nuovo spazio in cui ospitare la sua arte. L’unica donna del mare, la sola al mondo, a portare avanti questo rituale così antico, commendatore della Repubblica, candidata all’Unesco per diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità, colei che ha donato le sue opere di bisso –dall’immenso valore, che non si comprano e non si vendono- alle istituzioni di mezzo mondo, citata in centinaia di tesi di laurea, articolo, documentari e interviste, si ritrova, da oltre un anno, a non poter esercitare la sua arte ed accogliere i suoi ospiti in quello che fino al 2015 era il suo museo. Come Circolo Nuova Sardegna ci siamo impegnati a sostenere la causa e ospitare prossimamente Chiara Vigo sia per il corso di tessitura che per proiettare, insieme a lei, il documentario realizzato dalla Rai sulla sua persona e la sua arte.
Chiunque sia interessato al corso di tessitura tenuto a Peschiera Borromeo da Chiara Vigo può inviare nominativo e recapito telefonico a info@circolonuovasardegna.it
La signora Vigo non è unica al mondo. A Sant’Antioco, ma non solo, ci sono anche altre donne che ancora portano avanti questa tradizione arrivata fino a noi grazie al maestro d’arte Italo Diana (classe 1890) che negli anni ’20 del Novecento aprì una scuola per la lavorazione del bisso e la tessitura mosso dal desiderio di evitare che questa memoria andasse perduta nel tempo. La scuola contava una decina di allieve: fra queste anche la nonna della signora Vigo.
– Il bisso marino è sempre stato venduto e comprato, esattamente come tutti gli altri filati. Esiste un’ampia letteratura in merito. In passato questo filato era considerato pregiato ma niente di più, il bisso marino non fu mai investito di sacralità. Anche la signora Vigo ha venduto pezzi da lei realizzati con il bisso marino e la cosa non deve destare meraviglia per i motivi che ho già esposto.
– La Pinna nobilis è sottoposta a regime di protezione e tutela in conformità alla Direttiva 92/43 “Habitat” della Comunità Europea ed è addirittura inserita nella famosa lista rossa di tutela rigorosissima : l’allegato IV. Per le specie presenti in questa lista è proibita persino la perturbazione, in tutte le fasi della vita (vedi art. 12 della Direttiva). Ciò significa che la Pinna nobilis non può essere nemmeno disturbata! Il prelievo di bisso, anche parziale, non è consentito.
In risposta a chi millantava permessi speciali io stessa ho pubblicato un documento firmato dal comandante della Capitaneria di Porto di Sant’Antioco il quale dichiara che nessuno è autorizzato al taglio del bisso dall’animale.
– Il museo della signora Vigo non è chiuso. Dopo lo sfratto la signora lo ha semplicemente trasferito in un altro immobile, a pochissimi metri di distanza da quello che la ospitava precedentemente, e quì la signora ha continuato, e continua tuttora, a portare avanti la sua attività di artigiana e a ricevere i visitatori.
– La signora non è candidata Unesco.
Ai fini della Convenzione Unesco per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – così come gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – riconosciuti in quanto parte del patrimonio culturale, e NON LE PERSONE.(vedi art.2 della Convenzione)
Non a caso fra tutti gli elementi proclamati “patrimonio culturale immateriale dell’umanità” nessuno di essi è una persona fisica.
(vedi sito Unesco: elenco proclamati, mondiale, aggiornato al 2017)
Inoltre, la signora stessa in una pubblica conferenza ha dichiarato la risposta negativa dell’Unesco alla richiesta di candidatura.
Il suo apprezzamento per qualsivoglia cosa o persona non esonera dal dovere di fare informazione corretta.
C’è anche chi in assoluta buonafede ha creduto ma dopo aver saputo non ha usato parole di approvazione. Segno evidente che non tutti la pensano come lei.
Il suo apprezzamento per qualsivoglia cosa o persona non esonera dal dovere di fare informazione corretta.
Non tutti la pensano come lei, non tutti giustificano un’informazione infondata.
Se ho capito bene vi piacciono le persone che raccontano ridicole balle??
Beffando chi vi segue e chi lavora senza fanfara?
Perché non le fate scrivere un romanzo?
Sarebbe più consono.
Peccato, non dovreste stare qui