dall’ Associazione Sarda “Grazia Deledda” di Pisa
«“Papà, spiegami a che serve la storia”. Così, pochi anni or sono, un ragazzo che mi è molto vicino, interrogava suo padre, uno storico…»; inizia così la serata del 22 febbraio a Pisa, con la voce di Giancarlo Cherchi. La lettura di questo passo di Marc Bloch, tratto da Apologia della storia, permette di cogliere immediatamente il senso della serata, e dell’impegno dello scrittore Vindice Lecis. E’ così che proseguono le iniziative culturali dell’Associazione Culturale Sarda Grazia Deledda per festeggiare i suoi primi venti anni di vita, con in prima linea il presidente Gianni Deias che ha voluto incontrare il Circolo Arci Pisanova, guidato da Luigi Branchitta: fusione perfetta nel nome della Storia sarda grazie alla presentazione dell’ultimo romanzo storico di Lecis, “Hospiton”, edito da Condaghes.
Dopo i saluti di Luigi Branchitta e di Piera Angela Deriu, a nome dell’Associazione aderente alla Fasi, ha aperto i lavori Tonino Oppes: “Vindice Lecis, ha esordito, è un giornalista che da alcuni anni, ha deciso di fare l’inviato nella storia. Anche nel suo sesto romanzo, dedicato a Hospiton, dux Barbacinorum, la Sardegna continua ad essere protagonista, con i suoi personaggi, a volte, misteriosi e sconosciutieppure reali anche se di loro sappiamo molto poco.”
Un tema sul quale si è soffermato Vindice Lecis che ha parlato della Sardegna di allora, quella della fine del VI secolo dopo Cristo. “L’Isola era, in quel periodo, la provincia meno evangelizzata dell’impero romano-bizantino. Questo fatto preoccupava non poco il Papa Gregorio Magno che, inflessibile nella lotta al paganesimo, scrive, proprio a Ospitone, una lettera in cui gli esprime gioia per la sua conversione e lo invita a fare altrettanto con il suo popolo. –Poiché nessuno della tua gente è cristiano per questo tu sei il migliore di tutto il tuo popolo: perché tu sei cristiano–gli scrive chiamandolo dux Barbacinorum. Era il 594.”
E’ la conferma dell’esistenza del capo dei Barbaricini, i Sardi dell’Interno, che, da qualche secolo, si erano rifugiati tra i monti per sfuggire prima ai Cartaginesi e poi ai Romani.
Un ospite, presente alla serata, non manca nel ricordare la “grande colonizzazione di Sardi a Pisa, nel quartiere Barbaricina, e del loro fondamentale ruolo in città e nello specifico a San Rossore, proprio per la cospicua presenza di fantini sardi”.
Vindice Lecis ha ricordato la figura di Ospitone. “Viveva nella Barbagia di Ollolai ed era sicuramente un capo riconosciuto e autorevole tanto che il Papa sentì il bisogno di comunicare con lui. E’ importante sottolineare come dopo questa lettera cessi la ribellione al potere imperiale. Non sono tuttavia solo pezzi di Storia locale. Tutto, ha spiegato Lecis, si intreccia con le vicende di Roma che dopo l’assalto dei Longobardi è un cumulo di rovine. Come in tutti i romanzi storici anche nel mio libro, ha poi aggiunto, ci sono personaggi inventati, ma il lavoro si sviluppa tutto attorno al fatto storico ben documentato, come attesta la lettera di Gregorio Magno.”
Dopo l’intervento di Lecis c’è stato spazio per un breve dibattito nel quale – tra gli altri –è intervenuta Sandra Capuzzi, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pisa, nonché socia dell’Associazione Grazia Deledda.
Alla serata hanno partecipato oltre cento persone che hanno potuto riassaporare una bella pagina di Storia e scoprire qualcosa in più sulla Sardegna. “In fondo, come ha ricordato Tonino Oppes, chiudendo la serata, il desiderio principale di Vindice Lecis, attraverso i suoi libri, è anche quello di colmare la grande lacuna che ci portiamo appresso: noi non conosciamo la nostra storia e il romanzo storico può dare un contributo significativo in questa direzione.”
Così la profondità della domanda «Papà, spiegami a che serve la storia» appare sempre più nitida, perché la Storia è la risposta di uomini e donne, di vite umane, con nomi e cognomi, con in comune il sogno di libertà. Spesso dimenticati, spesso mai conosciuti. Ecco l’abilità di Vindice Lecis: saper raccontare con semplicità, senza venire meno alla meticolosa e puntuale precisione di dettagli storici e ricostruzione fedele dell’epoca, tanto da avvicinare chiunque a passi importanti della nostra Storia e far rivivere, con competenza “filmica” persone e luoghi. “Ospitone di Alalè, un grande personaggio storico nelle vicende dell’Isola pienamente inserita nel disegno degli accadimenti dell’Occidente”. Grazie all’autore, Hospiton, adesso è non solo il capo di Alalè (eroe coraggioso che con sangue freddo affronta cavalieri nemici) ma è anche un eroe che entra nelle case di tanti sardi: il galoppo dei cavalli, accompagnerà il lettore, e sarà simbolo di robustezza e di agilità indelebile nella mente. Proprio come la serata in compagnia trascorsa l’ultimo giovedì di febbraio, a Pisa.