di Francesca Mulas
“Mai più una penisola interdetta, mai più militari morti senza un perché. È diventato il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull’universo militare: la Penisola Delta del Poligono di Capo Teulada, utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi, permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi. Le immagini satellitari ritraggono una discarica non controllata: sulla superficie tonnellate di residuati contenenti cospicue quantità di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali. E l’uomo. Non sorprendono, a questo punto, le indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per il delitto di disastro doloso. L’omessa bonifica per ragioni di “convenienza” economica e il prosieguo delle esercitazioni sono scelte strategiche che stonano a fronte di un crescente e assordante allarme prodotto dalla penisola interdetta tra cittadini e istituzioni. Mai più militari morti e ammalati senza sapere perché, mai più una “penisola interdetta”: ecco gli obiettivi perseguiti dalla quarta Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito”.
Si apre con questo passaggio dedicato alla Sardegna, regione su cui insiste il 60% delle servitù militari di tutta l’Italia, la relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito, presentata alla Camera dal presidente Gian Piero Scanu e dai vice presidenti Donatella Duranti e Ivan Catalano alla Camera.
All’Isola è dedicato anche il capitolo sui poligoni di tiro e sulle persone che vivono nelle aree adiacenti agli insediamenti militari. “La Commissione non ritiene accettabile che l’adozione di misure di prevenzione e sicurezza nei poligoni e nelle strutture industriali della difesa possa essere condizionata dalla indisponibilità di mezzi finanziari adeguati. Sono particolarmente significativi i dati emergenti dalle indagini sui poligoni di tiro relativi alla salute dei cittadini che vivono nelle aree adiacenti i poligoni, soprattutto in Sardegna. Audizioni svolte presso la Commissione hanno peraltro evidenziato come, fino a un recente passato, la gestione del PISQ, il Poligono interforze di Quirra, sia stata caratterizzata da una notevole sottovalutazione dell’impatto delle attività svolte sull’ambiente circostante. Un primo aspetto rilevante riguarda l’utilizzo dei missili anticarro Milan, il cui sistema di puntamento include una componente radioattiva, consistente in una lunetta di torio che, dopo il lancio, ricade sul terreno. Per quanto riguarda il personale, sono stati numerosi i militari ammalati. È emerso come le attività di brillamento venissero condotte tenendo in scarsa considerazione le condizioni di sicurezza degli operatori e delle popolazioni residenti. Numerose criticità presenta anche il poligono di Capo Teulada, a causa di una situazione ambientale che risulta fortemente compromessa. Il dottor Emanuele Secci, sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari, ha dedicato una parte della sua audizione davanti alla Commissione proprio alla cosiddetta Penisola interdetta, affermando: “dal punto di vista oggettivo gli accertamenti che abbiamo svolto hanno dimostrato una compromissione del territorio estremamente significativa (…) Dai dati che abbiamo rilevato, sembrerebbe che siano presenti nella penisola interdetta 566 tonnellate di armamenti e che in due anni ne siano stati eliminati otto”.
Di particolare interesse sono le conclusioni della consulenza prestata per la Procura di Cagliari dal prof. Annibale Biggeri:risulta infatti preoccupante la situazione di Foxi, frazione del comune di Sant’Anna Arresi, che insiste su un territorio in prossimità delle esercitazioni militari. “È auspicabile che le disposizioni recentemente varate nell’ambito della manovra di bilancio per il triennio 2018-2020 possano concorrere a modificare questa situazione e segnare una decisa inversione di tendenza rispetto a una realtà di grave compromissione dell’ambiente e di colpevole inerzia delle istituzioni che avrebbero dovuto assicurarne la salvaguardia”.
La relazione torna su un punto già contenuto nella relazione intermedia della precedente commissione parlamentare di inchiesta: “La necessità che si pervenga alla progressiva dismissione dei poligoni di Capo Frasca e di Capo Teulada e alla concentrazione di tutte le attività sostenibili nel poligono interforze di Salto di Quirra, fermo restando la prospettiva di una gestione duale dell’area del poligono”.
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