di Dario Dessì
Solo nei primi due anni della 1° GuerraMondiale arrivarono nel porto di Civitavecchia ben 26.000 capi di bestiame partiti dai porti della Sardegna.
La carne, una volta, macellata, era messa in commercio a 90 lire il quintale. Il costo così alto era dovuto ai continui rischi che dovevano affrontare le compagnie di navigazione per la continua presenza nel mar Tirreno di sommergibili tedeschi e austriaci.
Il mattino del 21 marzo 1916 il piroscafo Birmania, partito il giorno prima da Cagliari, era stato affondato con ben 252 capi bovini nelle sue stive.
In quegli anni di guerra le esigenze del consumo della carne di manzo degli eserciti italiani, francesi, inglesi, cecoslovacchi ivi inclusi anche i prigionieri non dovevano essere insignificanti.
In Friuli e nella parte orientale del Veneto, occupati dalle truppe austro ungariche, ogni giorno veniva consumata una certa quantità di carne che non sempre proveniva dalla dotazione regolare delle fanterie. Spesso e volentieri la vittoria consentiva agli occupanti di razziare impunemente nelle campagne dove erano volute restare alcune famiglie di contadini. Il saccheggio era durato per circa un anno, sino alla fine dell’occupazione che coincise con la fine della guerra.
Quando le truppe austro ungariche ritornarono nella loro patria, nelle terre liberate non esisteva la minima presenza di specie bovine, equine, suine e ovine, tale da poter garantire almeno la ripresa di una qualsiasi parvenza di allevamento o di riproduzione degli animali indispensabili per l’alimentazione e per la lavorazione dei campi.
25 marzo 1919: Il bestiame della Sardegna per le terre liberate:
Dal Gazzettino: Rappresentanti delle province di Belluno, Udine, Treviso e Venezia hanno avuto oggi un colloquio coll’On. Pietriboni intorno al grave problema del bestiame. L’On. Pietriboni diede relazione delle lunghe pratiche personalmente condotte per assicurare al Veneto, specialmente alle regioni già invase, una scorta sufficiente di bestiame da lavoro.Fece, tuttavia, notare come il problema, già tanto complesso, era stato complicato da un’ infezione di afta epizootica.
Non appena si presenterà la possibilità numerosi capi di bestiame saranno inviati dalla Sardegna in Veneto. Il ministro della guerra ha già dato istruzioni in proposito alla Commissione Militare d’Incetta di Sassari.
I rappresentanti del Veneto hanno vivamente discusso sulle modalità delle consegne del accennato bestiame, di cui un terzo sarebbe stato assegnato alla provincia di Udine, mentre il resto era da dividere in parti uguali tra le rimanenti province del Veneto e del Friuli.