di Federica Cabras
Luca Mollo, 53enne di Lanusei, inizia gli studi di Medicina – dopo le scuole medie dai salesiani e il liceo scientifico – all’Università di Sassari. Si sposta poi a Chieti dove si laurea. La decisione di partire arriva quasi da sé. Sui banchi dell’Università incontra Filò, la compagna che diventa in futuro sua moglie e la madre dei suoi due figli, Lisa e Julien.
Parigi, la città dell’amore. La città dalle mille luci. La città che affascina sempre, quando la si visita. Perché proprio Parigi?
Filò, francese d’origine italiana, abita a Parigi. Luca la segue. Inizia così la sua avventura. Non è stato subito facile, né scontato. Le difficoltà per chi parte, per chi si avventura in territori nuovi ci sono sempre. È un po’ un salto nel buio – racconta Luca – anche perché non conosce nemmeno una parola di francese.
«Mi sono avventurato incoscientemente verso una carriera professionale molto improbabile e difficile da prevedere.» Però si rimbocca le maniche, non lascia nulla al caso. «Il primo periodo l’ho passato a cercare d’imparare il francese il più rapidamente possibile frequentando una scuola di lingue, avendone bisogno poiché allo stesso tempo lavoravo come medico in un ospedale. Posso descrivere i miei primi giorni (e mesi) come accompagnati da un’angoscia permanente dovuta all’ansia di dovermi occupare dei pazienti con la difficoltà di non potermi esprimere correttamente in francese.»
Studia, studia e studia. Per fortuna – dice – trova nel suo percorso persone che, pazienti e comprensive, lo aiutano tanto. «Dopo anni di pratica medica, e avendo rinunciato a terminare la specialità in Oncologia per la quale avevo vinto il concorso, ho deciso di orientarmi verso l’industria farmaceutica, inizialmente nel campo della ricerca e sviluppo clinico, dopo aver passato vari diplomi universitari complementari. Devo dire che anche questo cambio brutale (ormai c’ero abituato!) è stato inizialmente traumatico. Mi mancavano i miei pazienti, i colleghi e soprattutto la pratica medica. Essendo però di carattere come un camaleonte, mi so adattare bene alle nuove situazioni e le sfide difficili mi motivano. Alla fine ho scoperto nuovi mestieri che mi hanno permesso d’occupare successivamente posti ad alta responsabilità in aziende francesi, italiane, giapponesi e americane dove mi trovo ora, tra le più importanti a livello mondiale del settore. Questo percorso mi ha permesso di conoscere persone d’origini diverse, scoprire nuove culture, viaggiare in tutto il mondo, imparare più lingue e sviluppare competenze per gestire situazioni complesse, coordinare l’attività di grosse divisioni e team localizzati in diversi paesi d’Europa.»
Ora si trova in una città vicino a Versailles, in prossimità di una grande foresta. Così ha sia la fortuna di essere a pochi chilometri da Parigi che quella di godere di tranquillità e serenità date da una zona calma e lontana dal traffico della capitale.
«Malgrado l’apparente origine latina dei due paesi,» racconta Luca «le mentalità sono molto diverse. Devo tristemente ammettere che in Francia la cultura del lavoro e la professionalità sono prese molto più in considerazione che da noi. Malgrado lo stress della grande metropoli e il traffico caotico, non vorrei vivere in altro posto al mondo. Parigi offre molte opportunità culturali, professionali e il livello medio delle scuole è elevatissimo.»
Due cose a cui però non sarà mai capace di abituarsi sono il clima e il traffico di Parigi. Mantiene vivo il legame con la nostra terra in vari modi. Seppur lontano, è sempre presente nella vita della nostra isola.
«Cerco in tutti i modi di mantenere i contatti con la mia terra e nel mio piccolo di dare un aiuto se posso. Il calcio è una grande passione che coltivavo sin da piccolo quando prendevo l’autobus da Lanusei la mattina presto per andare a vedere il Cagliari e ritornare in giornata. All’epoca ci volevano quattro ore per arrivare. Ora sostengo il Lanusei e mi precipito ogni domenica alla pagina 257 del Televideo per vedere i risultati. Però sostengo altre iniziative come adottare una pecora (che ho battezzato Velizy come la città dove vivo), per aiutare i pastori sardi, oppure sostengo iniziative di crowdfunding per sostenere giovani imprenditori ogliastrini a sviluppare un progetto. Alcuni che non cito si riconosceranno leggendo queste parole.»
La Sardegna gli manca moltissimo. Tra le cose che lo fanno pensare con nostalgia alle sue origini,il mare, il clima e la gentilezza mista a generosità dei nostri conterranei. «I miei migliori amici sono tutti in Sardegna,» aggiunge Luca «e cerco in tutti i modi di mantenere i contatti ai quali tengo tantissimo. C’è poi la mia famiglia, cugini e cugine che purtroppo vedo di rado.»
Il lavoro non gli permette di tornare in Sardegna quanto vorrebbe. «Da quando sono fuori apprezzo molto di più le bellezze della nostra terra. Cose che prima erano invisibili ai miei occhi, per abitudine, oggi mi sembrano straordinarie. Visito molti posti e mi piace farli scoprire alla mia famiglia e ai miei amici francesi che talvolta vengono con me. Però la mia passione è il mare e sopratutto quello della Torre di Barì.»
È lì che passa gran parte delle sue vacanze. Un po’ un amarcord di quando era bambino, anche allora trascorreva in quel bellissimo mare dalle acque cristalline le sue vacanze estive.
«Prima di tutto tengo a sottolineare che le qualità umane, professionali e la serietà di noi sardi nell’intraprendere un qualunque progetto sono riconosciute e apprezzate moltissimo fuori dalla nostra terra. Poi vorrei dire a coloro che decidessero di partire, di crederci, di dare tutto perché ogni sforzo sarà ricompensato. A Lanusei e in Ogliastra ci sono tanti talenti e non bisogna aver studiato ad Harvard o Oxford per riuscire. Con sacrificio, tenacia e serietà si possono raggiungere dei livelli inimmaginabili anche per persone come noi uscite da una cittadina dell’Ogliastra come Lanusei che nel suo piccolo trasmette dei valori che probabilmente non tutti possiedono.»
Un consiglio che sa di sacrificio, sì, ma anche di forza, di impegno, di competenza e di versatilità.