di Costanza Loddo
Voglia di un fine settimana indimenticabile? Perché non trascorrerlo girovagando tra la storia, la natura, le cultura e le tradizioni di una delle terre più intriganti della Sardegna, la Barbagia? Capitale del cuore della Sardegna, Nuoro è il centro più popoloso della Barbagia, città di grande fermento artistico ed intellettuale, simbolo della cultura e delle tradizioni sarde nel mondo. Al riparo, tra le ombre di querce secolari e del verde immenso dei boschi circostanti, Nuoro si posa grandiosa su un altipiano granitico a circa 650 metri di altitudine e si lascia cullare da valli incantate e silenziose montagne. Qui la natura si svela magnifica agli occhi del viaggiatore: alle volte ruvida, alle volte aggraziata, è uno spettacolo tutto da leggere, perché pura poesia. Torrioni e pinnacoli, gole scoscese, suggestivi tafoni, sorgenti, cascate e torrenti, paesaggi di fiabe e miti d’altri tempi: sono i versi composti dal monte Ortobene, “l’anima nostra” come lo chiamava Grazia Deledda e che ora riposa ai suoi piedi, o semplicemente “su Monte”, come lo chiamano i nuoresi. Sorprendente è l’abitato, un mix tra moderno e passato, dove si snodano gli antichi quartieri di Séuna, un tempo dimora di contadini e artigiani, e di Santu Pedru, casa di proprietari terrieri e pastori: passeggiando nel centro storico, tra stretti vicoli di acciottolato, case in pietra, cortili, portici, chiese e piazzette, si ha la sensazione di viaggiare a ritroso nel tempo, quando Nuoro era tutta un brulicare di idee, pensieri, parole, musica, arte, frutto di quel fermento culturale e intellettuale che qui esplose a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e che le valse l’epiteto di Atene sarda. Girovagando per le vie della città, la mente spazia dalle sculture di Francesco Ciusa, agli scritti di Salvatore Satta, dalle poesie di Sebastiano Satta alla narrativa di Grazia Deledda: frammenti dell’anima nuorese, frutto di intelletto e genio dei figli di questa città che le diedero notorietà in tutto il mondo. Nuoro, guardiana della cultura del passato, fucina di quella presente e futura: tantissimi i musei, i teatri e gli eventi che arricchiscono il lustro della città e rafforzano il suo solenne epiteto. Nuoro, però, conserva fiera anche le sua storia, le sue tradizioni e la sua fortissima spiritualità. Qui, l’ultima domenica di agosto, si svolge la famosa Sagra del Redentore, un evento in cui religiosità e folclore si intrecciano in un filo che dalla città conduce alla montagna. La festa ricorda la posa della statua del Cristo Redentore, eseguita dallo scultore calabrese Vincenzo Ierace, e la successiva benedizione e consacrazione sul monte Ortobene,avvenute il 29 agosto del 1901: un pellegrinaggio che si rinnova e che richiama una grandissima partecipazione di fedeli, accompagnati dalla magnifica sfilata dei gruppi folk che qui giungono da tutta la Sardegna. Nuoro, terra di tradizione, cultura e ospitalità, ma anche specchio degli occhi fieri di un popolo che, con orgoglio, ha lottato per la sua libertà: nell’aprile del 1868, i nuoresi insorsero al grido di “a su connottu” (al conosciuto), divenendo l’emblema della ribellione isolana contro l’editto delle Chiudende.
«Nuoro ha un corso lastricato, chiese, caffè, ecc., ma ciò che può interessare è l’interno del paese, le casupole di pietra, nido o covo d’un popolo intelligente e frugale, che lavora e vive tutto l’anno di pane d’orzo, che crede in Dio e odia il prossimo per ogni più piccola offesa…», così, Grazia Deledda, descriveva la sua città, il cui nome – in sardo Nùgoro – ha un’etimologia non del tutto chiarita. Sebbene gli studiosi siano concordi sull’origine protosarda del toponimo, divergenze emergono sul significato: per alcuni sarebbe del tutto fantasiosa l’ipotesi che lega il nome alla radice “nur” con il significato di “casa”, “luce” o “fuoco”, altri lo legano, invece, a “nugor”, unione di “Nug” e “Or” con il significato di “ai piedi del monte”.
Lontanissime sono le origini di questa città, vissuta sin dalla preistoria e dominata dall’antico popolo dei Sardi: di quella vita rimangono le magnifiche domus de janas, come quelle di “Maria Frunza” e di “Janna Bentosa”, databili tra il IV e il III millennio a. C., e i circa trenta nuraghi sparsi per il territorio. I Sardi “Pelliti” regnarono su quest’area, grandi combattenti e avversari dell’esercito dell’Impero Romano che, però, riuscì comunque a insediarsi nel territorio. È proprio all’epoca romana che risale il nucleo originario della città, i cui resti si ritrovano vicino alle sponde del ruscello “Ribu de Seuna”. Fu durante l’Alto Medioevo, però, che la popolazione si spostò vicino alla sorgente “Sa Bena”, dando vita allo storico rione di “Séuna”. Nel periodo giudicale, il villaggio di “Nugor” – così era chiamata la città all’epoca – fece parte, prima, del Giudicato di Torres e passò, poi, al Giudicato di Arborea, ma, in seguito alla guerra con laCorona d’Aragona, il villaggio fu preda del durissimo regime feudale e conobbe un fortemalessere, acuito dal diffondersi della criminalità e del banditismo, e dall’isolamento in cui versava tutta l’area barbaricina. In seguito, con l’avvento della dominazione sabauda, quel malessere si tramutò in rivolta contro l’editto delle Chiudende: nell’aprile del 1868 quel grido ribelle di “a su connottu” fu duramente represso, ma, nonostante le difficoltà, Nuoro e il suo popolo continuarono a crescere. E, così, proprio in quel periodo, la città ormai cresciuta divenne ilcentro di un grandissimo fermento culturale, un luogo dove artisti, intellettuali, studiosi, scrittori e poeti si confrontavano, portando il nome di Nuoro a conoscenza dell’attenzione europea. Oggi, la vita in città si è notevolmente trasformata rispetto a quell’epoca: il terziario domina su quello primario, legato all’agricoltura e all’allevamento, ma con la creazione dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico e l’apertura di musei d’eccellenza, Nuoro stringe ancora forte la corona di capitale culturale dell’Isola. Tra storia, natura, cultura, musei, architettura dell’abitato e straordinari luoghi di culto, Nuoro offre numerosissime attrazioni ed è davvero impossibile descriverle tutte. Tra i siti archeologici del territorio, meritano certamente, oltre alle già citate domus de janas di “Maria Frunza” e di “Janna Bentosa”, anche i tanti nuraghi e gli insediamenti nuragici: tra questi, da segnalare è il nuraghe di “Tanca Manna”, situato sull’omonimo promontorio e caratterizzato da una struttura monotorre con cupola a tholos, e il complesso di “Noddule”, un insediamento costituito da un nuraghe complesso racchiuso da tre torri, una tomba di giganti e una fonte sacra. Le bellezze di Nuoro sono poi sparse per tutta la città: tra le vie del centro compare a sorpresa la magnifica piazza – monumento intitolata a Sebastiano Satta, realizzata nel1967 dal celebreCostantino Nivola, in onore del poeta nuorese che è raffigurato nelle statue bronzee, inserite nella cavità di massi di granito. Vi sorprenderanno, poi, gli innumerevoli luoghi di culto, come la seicentesca Chiesa della Vergine delle Grazie, a cui i nuoresi sono devotissimi: la facciata è impreziosita da un grande rosone e un portale di forme prettamente rinascimentali, con decorazioni che richiamano lo stile gotico – catalano. Come non menzionare, poi, la Cattedrale di Santa Maria della Neve, che domina il più antico quartiere di Séuna: l’edificio, risalente alla metà dell’Ottocento, mostra una scenografica facciata in stile neoclassico ed è racchiuso tra due campanili gemelli. Per immergervi nel fermento culturale nuorese vi aspettano, poi, tantissimi musei. Tappa obbligata è il Museo Deleddiano, ospitato nella casa natale di Grazia Deledda che offre un viaggio nel tempo, alla scoperta della società, dei luoghi e degli oggetti personali dellascrittrice premio Nobel per la letteratura. Altra tappa è poi il Museo Ciusa, dedicato alle opere del famoso scultore nuorese. Magnifico il rinomato MAN (Museo d’Arte provincia di Nuoro) che custodisce magnifiche opere degli artisti nuoresi Antonio Ballero e Giovanni Ciusa Romagna,insieme a quelle di altri maestri dell’arte sarda del Novecento. Come non ricordare, poi, il Museo della Vita e delle Tradizioni Popolari Sarde, un tributo e un tripudio della cultura materiale e immateriale della gente di Sardegna, e il Museo Archeologico Nazionale, custode del patrimonio storico rinvenuto nel Nuorese, dal Neolitico sino all’Alto Medioevo.
Nuoro affascina anche per l’immensa natura in cui si immerge: è quella regalata dalmonte Ortobene, un patrimonio naturalistico ineguagliabile racchiuso tra il rio Marreri e il fiume Cedrino, nella cui cima si trova la statua del Cristo Redentore e ai cui piedi sorge la piccolachiesa della Solitudine, che conserva le spoglie di Grazia Deledda. Percorrendo i numerosi sentieri ci si imbatte in splendide formazioni rocciose scolpite dall’acqua e dal vento, massi dalle forme antropomorfe o animali, pareti a nido d’ape di grande suggestione. I boschi di lecci, querce e rovelle si alternano a una fitta vegetazione mediterranea e, tra il corbezzolo, il ginepro, e il lentischio, si incontrano diverse varietà di orchidee: questi luoghi sono rifugio per numerose specie animali, quali il ghiro, la lepre sarda, il cinghiale, la pernice sarda, l’aquila reale, la poiana, l’astore. Gli oltre 1600 ettari del monte offrono vedute e paesaggi difficili da dimenticare, come quello del parco “Sedda Ortai”, nei cui pressi si trova anche un rilevante sito turistico e antropologico, la cosiddetta “sa conca”, una suggestiva residenza rurale ricavata all’interno di un enorme masso granitico.
CUCINA E ARTIGIANATO. Nuoro coniuga alla perfezione la sua duplice anima, quella di capitale della cultura isolana, l’Atene sarda, e quella di capitale barbaricina. Essendo la regina della magnifica terra di Barbagia, la tavola nuorese racchiude i sapori e i profumi genuini deiprodotti di questa terra: dagli antipasti ai primi piatti, dagli arrosti al dolce, il gusto è autentico. Il“pane carasatu”, quello “guttiau” e i dolci tipici del Nuorese, quali le “seadas” e “sos coriccheddos”, sono ancora preparati secondo tradizione che sapientemente si è conservata nel tempo. Anche l’artigianato locale esprime l’abilità del genio barbarcino, quello dei “mastros”: brilla la lavorazione dei gioielli, specie della meravigliosa filigrana, ma anche la ceramica, la tessitura,con la realizzazione di magnifici tessuti in orbace, lino e tappeti, la lavorazione del ferro battuto,della pelle, del legno e la lavorazione di pregiati coltelli.
MI piace..la Barbagia è fantastica!