di Roberto Lai
Ciò che mi ha spinto e fortemente motivato in questa lunga impresa è stata la volontà e il dovere di riconoscere il giusto ruolo a S.Antioco, di ricostruire storicamente la relazione esistente tra il santo e i suoi devoti e di dimostrare che l’affetto a lui rivolto non era limitato alla chiesa locale ma aveva diffusione molto più ampia. In questo libro se ne mette in luce una visione a 360 gradi, infatti, grazie al contributo d’importanti studiosi, abbiamo ampiamente dimostrato che il culto è antichissimo e diffuso in tutta la regione, come testimonia la presenza capillare di simulacri e memoria di culto in tutta la Sardegna , nonché chiese e cappelle a lui consacrate. In questo senso preziosi sono i molteplici documenti rinvenuti, attraverso i quali è possibile provare in modo certo ed inconfutabile che S.Antioco è stato ed è patrono della Sardegna e non solo il protettore dell’antica isola di Sulci. Tutto concorre a dimostrare ciò: dai resoconti e descrizioni dei festeggiamenti un tempo tributati al santo nei quali erano coinvolti popoli provenienti da ogni dove e rispetto ai quali quelli odierni non sono che un pallido ricordo; alle innumerevoli testimonianze dei miracoli dovuti all’intercessione del santo, chiara dimostrazione di quanto tutti credessero al suo patrocinio, poiché i miracoli e le grazie elargiti sono da considerarsi manifestazioni di esso. Il tutto persino prima dell’inventio delle sue reliquie a seguito della quale il culto ebbe un naturale impulso. La scoperta delle reliquie, infatti, avvenuta su iniziativa del vescovo di Cagliari De Esquivel, risale al 18 marzo del 1615, mentre il processo sui miracoli in occasione del quale vennero redatti i due testi nei quali questi vennero elencati risale al 1593.
Stabilire a chi spetti la dignità di patrono è fondamentale poiché il patrono è l’emblema della collettività a lui devota, che si identifica e si affida a lui. L’elezione del santo patrono un tempo era prerogativa dell’autorità religiosa locale e persino dei governi della città, dopo secoli di abusi e di caos questa pratica venne definitivamente sistemata da Papa Urbano VIII Barberini che il 23 marzo del 1630 con il Decretum super electione sanctorum in patronos impose l’approvazione della Sacra Congregazione dei Riti perciò della Santa Sede. Da allora in poi la scelta fu sottoposta alla supervisione pontificia che ufficialmente attraverso decreto sanciva una nuova elezione. È così che il 13 settembre del 1907 sua santità Pio X decretò Nostra Signora di Bonaria massima patrona della Sardegna. Tuttavia nel Seicento vennero confermati quasi tutti i patroni scelti in precedenza dalla comunità, salvo quelli non considerati santi dalla Santa Sede. Ciò in virtù del fatto che la Chiesa ha sempre dato importanza alla venerazione popolare soprattutto di fronte ad un culto risalente “ab immemorabili” (vale a dire “da tempo immemorabile”), quale era quello tributato al nostro S. Antioco.
In questa sfida tesa al riconoscimento al santo della dignità di patrono, contro la proposta di coloro che per campanilismo preferisco indicare altri santi, come S. Efisio, il ritrovamento in assoluto più significativo sono le due relazioni per le visite “ad limina”. Veri e propri documenti ufficiali, redatti da un’autorità religiosa, l’Arcivescovo di Cagliari Don Bernardo della Cabra e destinati al pontefice, a quel tempo Innocenzo X Pamphili nei quali il santo era presentato come Patrono della Sardegna. La formula completa per definire queste visite particolari è “ad limina apostolorum” vale a dire visita “ai sogli degli apostoli” e ricalca l’antica pratica di visitare i sogli cioè le tombe di San Pietro e San Paolo. Questo è ancora oggi uno degli obblighi ai quali è sottoposto il vescovo che, un tempo periodicamente, oggi ogni cinque anni, deve visitare il Vaticano e in quell’occasione presentare al papa una relazione sullo stato della propria diocesi: informazioni generiche e necessità spirituali della propria comunità. Questo documento ufficiale dimostra che anche a livello delle alte gerarchie ecclesiastiche, perciò non solo a livello popolare, il santo veniva considerato il tutore celeste dell’intera regione sarda. La prima relazione è datata 26 ottobre 1648, nella seconda redatta a sei anni di distanza con la medesima formula si ribadisce in modo perentorio il ruolo di S. Antioco patrono della Sardegna. Testo: “aliqua Sanctorum, praecipue Sancti Antiochi Martyris Sulcitani Sardiniae Patroni cum debita veneratione [corpora] asservantur”.Traduzione: “si conserva con la dovuta venerazione il corpo di alcuni santi, in particolare S. Antioco Martire Sulcitano Patrono della Sardegna”
Il nostro Santo è salutato come patrono della Sardegna anche in una serie di testi redatti da famosi scrittori e storici sardi:- nel testo intitolato Alabanças de los Santos de Sarde?a redatto nel 1631, perciò all’indomani del decreto di Urbano VIII, dallo scrittore cagliaritano Giovanni Francesco CARMONA. È presentato come patrono della Sardegna nel titolo del capitolo a lui dedicato “de’ san. Anthiogo svlsitano Martir Apostol de Sarde?a y sv Patron”; – nel testo intitolato Successos generales de la Isla y Reyno de Sarde?a scritto dal famoso storico cagliaritano, nonché Padre cappuccino, Giorgio Aleo. Egli scrisse due libri sulla storia in particolare religiosa della sua regione e certamente era molto informato poiché trascorse gran parte della vita a predicare presso varie città della Sardegna. Nel testo a pag. 31 si riferisce a lui con queste parole “el martirio y presencia de S. Antiogo Martir, que por su martirio, y milagros es grandemente venerado y tenido por patron de Sarde?a” – Padre Salvatore Vidal, predicatore dell’ordine dei minori osservanti dedicò a S.Antioco più di un testo a dimostrazione della sua particolare venerazione per questo santo nata durante una grave infermità. Ma in quello intitolato Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo sulcitano il frontespizio continua specificando “Patron de la Isla de Sardegna cuyo cuerpo se hallò en las catacubas de su Iglesia de Sulcis el a?o 1615, à 18 de Marco”. Il frate cagliaritano è conosciuto col nome di Salvatore Vidal, che prese quando entrò nell’ordine francescano, ma il suo nome secolare era Giovanni Andrea Contini. Il frontespizio pubblicato nel libro appartiene al testo originale un tempo da lui lasciato presso il collegio dei Gesuiti di Iglesias ed oggi conservato presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari.
– L’avvocato Michele Antonio Gazano nella sua Storia della Sardegna del 1777 riservò un intero capitolo a S. Antioco nel quale precisò che in virtù delle grazie concesse attraverso la sua intercessione ai sardi veniva annoverato “tra i santi protettori del regno”.- Poco dopo nel 1784 Padre Tommaso Napoli scrisse: “essendo il solo S. Antioco riconosciuto generalmente come il protomartire della Sardegna, e venerato da tutto il regno qual universal suo protettore”- Anche l’Arcivescovo di Cagliari Francesco De Esquivel nella sua relazione sulla Inventio delle reliquie ribadì la “protecion que tiene este Glorioso santo, deste Reyno de Sarde?a”.
Un importantissimo ritrovamento è infine il quadro conservato nel Museo intitolato a Giuseppe Gasperini De Orange di Cagliari. Questo tela dipinta ad olio presenta una rarissima iconografia con S. Antioco accanto alla Nostra Signora di Bonaria, in un accostamento tra i due compatroni ante litteram. Questo binomio non dovrebbe in realtà meravigliare molto poiché nel santuario di Bonaria sulla collina cagliaritana in passato ben due cappelle erano intitolate al nostro santo. Nel quadro il martire sulcitano è rappresentato nel ruolo di mediatore soprannaturale, di intercessore nei confronti della Madonna, perciò nella funzione di patrono ribadita dall’iscrizione sottostante che così recita: “la Virgen Sa.ma de Bvenaire en el real Co.to de la Merced de Caller y el Santo Antioco sulcitano patron de la Sardegne”. Il santo appare nel classico atteggiamento dell’umile oratore: inginocchiato ad un livello più basso della Madonna, col capo reclinato e con una mano sul petto; indossa un abito elegante dalle lunghe maniche come spesso si può vedere nelle statuette, dipinti o incisioni che lo raffigurano. Anche in questo caso si è provveduto a sbiancare gli incarnati forse per non alludere ai turchi che per i cristiani rappresentavano un vero e proprio pericolo. Più raramente, infatti, lo vediamo con il volto o le mani dalla pelle scura ad indicare la sua provenienza dalla Mauritania in Africa dove esercitava la professione di medico. Per lo stesso motivo non presenta il solito copricapo troppo simile a quello indossato dagli uomini colti islamici. Anche nella ristampa di un’operetta redatta nel XV secolo intitolata Vida De Sant Anthiogo metge Y martir ritorna il riferimento al santo come compatrono. In una stampa precedente dello stesso testo appare questo splendido frontespizio con un’incisione raffigurante S.Antioco a cavallo utilizzata per la copertina del libro, mentre il riferimento alla condivisione del ruolo di patrono appare nella ristampa curata dal Cav. Edoardo Toda nel 1890 a Barcellona. Ciò diversi anni prima dell’ufficiale elezione della Madonna di Bonaria come massima patrona della Sardegna.