di Francesca d’Elia
La Sardegna colpisce ancora. Ormai è chiaro. Ci sono molti aspetti dell’isola italiana che affascinano non solo gli autoctoni ma anche la popolazione mondiale. Ebbene, la Sardegna è un luogo magico. In questo volendo scavare con un po’ di accuratezza ci si ritrova sempre di fronte a spettacoli emozionanti. Non è solo dell’aspetto della natura che si parla qui. Come non si tratta solo della storia. E soprattutto non parliamo dei continui reperti che il tempo e la popolazione fortunatamente non hanno scalfito, lasciando intatte molte testimonianze degli antenati. La cultura sarda e la sua magica musica ha risuonato fino agli angoli della terra. Ed è per questo che spesso è protagonista di documentari, film, libri. Ed è anche per questo che ogni volta che si legge della Sardegna. Siamo tutti lì, ad ascoltare in silenzio e a bocca aperto quella grande traccia di saggezza e profondità che solo chi ha il sangue sardo può esprimere.
Aurèlien Froment, regista francese ha deciso che sarebbe stata la Sardegna la prossima meta su cui concentrare la propria ispirazione. Confrontandosi con le conoscenze di Franco Melis, ha scoperto un nuovo modo di raccontare la Sardegna che ruota intorno alle famose Launeddas. Si parte dal presupposto che purtroppo non sempre le nuove generazioni si affaccino con piacere alle antiche saggezze. Si è riscontrato un calo di interesse nei confronti delle launeddas. Un calo che però non ha determinato per nulla “l’estinzione” di questo caratteristico strumento musicale.
Sbarcando a Tuili, Froment ha avuto modo di entrare nel cuore della tradizione. Quella tradizione che per tanto tempo è passata con sapienza nelle mani di Melis, entrando nella sua casa e nel suo laboratorio.
Froment ha colto nel suo documentario gli aspetti salienti della tradizionalissima cultura delle launeddas.
Ha riconosciuto in queste la sacralità, le sue origini antichissime.
Inoltre anche il rispetto per gli insegnati e valorizzando i futuri portatori della tradizione. Aspetto che crea ancora di più fascino, quando si riscontra una certa continuità nelle informazione e nell’apprendimento di una così importante tradizione che si eredita di mano in mano con grande responsabilità Anche i giovanissimi che si cimentano nello scoprire sempre di più le sfaccettature della propria cultura.
Froment che sta studiando e approfondendo l’ambito della polifonia, ha così ritrovato nella Sardegna, a Tuili, grazie a Melis, una valida scoperta. La forma dello strumento, il modo in cui viene creato, la sua storia e la dedizione che i sardi impiegano per la realizzazione delle tradizionalissime launeddas è qualcosa che riempirà di magia il documentario del regista francese. Valorizzando il fatto che è sempre un onore per il suolo italiano inglobare un così profondo bagaglio al punto da ritrovarsi sempre sotto i riflettori, pieni di curiosi e amanti dell’incantevole isola che si lascia scoprire un po’ alla volta in tutti i suoi misteri e in tutta la sua magia.
Soy una enamorada del sonido de las Launnedas. Siendo hija de Sardos (SINDIA) en mi documental DE PIEDRA Y AGUA (CERDEÑA UNA TIERRA MISTERIOSA) Hago imcaquié en este instrumento poco conocido y tan dificil de ejecutar…
Antes de morir quiero volver a Sardegña y te lo llevaré como regalo..
Un abrazo grande!!!!!!
Elisa