Ingegnere elettronico, 39 anni, master & back a Losanna, in Svizzera, lavora all’Istituto Nazionale di Astrofisica. Si occupa dello sviluppo del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più moderno strumento di osservazione dello spazio in Europa che si trova nel territorio di San Basilio, a 30 chilometri da Cagliari. È anche autore di “Programmare con Python”, un libro sul linguaggio di programmazione software. È questo il curriculum del gavoese Marco Buttu, uno dei 13 componenti del gruppo di ricercatori e tecnici, prevalentemente francesi e italiani, che saranno spediti per un anno nella base italo-francese Concordia Station, che si trova nell’altopiano Antartico, per un lungo progetto di ricerca.
«In Antartide, lontano dalla costa, ci sono solamente tre stazioni di ricerca permanenti, ovvero che restano aperte anche durante l’inverno: una è la Stazione Concordia, la più isolata, dove andremo noi», spiega Marco da Strasburgo dove si trova per completare il percorso di formazione in vista della partenza prevista per metà novembre.
«Lo scopo della spedizione è fare ricerca scientifica. Io mi dovrò occupare prevalentemente di osservazioni astronomiche – spiega Marco Buttu –. Contemporaneamente l’Agenzia Spaziale Europea, grazie alla presenza nel gruppo di un medico, monitorerà le nostre condizioni per l’intera durata della spedizione». Infatti, oltre al lavoro del gruppo di ricercatori, c’è anche il controllo costante delle loro condizioni psico-fisiche da parte dell’Esa, con lo scopo di capire come l’essere umano possa sopportare condizioni di vita estreme, simili a quelle che si potrebbero avere in una futura missione spaziale su Marte.
La stazione Concordia, infatti, si trova in un deserto di ghiaccio, con temperature che raggiungono i meno 80 gradi, buio assoluto per diversi mesi, altissima quota (circa 4000 metri equivalenti sul livello del mare), carenza di ossigeno e aria secchissima. Condizioni che possono alterare i delicati equilibri del corpo abituato ad esempio all’alternanza tra il buio e la luce, che scompare per ben 90 giorni nella cosiddetta “notte antartica”. Ma a mettere a dura prova la resistenza psicologica dei ricercatori sarà anche il forzato isolamento in un posto ancora più isolato della Stazione Spaziale Internazionale, che resterà irraggiungibile per 9 mesi.
«Ora sono a Strasburgo ed è da circa un mese e mezzo che viaggio molto, proprio con lo scopo di prepararmi per questa spedizione. A breve sarò in Sardegna e mi sposterò tra Cagliari e Gavoi, per via del lavoro, prima di partire per questa incredibile esperienza». Intanto a Ollolai e Gavoi, dove vivono rispettivamente la moglie e la famiglia, la notizia si è diffusa immediatamente. In tanti hanno fatto al giovane gli auguri per questa missione.
E una grande soddisfazione è stata espressa anche dal vice presidente della Sardegna Raffaele Paci: «Siamo molto orgogliosi che la scelta per una missione così importante sia ricaduta, tra tanti candidati, su Marco Buttu. Una conferma della presenza in Sardegna di professionalità eccellenti in questo settore e del ruolo importante ormai acquisito a livello mondiale. Attraverso l’innovazione tecnologica e il capitale umano anche noi possiamo svolgere
un ruolo importante pur essendo una piccola isola e creare un solido futuro per le nuove generazioni». Paci conclude con un augurio: «In bocca al lupo, Marco, a nome di tutta la Giunta regionale: siamo certi che con il tuo lavoro porterai in alto il nome della Sardegna».
http://www.lanuovasardegna.it/