RAVEN – THE LUNACY PANIC: UN THRILLER PSICOLOGICO PER L’ESORDIO LETTERARIO DI CAMILLA DEMONTIS

ph: Camilla Demontis


di Carmen Salis

Presentato a Cagliari, nella sala conferenze del Lazzaretto, il romanzo che segna l’esordio di Camilla Demontis, giovane scrittrice: “Raven –  the lunacy panic”, Edizioni AmicoLibro.

Un thriller psicologico che mette in luce, attraverso il disagio e la sofferenza della giovane protagonista, non solo la combattuta realtà dell’adolescenza, ma anche la difficoltà di accettare e riconoscere un disturbo di personalità importante. Al lettore, trascinato dal ritmo incalzante del romanzo, sembrerà di correre e arrivare alla fine senza fiato, ma con il cuore carico di emozione.

Raven, odia i suoi capelli, ama i tatuaggi, combatte le regole. Questo basta per definirla dentro al disagio? Assolutamente no, Raven è molto di più di tutto questo. Raven porta una maschera che nasconde la sua fragilità, il timore di non essere amata da sua madre, infatti fa di tutto pur di attirare la sua attenzione. In più deve combattere con un mostro che infesta la sua testa e che vuole manovrarla a suo piacimento. Raven si sente una bambola rotta rinchiusa in una sfera di vetro.

Porti il lettore ad affrettare il passo durante la lettura, pensi di essere  riuscita a far passare l’angoscia, la rabbia, la solitudine o semplicemente la paura che quel malessere esista davvero e che potrebbe diventare anche il nostro? Io spero di esserci riuscita. Ho messo tutto il malessere che prova Raven come se quello stesso malessere fosse anche il mio. Ho descritto i suoi demoni cercando di renderli più veri possibile, di modo da spingere il lettore ad affannare realmente così come affanna Raven nella sua vita.

Questo romanzo era custodito da qualche anno nel cassetto. Cosa ti impediva di portarlo alla luce? L’ho tenuto nascosto per un bel po’ di tempo, quattro anni per la precisione, perché per me non era mai completo, c’era sempre qualcosa che non andava. Lo leggevo e lo modificavo di continuo, fino a che ho deciso che poteva andare bene. Quello che più di tutto mi spingeva a tenerlo nascosto era la paura del giudizio esterno, la paura che potesse non andare bene. Ma non si può vivere nella paura, giusto?

Leggere del disagio mentale, della fatica e della difficoltà di un familiare, aiuta a condividere la forza e la speranza? Credo che aiuti a non sentirsi soli, a comprendere che il disagio mentale non deve isolare le persone, che se ne può parlare senza sentirsi giudicati come dei mostri. Parlarne spinge a credere che si può combattere.

Il primo romanzo che corona la tua passione per la scrittura. Cosa provi quando pensi che uno sconosciuto porterà a casa la tua Raven? È una sensazione stranissima, il pensiero che ora altre persone leggeranno di Raven, delle sue paure, della sua vita e potranno giudicarla, la rende ancora più reale di quanto già non lo fosse per me. Perché per me Raven ormai è una persona reale e spero lo diventi anche per gli altri.

Il titolo non nasce per caso. Ti ha influenzato nella scelta qualche lettura? Sì, Raven è infatti il titolo di una poesia di Edgar Allan Poe, che io adoro. Ci tengo a precisare che tutti i nomi dei personaggi, così come il titolo, sono stranieri perché il libro è ambientato negli Stati Uniti. Ho fatto questa scelta perché sono solita leggere libri di autori stranieri piuttosto che italiani, lo so che questa potrebbe essere una mia pecca, infatti da qualche anno a questa parte sto cercando di leggere anche libri di autori italiani.

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