di Giacomo Pitzalis
Viene dalla Sardegna la nuova firma dell’horror internazionale; l’illustratore cagliaritano Daniele Serra, classe ’77, è la mano dietro alcune delle scenografie adoperate per la trasposizione cinematografica del libro Cell, opera del maestro mondiale Stephen King, che vede fra gli interpreti John Cusack e Samuel L. Jackson. Attivo principalmente all’estero e vincitore nel 2012 del British Fantasy Awards come best artist, Daniele vanta centinaia di opere per il mercato americano, australiano e giapponese, con le quali ha raccontato quei lati dell’animo umano spesso tenuti celati, anche a noi stessi. Esemplificativa, in tal senso, è la sua ultima opera I tell you it’s love scritta dall’americano Joe Lansdale e sbarcata in Italia a cura della Edizioni BD, col titolo di Fidati, è amore in cui affronta il tema dell’amore perverso e angosciante, lontano da edulcorazioni e luoghi comuni. I giochi di acquerelli e colori che Daniele riesce a creare, evocano amori nichilisti, ambienti claustrofobici o situazioni sinistre e inquietanti, mediante uno stile riconoscibile ma in perpetuo divenire. C’è una delicatezza di fondo nel cogliere dove l’orrore si annidi, per poi immortalarlo con un disegno sulla carta. Daniele ci riesce in modo magistrale, sollevando questioni a cui l’osservatore, molto spesso, tende a fuggire. Fra i suoi lavori da ricordare, la graphic novel realizzata con Marcello Fois, Carne e Fade to Black scritto da Jeff Mariotte e pubblicata dalla Short, Scary Tales Publications.
Quando ha deciso di fare il fumettista? Penso non ci sia stato un vero e proprio momento in cui ho preso la decisione. É una strada che ho sempre pensato di voler percorrere fin da bambino. In genere, quando mi chiedevano cosa volevo fare da grande, rispondevo il disegnatore. Poi però la vita non sempre ti permette di fare quello che sogniosì per un lungo periodo ho lavorato come grafico pubblicitario e disegnavo di notte, fino a quando ho partecipato a un concorso per la DC Comics che ho vinto quel punto ho deciso di lasciare il mio lavoro di grafico, tentando la carriera da disegnatore professionale. Sono passati 8 anni da quel giorno e fortunatamente disegnare continua a essere il mio lavoro.
Quali autori vi hanno influenzato di più? Sono nato leggendo i fumetti Bonelli e i miei riferimenti erano Mari, Roi, Milazzo ma anche Dino Battaglia e Toppi, poi ho scoperto tutta la scena pittorica americana, da Muth a George Pratt, Dave Mckean and Bill Sienkiewicz; tutti autori che in un modo o nell’altro mi hanno influenzato e dato la spinta per trovare una mia strada nell’esprimermi. Naturalmente a tutti questi si affiancano i grandi pittori classici: adoro Bosch, Brueguel, Schiele, Corot, Millais e tantissimi altri. Penso che ognuno di essi mi abbia aperto una piccola finestra nel cervello, quando li vedo è sempre uno stimolo fortissimo per cercare di capire i loro pensieri, cosa volevano esprimere e la tecnica che hanno utilizzato. È una sensazione bellissima.
Nella sua carriera ha avuto la fortuna di lavorare con autori internazionali, come Joe R. Lansdale, su opere che hanno visto la genesi in territorio non italiano. Quali sono le differenze fra il mercato nostrano e quello USA? In realtà le mie esperienze nel mercato italiano sono limitate al fumetto realizzato con Lansdale, che tra l’alto era traduzione di un fumetto già esistente. Spero sempre che il futuro mi riservi l’opportunità di lavorare su qualche progetto in Italia, avendo così una percezione migliore delle differenze fra i mercati. Comunque, in generale, le poche esperienze avute in Italia sono sempre state positive e stimolanti. Per quanto riguarda il mercato americano, la professionalità è altissima ma va di pari passo con la passione che tutti gli editor mettono nel progetto in cui lavorano. Naturalmente, in ogni lavoro ci sono problemi da risolvere e situazioni più complicate di altre, ma stiamo sempre parlando di professionisti. I problemi si riscontrano sia in Italia che in USA, nel momento in cui viene a mancare la professionalità.
Quali consigli si sente di dare a un esordiente? Pensi che internet sia un modo di avvicinarsi alla professione? In genere, quello che consiglio a un esordiente è di mettere tutta la propria passione in ciò che fa e non aver paura delle porte in faccia che riceverà. Perché ne riceverà. Ma fa parte del gioco e una volta che capisci questo hai già fatto un grosso passo avanti verso la professione. Per il resto sono convinto che il talento abbia un peso importante, ma che non sia tutto: occorre riuscire a sviluppare la professionalità in ogni ambito. Spesso è più importante rispettare una scadenza che cercare senza sosta il capolavoro, trovare un equilibrio tra quello che vorresti fare e quello che effettivamente sei in grado di produrre è un altro passo avanti verso la professione. Per quanto riguarda il discorso Internet, ritengo che oggi sia fondamentale fare affidamento su questo mezzo accessibile per tutti: creare un proprio sito, essere presente sui social network, mostrare il proprio portfolio in formato elettronico, sono tutte cose che facilitano il contatto con gli editori ed eventuali collaboratori, oltre che con il pubblico.
Potendo scegliere un autore con cui vi piacerebbe lavorare, chi sarebbe? Mi piacerebbe lavorare con Alan Moore. From Hell è il mio fumetto preferito, probabilmente.
Bene, ora scelga un personaggio. Batman.