Stellarium è un software libero multipiattaforma creato nel 2001 dal ricercatore francese Fabien Chéreau, coordinatore del progetto, al quale partecipa una squadra di programmatori provenienti da diverse parti del mondo. Dal 2001 ad oggi Stellarium ha avuto oltre 34 milioni e 300 mila download da 170 paesi. Possiede al suo interno un catalogo di oltre 600 mila stelle e consente di vedere le immagini delle nebulose, delle galassie e degli ammassi stellari presenti nel catalogo di Messier. Questo software viene impiegato non solo in ambito educativo, ma anche per scopi scientifici e di ricerca, specialmente nel campo dell’archeoastronomia e dell’etnoastronomia.
C’è un po’ di Sardegna nell’ultima versione di Stellarium, il planetario open source più utilizzato al mondo. Grazie al contributo dell’astrofilo e informatico sedilese Giuseppe Putzolu, è possibile vedere le costellazioni della cultura popolare sarda, al pari di quella araba, cinese, azteca, egizia, maori ed eschimese. Ora si può usare il programma interamente in lingua sarda, scegliendo l’idioma isolano tra le 135 lingue supportate. «E’ stato un lavoro impegnativo durato mesi – dichiara Giuseppe Putzolu – ma ne è valsa la pena, non potevo permettere che il cielo dei sardi, il nostro cielo, venisse dimenticato». «Mi sono avvicinato a questo software circa un anno e mezzo fa con lo sviluppo di un’animazione sulle costellazioni sarde – conclude Giuseppe Putzolu – e, con mia grande soddisfazione, il lavoro è stato inserito nel sito ufficiale del progetto». Il lavoro sulle antiche costellazioni si basa soprattutto sulla rielaborazione delle ricerche effettuate dal Prof. Tonino Bussu e dal Dott. Marco Puddu. Scegliendo lo skyculture sardo, si possono ammirare le costellazioni de sos Sette Frades (il Grande Carro), sos Bacheddos (Orione), ma anche su Pinnetu (il Toro), sa Mandra (Auriga), sa Rughe de Santu Antinu (il Cigno) e s’Udrone (le Pleiadi). Il sardo utilizzato nel programma è quello del dialetto sedilese e la lingua moderna che viene parlata oggigiorno, che ben si sposa con l’italiano e i termini inglesi del vocabolario tecnologico e scientifico. E’ la dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che in sardo si può parlare di tutto.