Non scrivono mai il nome, ma la procedura ferragostana per scegliere il sito del deposito nazionale di scorie nucleari porta ancora una volta alla Sardegna. L’avvio della consultazione pubblica per la valutazione strategica (Vas), partita nei giorni scorsi e che si concluderà il 13 settembre prossimo, è apparentemente rivolta al metodo ma in realtà è tutta incentrata sul documento dell’Ispra denominato guida tecnica n.29. Una guida tecnica che porta dritti dritti alla Sardegna. I documenti e studi, richiamati in quel piano dell’Ispra, sottoposti ad una fittizia e ferragostana valutazione portano alla Sardegna. Il piano dell’Ispra è il fulcro di questa consultazione obbligatoria ma nel contempo fumosa e silenziosa per individuare il deposito unico. Si tratta di una sovrapposizione criptata di documenti con un comune denominatore: escludere tutte le aree a rischio. L’Ispra, e conseguentemente l’oggetto della consultazione formale di questi giorni, arriva alla Sardegna per esclusione di tutto il resto. Carte e mappe che indicano rischi, pericoli, e che in sintesi affermano che la Sardegna sarebbe la terra più sicura per le scorie nucleari. Ad una attenta, dettagliata e puntuale analisi tecnica si arriva a capire qual è il progetto scellerato: realizzare il deposito unico nazionale in Sardegna. Occorre una mobilitazione straordinaria perché questo passaggio ufficiale sia bloccato sul nascere. Si sta tentando una procedura farsa dove in teoria i cittadini si devono pronunciare sul niente, in realtà il richiamo sistematico alla guida tecnica n.29 è la conferma che la scelta dei criteri punta in modo chiaro alla Sardegna. Se la regione continuerà a dormire dovranno essere i Sardi a far sentire, anche attraverso i consigli comunali, la propria voce, forte e contraria. E bisogna agire subito, considerato che per la pubblicazione è stato scelto proprio il periodo di ferragosto. A decidere tutto sono i criteri di esclusione individuati da Ispra. Prima di tutto vengono escluse le aree vulcaniche attive e quiescenti, poi quelle contrassegnate da sismicità elevata e infine quelle interessate da fenomeni di fogliazione. La Sardegna secondo tutti i piani connessi e richiamati non rientra in alcun modo in queste prime tre priorità di esclusione. Anzi le simulazioni geosatellitari che ho pubblicato confermano che la Sardegna sarebbe l’unica regione d’Italia a corrispondere a questi criteri individuati. Il date base realizzato dagli Stati uniti e tenuto sotto copertura (Database of Individual Seismogenic Sources) individua in modo esplicito l’unica regione che sarebbe esente da pericoli. Si tratta di un piano scellerato che deve essere respinto senza se e senza ma. Il fatto stesso che tutti questi elementi vengono tenuti sotto traccia, ma di fatto sono allegati alla guida tecnica, è la conferma che il governo sta tentando di mettere in piedi un piano che lascia poca scelta alla Sogin, complice dell’operazione, per individuare la Sardegna come terra di conquista per le scorie nucleari.
La nostra isola non può e non deve essere minimamente contenuta nemmeno come ipotesi nei criteri per la realizzazione del deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Il governo deve immediatamente sconfessare questa ipotesi e dire con chiarezza e trasparenza quello che intende fare. Non può continuare a giocare su una vicenda talmente delicata per la quale serve serietà, trasparenza e correttezza. La Sardegna è contraria a qualsiasi ipotesi di deposito unico nucleare. Contraria senza se e senza ma.
In ambienti Sogin si continua a dire che la Sardegna sarebbe un sito ideale per il deposito unico nazionale di scorie nucleari e la pubblicazione del piano è la conferma di quell’obiettivo. Questo è un progetto che in Sardegna verrà respinto a mano armata. Chiunque lo stia perseguendo anche con questo ulteriore atto al ministero dell’ambiente se lo tolga dalla testa. Ora e sempre.