evento segnalato da Giovanni Salis
Venerdì 28 Luglio, Giovanni Impastato, autore del libro “Oltre i Cento Passi” (edito da Piemme e con illustrazioni di Vauro), incontrerà i cittadini alle 16.30 a Ploaghe presso l’ex Convento Sant’Antonio di Padova. Oltre all’autore all’incontro saranno presenti: Giuseppe Manias, responsabile della Biblioteca Gramsciana ONLUS; Giammario Busellu, presidente della Croce Gialla; Giovanni Salis, delegato alla Cultura del Comune di Ploaghe e il Sindaco Carlo Sotgiu.
L’evento, organizzato dalla Croce Gialla con il patrocinio del Comune di Ploaghe, della Pro Loco e di Libera e la collaborazione della Biblioteca Gramsciana, è all’interno della ricca, e diffusa in tutto il paese, XXXVII° edizione della manifestazione “I Candelieri e il Ferragosto Ploaghese” che si svolgerà dal 27 luglio al 30 agosto.
Giovanni Impastato, nato a Cinisi nel 1953, è fratello minore di Peppino, il giornalista e attivista ucciso dalla mafia nel 1978 per le sue attività di denuncia. Ha raccolto la sua eredità e portato avanti la lotta che il fratello aveva cominciato a intraprendere. È tra i fondatori di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, impegnata da quarant’anni in prima linea nella sensibilizzazione e nel contrasto alla criminalità organizzata. La sua voce accorata e sincera racconta il conflitto di chi ha vissuto la mafia e l’antimafia all’interno delle mura domestiche, e la successiva battaglia nel nome della legalità e della verità. Con la pubblicazione di “Oltre i Cento Passi” per la prima volta fa il punto della situazione delle mafie – e delle antimafie – in Italia.
È la primavera del 1977 quando Peppino Impastato, insieme a un gruppo di amici, inaugura Radio Aut, una radio libera nel vero senso della parola. Da Cinisi, feudo del boss Tano Badalamenti, e dall’interno di una famiglia mafiosa, Peppino scuote la Sicilia denunciando i reati della mafia e l’omertà dei suoi compaesani. Una voce talmente potente che poco più di un anno dopo, la notte tra l’8 e il 9 maggio, viene fatta tacere per sempre. Ma pure questo è uno degli errori della mafia: pensare corto. Perché, anche se non era scontato, la voce di Peppino da allora non ha mai smesso di parlare, di lottare per la dignità delle persone, di illuminare la strada.
È una strada lunga, se si pensa che ancora oggi chi ha depistato le indagini sull’omicidio di Peppino ha fatto carriera, mentre chi invocava la verità non c’è più. Ma è una strada percorsa ormai da migliaia di persone.