di Daniela Scano
Dall’Isola dei Cassintegrati alle piattaforme petrolifere. Le scelte di vita in mezzo al mare segnano il destino di Emanuele Manca, 42 anni, ex tecnico della Vinyls di Porto Torres e nel 2010 protagonista con i compagni di lavoro della memorabile occupazione dell’ex carcere dell’Asinara, trasformato nella location del reality più reale della storia. Una lotta sindacale che, sospinta dal vento dei social, varcò i confini internazionali e diventò un simbolo della difesa del lavoro. Emanuele Manca risponde via Messenger dall’Oman, dove dall’agosto del 2016 opera alle dipendenze della compagnia inglese British Petroleum. Un lavoro completamente diverso rispetto a quello che voleva difendere quando con i colleghi della Vinyls andò all’arrembaggio dell’Isola dei cassintegrati. «Quella fu una lunga lotta – ricorda – che purtroppo non ha cambiato il destino mio e dei miei colleghi». Dopo quella sconfitta, svanito il sogno di salvare il posto di lavoro nella sua terra, Emanuele racconta che «bisognava andare avanti e le soluzioni erano due: o reinventarsi un altro lavoro oppure mettersi in gioco e sfruttare l’esperienza fatta nell’industria nei passati 17 anni». Lui optò per la prima opzione. «Mi si presentò la possibilità di essere assunto da Saipem per un lavoro offshore in Italia e affrontai il colloquio, metà tecnico e metà in inglese tecnico – dice –. Andò a buon fine ed iniziai un percorso completamente diverso da quello che avevo avuto fino ad allora». Dopo tre anni e mezzo trascorsi offshore in Italia e in Brasile, dall’anno scorso Emanuele Manca lavora con Bp in Oman. «Al momento il mio ruolo è quello di permit coordinator – spiega –. Mi occupo di tutta la parte tecnica e relativa alla sicurezza che sta all’interno del “permesso di lavoro”. Mi considero l’ultima barriera o l’ultimo controllo prima dell’emissione del permesso». «Un lavoro delicato – aggiunge – perché quando emetti un PDL devi essere certo che ogni rischio o azzardo sia stato analizzato e risolto». Emanuele Manca ha lasciato a Porto Torres una famiglia che lo sostiene e che è, insieme, la sua forza e la sua debolezza nei lunghi mesi che trascorre all’estero. «È difficile per tutti, adulti e bambini – dice –. Quando varco il gate dell’aeroporto mi si spezza il cuore. Sono padre di due figlie, una di 10 e l’altra di 16 anni. La piccola capisci che soffre perché vedi la lacrima; la grande è più complicato: magari non piange, però dentro è un turbine di emozioni. A questa età hanno bisogno di una guida vicina, qualcosa che whatsapp, skype, imo, messenger non possono colmare. Ogni minima sciocchezza diventa un problema insormontabile… ma tutti insieme sappiamo che è un sacrificio che va affrontato. Per fare questo lavoro devi avere una moglie con “le palle quadrate” che faccia anche le veci del babbo. Del resto, non ci sono grandi alternative per garantire un futuro ai figli». Emanuele può contare sulla moglie Candida, che è al suo fianco da quasi diciotto anni di matrimonio. «Vorrei ricordare che tanti colleghi ex-Vinyls o Eni sono in giro per il mondo a portare la competenza italiana all’estero – si rammarica l’ex tecnico della Vinyls –. Un vero peccato che tutti questi tecnici siano stati costretti a cercare lavoro oltre confine». «Se fossimo riusciti a vincere quella lotta – conclude Emanuele Manca, tornando per un istante all’Asinara –, nessuno di noi avrebbe mai lasciato la nostra terra e le famiglie. Purtroppo, è andata così».
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Bellissimo il mio nipote,