HEMINAS esprime un netta e inequivoca contrarietà in merito all’”inquietante” proposta di legge regionale, la n. 432, presentata dai consiglieri Gennaro Fuoco e Marcello Orrù, in merito ad una presunta volontà di riforma della Commissione Regionale Pari Opportunità, la CRPO. In sintesi la riforma si ridurrebbe ad un dimezzamento numerico della composizione della CRPO e una riduzione del gettone di presenza, già da tempo considerato esiguo e insufficiente.
HEMINAS esprime viva preoccupazione e sconcerto, in quanto, non di ipotesi di riforma si tratta, come da tempo e da più parti richiesto, ma di un brutale colpo di mannaia, che punta ad una ulteriore mortificazione del ruolo e delle prerogative della CRPO, attualmente di tipo consultivo e propositivo, ma priva di poteri reali. Come è noto, la legge istitutiva risale al 1989, quasi trent’anni fa.
Stupisce e sconcerta il balzo indietro che si viole fare in Consiglio Regionale, mentre altre importanti Istituzioni, come il Comune di Cagliari, si dota di una Commissione per le Pari Opportunità, in tutto e per tutto uguale alle altre Commissioni Consiliari.
Con questa proposta si assiste all’ennesimo, vile tentativo di impedire la partecipazione delle donne alla vita istituzionale della massima assise legislativa. All’ennesimo tentativo di ridurre “al silenzio” la grande voce delle donne sarde, e di quanti credono nella loro forza e nelle loro capacità, quale contributo indispensabile per la costruzione di un altro futuro per la nostra isola.
Cogliamo l’occasione di questo maldestro tentativo, per rilanciare il nostro appello al Presidente Ganau e ai capigruppo per un incontro e per la immediata approvazione dello stralcio della doppia preferenza di genere, a garanzia di legittimità e costituzionalità della legge elettorale sarda?. Così come, contestualmente, chiediamo uno sforzo serio per elaborare una proposta di riforma della CRPO, che tenga conto delle profonde modifiche intervenute in trent’anni di vita politica e sociale , di legislazione nazionale ed europea. Più che mai occorre garantire il funzionamento di uno strumento, che abbia poteri reali di intervento, che sia rappresentativa non solo dei partiti, come fino ad ora, ma delle forze sociali, economiche e dell’Università e che sia composta da donne e uomini, perché solo così si può avere una visione articolata e completa delle cose da fare.