Quando nel 1952,il padre di Anna Maria per fuggire la povertà , la miseria e l’assenza di un avvenire, lascia la sua terra baciata dal sole , per seguire l’onda dei lavoratori italiani che partono in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone. A distanza di qualche mese , Anna Maria in compagnia di sua madre e dei fratelli raggiungono finalmente il padre e la terra promessa. Si trova brutalmente confrontata a un mondo molto diverso. Le condizioni degradanti dei locali destinati ai migranti, il terrore del lavoro della miniera. Si può capire che questi lavoratori sradicati soffrono nel loro corpo e nella loro anima.
Anna Maria si sposa molto giovane, fonda una famiglia per la quale lotta coraggiosamente, aiuta il marito a lasciare la miniera. Trova un lavoro in una società che vede in lei solo la” straniera”.
Lotta per curare sua figlia affetta dalla talassemia major, malattia a quei tempi sconosciuta in Belgio, racconta la sua difficoltà, ci dimostra il suo coraggio di donna semplice, confrontata a un mondo scientifico che non gli riconosce nessuna competenza, ma finirà per riconoscerle il suo grande impegno,
Questa è la storia della povera gente che lottano per una esistenza meno miserabile. Anna Maria non da lezioni a nessuno, divide la sua storia con molta umiltà. La narrativa porta un altro sguardo sulla storia dell’immigrazione italiana in Belgio sul quale ci spinge a riflettere che posto accordiamo allo straniero,
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