“Ki ti cojsti me in Seddori!” Nei paesi della zona si augura all’amico: “Che ti possa sposare a Sanluri!”, sottintendendo che nel centro della Marmilla ci sono delle donne avvenenti. E molto bella doveva essere quella ragazza che consumò d’amore il giovane re di Sicilia, Martino I D’Aragona. La battaglia di Sanluri del 30 giugno 1409, (Arborensi, guidati da Guglielmo III di Narbona sconfitti dagli Aragonesi), sancì la fine dell’indipendenza isolana. Dopo la carneficina (S’occidroxiu), avvenuta a Bruncu de sa battalla (Il promontorio della battaglia), nelle campagne che guardano Furtei, i vincitori occuparono il castello, facendo centinaia di prigionieri (ivi presenti). Molti vennero soppressi. Ma al monarca non bastava quell’orrore, voleva una prova del cieco amore di una sanlurese, discendente di Venere. Le sue perturbazioni ormonali ebbero come bersaglio una popolana, per niente innamorata, ma glielo fece credere, per vendicare i sardi. Teatro della disfida il letto a baldacchino (ancora oggi presente nel maniero). Interno notte, ma anche interno giorno: ai primi di luglio, il giaciglio reale era il set della ginnastica erotica per Martino ed eroica per sa seddoresa.
Una serie ripetuta di amplessi, scarnificarono Martino il Giovane. Quando al regnante gli si fermò il cuore, nessuno in paese provò dolore. Ma chi era questa donna? La leggenda (?) non ne conserva il nome. Giuseppe Bargilli nei suoi “Racconti di Sardegna”, la chiama Giovanna. Ma, forse è un nome di fantasia. Nel 1954, l’ispanista cagliaritano Alberto Boscolo, fece degli studi approfonditi. Si seppe così che dopo la campale battaglia, circa 600 uomini e circa 300 donne si rinchiusero nel castello, cercando di sfuggire ai soldati aragonesi. Gli uomini furono passati a fil di spada, mentre le donne vennero schiavizzate. Meno una: la bella di Sanluri.
Martino Infante d’Aragona dunque venne mandato nelle celesti praterie dalla pin-up ante litteram? C’è un’altra tesi. Dopo la battaglia morì di malaria. Con le sue truppe, da Cagliari, raggiunse Sanluri passando nelle campagne tra Samassi e Strovina (bonificate solo durante il ventennio) dove c’era una grande palude. Passare lì, di certo voleva dire che un stormo di Anofeles si buttasse all’attacco, pungiglione in resta. Insomma, beccarsi una terzana era facile. Di sicuro, Martino morì il 25 luglio del 1409 e le sue spoglie riposano nel Duomo di Cagliari, dove i vicerè spagnoli fecero erigere una cappella.
E la pulcherrima marmillese? Si dice che rimase incinta.
A Sanluri esisterebbero dei discendenti? Da qualche tempo in paese, sbocciano i misteri. Come quello che vuole Cristoforo Colombo, nato nella terra del civraxiu. Le leggende rimangono per essere tramandate. I misteri nascono per essere risolti. I dubbi che ci tormentano sono fatti per capire che in questa vita terrena, non v’è certezza. Tutto il resto sono chiacchiere.